Psicologi e malati cronici. L’esperienza dell’Umbria da valorizzare a livello nazionale
Il tema è stato dibattuto nel convegno dell’Ordine degli psicologi umbri in cui si è affrontata la questione su come concretizzare il contributo dei professionisti alle persone con malattie croniche.
11 APR - Come concretizzare il contributo degli psicologi alle persone con malattie croniche? L’Ordine degli Psicologi ha organizzato un convegno a Perugia per rispondere a questa domanda. Il Piano Nazionale della Cronicità mette al centro del sistema assistenziale la persona e non la malattia perché il modo con cui la persona ed i suoi caregiver affrontano il problema – destinato a durare nel tempo o per la vita - fa la differenza nei risultati delle cure, nel peso della malattia nella vita, nei costi umani ed economici.
E la persona non è solo un corpo, perciò il Piano prevede che della cronicità si occupi, oltre al medico e all’infermiere, lo psicologo, chiamato ad aiutare la persona ad avere la migliore relazione possibile con la sua malattia, i curanti ed i caregiver, a gestirla nel modo più funzionale, a ridurre lo stress legato a malattia e cure, a mantenere prospettive di vita.
Secondo le stime la componente psicologica, a prescindere dalla gravità della malattia, è in grado di peggiorare l’andamento della malattia ed i costi legati alla stessa dal 40% al 120% a seconda delle situazioni, mentre gli interventi psicologici – di intensità variabile a seconda dei soggetti, risultano efficaci e si ripagano da soli per i risparmi che innescano.
L’Umbria è particolarmente colpita perché il 43,5% della popolazione ha un problema di cronicità e siamo al primo posto in Italia per incidenza di ipertensione (20,3%), artrosi (19,6%), bronchite cronica (6,9%) e malattie del cuore (5,3%).
“Nel recepire il Piano nazionale l’Umbria ha adottato un approccio integrato al problema che prevede gli Psicologi” – ha rilevato il presidente dell’Ordine umbro
David Lazzari, che segue il tema anche a livello nazionale – “ora è importante che il Piano Sanitario e l’organizzazione dei servizi sia coerente con questa indicazione. In Umbria ci sono esperienze significative di collaborazione degli Psicologi in questo campo ma sono spesso sostenute dalle associazioni dei malati e sono episodiche, manca un criterio di programmazione che assicuri questa risorsa in modo appropriato rispetto ai bisogni”.
“Buona sanità non significa soltanto prevenzione e cura delle malattie fisiche, ma anche del DISAGIO. Il ruolo degli PSICOLOGI è importante e per questo vogliamo potenziare la presenza di queste figure professionali nel settore delle CURE PRIMARIE e della CRONICITÀ, in collaborazione con medici di famiglia e rete dei servizi territoriali” ha dichiarato
Luca Barberini, assessore alla Salute della Regione Umbria, intervenendo al convegno.
Il Piano della Cronicità è stato illustrato da
Paola Pisanti del Ministero della Salute, mentre
MT Bressi di Cittadinanzattiva ha messo in evidenza come la mancata disponibilità di assistenza psicologica nel pubblico sia una delle criticità maggiori evidenziate dalle persone con cronicità.
11 aprile 2019
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