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Ass. Luca Coscioni: “Per riformare il Ssn non servono investimenti faraonici. Basterebbe una cifra tra i 2,7 e i 3,4 miliardi per cambiare volto alla sanità italiana”


Ampliamento dell’orario di apertura degli studi medici incrementando la remunerazione delle convenzioni con i medici di medicina generale. Miglioramento tecnologico e fisico degli studi. Assunzione o collaborazione di figure di segreteria (magari anche infermieristica) per liberare i medici dagli attuali e molteplici oneri burocratici-amministrativi. Riconoscimento giuridico, organizzativo ed economico di interventi di tele-assistenza e tele-visite. Queste le proposte avanzate dall'Associazione.

04 DIC - “Invece della solita rissa sulle chiusure natalizie, la politica tutta maggioranza e opposizioni, a livello nazionale e nelle regioni, dovrebbero discutere in Parlamento delle misure necessarie per avviare immediatamente un Piano Sanitario Nazionale - in ritardo di 12 anni, come il Piano pandemie - che potenzi i medici di medicina generale, la telemedicina e i servizi di salute mentale”.
 
Così Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni introducendo il webinar “Covid-19 e Sistema Sanitario Nazionale: le proposte avanzate e le modalità di intervento per le esigenze sanitarie odierne e del futuro” disponibile sui canali Facebook e You Tube dell’associazione

“E' poi incredibile che siano passate 4 settimane da quando il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha promesso di condividere i dati sulla pandemia con la comunità scientifica senza che nulla sia accaduto – continua Cappato -. Per questo continuiamo a ricevere sulla piattaforma 'Covidleaks.it' e pubblicare i dati disaggregati che ci sono giunti finora dalla Asl in Lombardia, Toscana e Veneto. Disporre di dati affidabili sarebbe fondamentale per assumere decisioni proporzionate sulle misure restrittive nei prossimi mesi".
 
La proposta di riforma del Servizio Sanitario Nazionale presentata nel corso del webinar è sviluppata dal Consigliere Generale dell’associazione Marcello Crivellini, già Parlamentare, docente di automazione e organizzazione sanitaria e di analisi dei sistemi sanitari al Politecnico di Milano
 
Una proposta "economica e realizzabile nel breve termine", che prevede il rafforzamento di servizi già esistenti, come:
- l’ampliamento dell’orario di apertura degli studi medici dalle attuali 15-20 ore settimanali a 20-30 incrementando la remunerazione delle convenzioni con i medici di medicina generale. In attesa di nuove assunzioni si avrebbe un servizio maggiorato di almeno il 30%.
- il miglioramento tecnologico e fisico degli studi. Anche in questo caso sarebbero i medici a operare le opportune scelte a seconda delle necessità emerse col tempo - gli adeguamenti sarebbero più celeri e più efficienti rispetto a decisioni di concerto tra Stato e Regioni.
- assunzione o collaborazione di figure di segreteria (magari anche infermieristica) per liberare i medici dagli attuali e molteplici oneri burocratici-amministrativi.
- Riconoscimento giuridico, organizzativo ed economico di interventi di tele-assistenza e tele-visite in alcune categorie di pazienti.
 
A questo aumento qualitativo e quantitativo del servizio potrebbe essere associato un aumento di “potere” della medicina primaria, garantendo ai medici una funzione di “filtro” e “appropriato indirizzamento” verso gli altri soggetti del sistema stesso ovvero strutture ospedaliere, laboratori diagnostici, assistenza domiciliare, RSA, centri diurni, ecc.
 
Contestualmente a questa rapida operazione di finanziamento e potenziamento sanitario di medicina generale, di pediatri di libera scelta e di Guardia Medica andrebbe attuato il raddoppio dell’Assistenza Domiciliare.
 
"Queste decisioni - sottolinea la Coscioni - possono essere prese nell’arco di un mese a patto che si sia pronti a far seguire i finanziamenti senza renderli ostaggio delle solite pastoie burocratiche". "Stime ragionevoli - spiega l'associazione - fanno ritenere plausibile la somma di 1-1,2 miliardi l’anno (oltre a una spesa una tantum di circa 200 milioni per gli investimenti sugli studi) e 1,5-2 miliardi per l’Assistenza Domiciliare. In tutto quindi una cifra oscillante tra i 2,7 e i 3,4 miliardi che, sottolinea l'associazione Coscioni, "il Ministero della Salute, o un Assessorato regionale, potrebbero controllare e magari adeguare al ribasso".
 
"Ferma restando la necessità che la politica decida, conoscendo come agisce, e reagisce la burocrazia italiana, il timore che la tentazione prevalente di finanziare tutto il sistema indistintamente c’è: se così accadesse si sarebbe messi di fronte al solito risultato: niente di quanto necessario accadrebbe", conclude l'associazione.  

04 dicembre 2020
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