Toscana. No alla demedicalizzazione del 118
07 GIU -
Gentile Direttore,
in relazione all'articolo pubblicato su
La Nazione di Firenze lo scorso 31 maggio 2018, pur non conoscendone la fonte, riteniamo doverosa da parte nostra una risposta in merito alle anticipazioni sul futuro 118 toscano là ipotizzate. Premettiamo che SNAMI come gli altri sindacati medici non ha nessuna informazione certa circa il riassetto del 118 da parte della Regione Toscana dal momento che non sono stati convocati i sindacati medici al tavolo in cui viene definito il futuro assetto.
Siamo in una situazione disastrosa, negli ultimi anni molti medici del 118 sono sottoposti ad un carico di lavoro enorme, sono impossibilitati a trasferirsi in altre Asl, e lavorano con protocolli e dotazioni difformi da zona a zona.
Si parla di carenza di medici ma bisogna sottolineare che non è stata messa in atto nessuna di tutte le possibili azioni per reclutare personale medico del settore, a cominciare dalla pubblicazione delle “zone carenti” da parte delle ASL per nuovo personale convenzionato, passando attraverso l'istaurazione dei corsi DEU, e per finire concorsi per nuovo personale dipendente.
Pensare poi che il medico del Pronto Soccorso debba gestire le chiamate del 118, dovendo lasciare l'attività che sta svolgendo per salire sull'automedica insieme all'infermiere e partire per un servizio di emergenza territoriale è allucinante. Sperimentazioni di “doppia attività” effettuate in alcuni Pronto Soccorso sono state abolite o limitate a zone montane a bassa attività operativa, come prescrive la legge.
Chi propone questi modelli di attività non sa cosa significa essere medico del 118.
Non è neanche pensabile che i medici in carico al Pronto Soccorso, già sotto organico e oberati da una mole di lavoro sempre crescente che comprende molti accessi impropri, possano essere impiegati in attività di emergenza territoriale.
Il sovraccarico delle ore di lavoro, che in alcuni casi possono superare anche le 250 ore mensili, come abbiamo fatto notare in altre occasioni, e modelli organizzativi spesso inadeguati vanno a danno del cittadino che si trova professionisti sempre più stanchi e sempre più demotivati.
Il riferimento al modello americano del 911 è poi assolutamente fuorviante, in quanto tutto il modello della sanità è da noi fortunatamente diverso così come è diverso il concetto di diritto alla salute, diverse sono le risorse dedicate alla sanità pubblica e quindi al settore dell’emergenza urgenza.
Riguardo alla implementazione del personale infermieristico nell’emergenza riteniamo che debba essere attuata nell’ambito di modelli organizzativi integrati, come già ampiamente descritto in letteratura, che prevedono un sistema che comprende tutte le risorse utilizzandole nel modo appropriato.
La semplice sostituzione dell'automedica con ambulanza infermieristica è inaccettabile in quanto è evidente che medici e infermieri non sono intercambiabili dal momento che sono figure distinte e complementari. Il mezzo su gomma più avanzato è rappresentato dall'automedica il cui utilizzo dovrebbe essere riservato ai codici maggiori e al supporto ad altri mezzi e non certo per attuare una sorta di “guardia medica avanzata” a domicilio come prospettato. In definitiva noi non siamo certo contrari alla figura dell'infermiere in emergenza ma è inaccettabile sostituire il medico con l'infermiere in relazione unicamente al risparmio o sulla base di necessità improvvise e con formazione talvolta non adeguata.
Riguardo ai numeri citati dei vari mezzi in servizio possiamo dire che questi siano dovuti ad una storico radicamento del volontariato sanitario sul territorio che precede di molto l’avvento del 118 e che ha posto la nostra regione spesso all’avanguardia nell’emergenza territoriale pur con costi di gestione più contenuti rispetto ad altre realtà.
In definitiva viene prospettata una demedicalizzazione del territorio e anche una deprofessionalizzazione con la maggior parte delle emergenze-urgenze gestite dai volontari, pensando che la presenza del DAE (defibrillatore automatico) possa sostituire la presenza dei sanitari. Questo è semplicemente assurdo e per certi versi è un ritorno ad un lontano passato, come ha fatto notare il Sis-118.
I tavoli per un futuro riassetto dovranno comprendere i nostri sindacati oltre a quelli infermieristici e si dovrà tenere conto del fatto che la “spending review” deve essere fatta nel settore dirigenziale e amministrativo, tagliando il meno possibile i servizi ai cittadini.
Snami Toscana
07 giugno 2018
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