Oms: “Siamo a rischio pandemia di patologie mentali”
di Marco Landucci
La sofferenza psicologica correlata a Covid mina il benessere mentale, in modo particolare, di gruppi specifici di popolazione. Tra tutti, gli operatori sanitari in prima linea. La domanda di cura per patologie psichiatriche o di supporto psicosociale è stata penalizzata dall'interruzione dei servizi da parte dei centri di assistenza di molti Paesi. Tedros Adhanom Ghebreyesus: “L'impatto sulla salute mentale delle persone è già ora estremamente preoccupante"
16 MAG - Un documento delle Nazioni Unite – reso pubblico lo scorso 14 maggio - accende i riflettori sull’urgenza di aumentare gli investimenti nei servizi per la salute mentale, se non si vuole assistere a un’esplosione di disturbi di questa natura nei prossimi mesi durante e dopo questi mesi di pandemia.
“L'impatto della pandemia sulla salute mentale delle persone è già ora estremamente preoccupante", dice
Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell'Organizzazione Mondiale della sanità. "L'isolamento sociale, la paura del contagio e la perdita di familiari sono aggravati dall'angoscia causata dalla perdita di reddito e, spesso, dell'occupazione".
Aumentano depressione e ansia
I rapporti provenienti dai vari Paesi indicano un aumento dei sintomi della depressione e dell'ansia. Uno studio condotto in Etiopia ad aprile ha riportato un aumento di 3 volte della prevalenza dei sintomi della depressione rispetto alle stime registrate prima dell'epidemia.
La sofferenza psicologica correlata a COVID mina il benessere mentale, in modo particolare, di gruppi specifici di popolazione. Tra tutti, gli operatori sanitari in prima linea, che devono far fronte a carichi di lavoro pesanti, prendere decisioni che possono determinare la vita o la morte di un paziente, e sono inoltre esposti al rischio di infezione.
Tra i medici e gli infermieri cinesi i casi di depressione hanno conosciuto un aumento del 4 5% e quelli di insonnia sono cresciuti del 34%. In Canada il 47% degli operatori sanitari ha chiesto un supporto psicologico. Anche i bambini e gli adolescenti sono a rischio. In Italia e in Spagna gruppi di genitori hanno evidenziato come i loro figli abbiano mostrato difficoltà a concentrarsi e chiari segni irritabilità, irrequietezza e nervosismo.
La costrizione a casa ha avuto un impatto particolarmente duro sui bambini che assistono o subiscono violenze e abusi, su quelli con disabilità, e ha fatto emergere la vulnerabilità dei minori che vivono in ambienti affollati o nelle strade.
Anche le donne sono a forte rischio di compromissione della salute mentale, in particolare quelle che si destreggiano tra smart working e incombenze casalinghe, accudimento di anziani e familiari con patologie psichiatriche pregresse.
L’aumento del consumo di alcol durante la pandemia rappresenta un'altra area di preoccupazione per gli esperti di salute mentale. Le statistiche del Canada riportano che il 20% delle persone di età compresa tra 15 e 49 anni ha consumato una maggiore quantità di alcolici in questo periodo di lockdown.
Interruzione dei servizi di salute mentale
La domanda di cura per patologie psichiatriche o di supporto psicosociale è stata penalizzata dall'interruzione dei servizi da parte dei centri di assistenza di molti Paesi. Queste strutture sono state spesso riconvertite in centri di cura per le persone con COVID-19 e il virus ha colpito anche il personale sanitario impegnato nell’assistenza “front line” al paziente.
Anche i servizi comunitari, come i gruppi di auto-aiuto per l'alcol e la tossicodipendenza, hanno sospeso le loro attività. "Da questo quadro emerge chiaramente come la gestione della salute mentale debba essere considerata un elemento chiave della nostra risposta alla pandemia di COVID-19", puntualizza Tedros Adhanom Ghebreyesus. “È una responsabilità collettiva a cui Governi e società civile, con il sostegno delle Nazioni Unite, devono far fronte. Sottovalutare la portata psicologica della pandemia produrrebbe costi sociali ed economici da scontare a lungo termine”.
Trovare nuove strade
In termini concreti, è fondamentale che le persone che vivono in condizioni di salute mentale precaria abbiano un accesso continuo alle cure. Un esempio chiaro in questo senso arriva da Madrid; quando oltre il 60% dei letti delle strutture di cura della salute mentale sono stati convertiti in centri COVID-19, a molti pazienti con patologie psichiatriche gravi è stata garantita la continuità di cura presso cliniche private.
Alcuni Paesi hanno puntato sulla psichiatria di emergenza, mettendo in condizioni gli operatori della salute mentale di continuare i servizi ambulatoriali al telefono. Questo è accaduto in Egitto, Kenya, Nepal, Malesia e Nuova Zelanda. Le visite a domicilio sono state effettuate solo nei casi più gravi.
È fondamentale continuare a sostenere le azioni della comunità che rafforzano la coesione sociale e riducono la solitudine, in particolare per i soggetti più vulnerabili, come gli anziani.
Un’operazione alla quale devono collaborare i Governi, le autorità locali, il settore privato, con iniziative quali fornitura di pacchi alimentari, regolari contatti telefonici con persone che vivono sole e organizzazione di attività online per stimolarne le funzioni intellettuali e cognitive.
Un’opportunità per migliorare. Lavorare nel territorio
“Il ridimensionamento e la riorganizzazione dei servizi di salute mentale, ora necessari su scala globale, costituiscono un'opportunità per costruire un sistema di salute mentale adatto al futuro", conclude
Dévora Kestel, direttrice del Dipartimento di salute mentale e Uso di Sostanze dell’OMS. "Ciò significa sviluppare e finanziare piani nazionali che spostano l'assistenza dalle istituzioni ai servizi per la comunità, garantendo la copertura delle cure per la salute mentale nei pacchetti di assicurazione sanitaria e istruendo personale a garantire cure e assistenza sociale di qualità all’interno delle comunità."
Marco Landucci
16 maggio 2020
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