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Smart Drugs: naturali ma nocive


Pubblicato il II Rapporto sulle “Droghe furbe” realizzato dall’Istituto superiore di sanità, in collaborazione con il ministero della Gioventù e con il supporto dei Nas. Sei nuove droghe naturali si sommano alle 25 già conosciute.

22 LUG - Circa quaranta sostanze. Dalla A di Amanita muscaria alla Z di Zornia latifolia. Passando per i nuovi ritrovati dello sballo alternativo come il gran numero di prodotti riuniti sotto il nome Spice. 

È il catalogo delle smart drugs, le “droghe furbe”, quei composti sia di origine naturale sia sintetica non proibiti dalle leggi vigenti sugli stupefacenti che possono contenere principi attivi con presunte o accertate proprietà psicoattive. A redigerlo, nella sua seconda edizione, l’Osservatorio Fumo Alcol e Droga dell’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con il Ministero della Gioventù. Sei le sostanze aggiunte in questa nuova edizione, che conferma la ricchezza di un mercato sulla cui floridità internet ha ormai un peso preponderante. E che con la Rete sembra essere legato a filo doppio. 

Non è un caso che in Europa arrivi alla fine degli anni Novanta la moda studentesca dell’uso di sostanze naturali o sintetiche vendibili legalmente con presunte indicazioni sulla concentrazione e sulla memoria o con proprietà psicoattive.

Tra le sostanze è possibile ritrovare di tutto. L’amanita muscaria, un fungo velenoso usato fin dalla notte dei tempi. Sembra, per esempio, che i guerrieri vichinghi lo consumassero prima delle battaglie per ottenere uno stato di frenesia o che alcuni popoli lo impiegassero per avere contatti con il regno dei morti, per comunicare con gli spiriti, per interpretare i sogni, vedere nel passato, prevedere il futuro e visitare nuovi mondi. Oggi, invece, ci si accontenta di godere delle allucinazioni (euforia, effetti psichedelici) prodotte dalla sua ingestione. 

Oppure l’Argyreia nervosa, che, se nella medicina indigena veniva prescritta per la cura della gonorrea, della stranguria e dell’ulcera cronica, nell’uso odierno viene ricercata perché in grado di indurre effetti psicoattivi del tutto sovrapponibili a quelli della dietilammide dell’acido lisergico (l’Lsd), sebbene di minore intensità. 

Ancora, la Brugmansia arborea, la cosiddetta “tromba dei morti” o “degli angeli”, di cui si servivano le popolazioni dell’America Centrale per preparare pozioni inebrianti e narcotiche, e che oggi è ampiamente utilizzata poiché presenta un’iniziale fase allucinatoria seguita da una forte sedazione, apatia, amnesia retrograda. In pratica, lo stesso effetto psichedelico misto utilizzato nelle “misture zombizzanti haitiane” con effetti che oscillano fra allucinazioni visive e stati di trance conclamata. 

Ma, forse, la frontiera più avanzata sono le “Spice”, non un semplice composto di origine vegetale ma, da quanto risulta anche nelle etichette dei prodotti in commercio, di miscele di più erbe che possono essere fumate al pari del tabacco. In realtà le Spice vengono pubblicizzate e vendute come incenso, come “una miscela esotica di piante che rilascia un ricco aroma mentre brucia, non destinata al consumo umano”. Ma il passo verso il consumo è stato breve e gli utilizzatori di Spice indicano che, dopo aver fumato il prodotto, si avvertono effetti simili a quelli ottenuti fumando la cannabis. 

Insomma, la scelta, per chi volesse infrangere legalmente le regole, non manca. Ed è estremamente facile farlo: “Sono sostanze facili da reperire”, ha illustrato Simona Pichini dell’Osservatorio Fumo Alcol e Droga dell’ISS e coordinatrice del gruppo di lavoro. “Le Smart Drugs e le Spice si vendono sul web. Con l’e-commerce una bustina costa 25 euro e può essere usata per 3-4 volte. 

Per rispondere a questa estrema semplicità di accesso e per meglio conoscere gli effetti di queste sostanze, nasce il volume dell’Iss, frutto di 4 anni di lavoro alla ricerca delle poche notizie disponibili su queste sostanze. Il cui uso, nel tempo, è cambiato: “I consumatori non sono soltanto giovani in cerca dello sballo ma anche adulti 40-50enni che voglio provare un “Viagra naturale”, ha spiegato Pichini. 

E se per i giovani i rischi sono connessi soprattutto alle alterazioni cognitive, emotive e comportamentali che possono arrecare al sistema nervoso centrale che non ha ancora completato il suo sviluppo, nel caso degli adulti i pericoli sono connessi in particolare agli effetti sul sistema cardiovascolare, che possono andare a sommarsi agli acciacchi tipici dell’età. 

Il volume, alla cui realizzazione ha contribuito anche il Comando Carabinieri per la tutela della salute (i Nas) nella fase di individuazione degli Smart Shops, dei siti internet, e del reperimento delle sostanze da analizzare, rappresenta dunque “un prezioso strumento per facilitare l’intervento degli operatori e fornire tutte le conoscenze possibili su questo fenomeno in evoluzione”, ha dichiarato il presidente dell’ISS Enrico Garaci. “L’azione congiunta dell’Iss, del Ministro della Gioventù e dei Nas ha lo scopo di permettere ai laboratoristi di riconoscere queste sostanze, ai clinici di intervenire in caso di intossicazione, al legislatori di intervenire per bloccarne la produzione e diffusione e ai giovani di essere informati sul pericolo di questi prodotti”.

Quanto a questi ultimi, “è importante che siano informati sui rischi connessi all’utilizzo delle smart drugs, troppo spesso considerate una facile scorciatoia per ottenere risultati più brillanti nello studio o migliori prestazioni sui campi sportivi”, ha dichiarato il ministro della Gioventù Giorgia Meloni. “La consapevolezza è l’arma migliore per fare prevenzione e il messaggio che intendiamo lanciare è semplice e immediato: non esistono erbe, pillole o “cocktail energetici” dai poteri straordinari e, soprattutto, non esiste nulla che diventi più facile grazie alle droghe. Anzi – ha concluso – cercare di percorrere questo genere di “scorciatoia” ha come unica conseguenza certa quella di mettere a repentaglio la propria salute”.

A.M.

22 luglio 2010
© Riproduzione riservata

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