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Covid. Al 12 maggio positivo lo 0,13% degli Italiani. Ma con si passa dallo 0,30% di Lombardia e Piemonte allo 0,01 dell’Umbria


Lo rivela il settimo report Altems delle Cattolica. Tutte le Regioni del sud si attestano su valori di prevalenza puntuale dei positivi tra lo 0,01% (Umbria) e lo 0,06% della Puglia (5 volte in meno del Piemonte e della Lombardia), passando per una prevalenza di positivi dello 0,03% in Campania. Valori intermedi nelle Regioni del centro. Per quanto riguarda la letalità si osservano ancora in Lombardia i valori maggiori; nella classe di età 80-89 il picco massimo (37%). IL RAPPORTO

15 MAG - Al momento le Regioni sui test sierologici si sono mosse in ordine sparso. Sono 6 le Regioni ad aver avviato test sierologici nell’ambito di programmi che vedono diverse strategie di campionatura e diverse tecnologie (Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Veneto). La prima Regione in ordine di tempo ad avviare l’attività di test è stata il Veneto (31/3), l’ultima il Lazio (11/4). A queste dall’11 maggio si è aggiunto lo studio nazionale promosso dall’Istituto Superiore di Sanità. Tutte le Regioni hanno individuato negli operatori sanitari il target primario in questa prima fase; altri target sono forze dell’ordine, lavoratori in azienda o popolazione generale campionata. È quanto riporta il settimo Instant Report #7 COVID-19 dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari della Facoltà di Economia in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Vita e Sanità Pubblica (Sezione di Igiene) della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica di Roma.
 
Il quadro epidemiologico. In merito agli aspetti epidemiologici si confermano le differenze importanti in termini di incidenza della diffusione del Covid-19 nelle diverse Regioni che proseguono anche nella Fase 2. I dati (al 12 maggio) mostrano che la percentuale di casi attualmente positivi (n = 81.266) sulla popolazione nazionale è pari allo 0,13% (era lo 0,15% il 5/5). La percentuale di casi (n= 221.216) sulla popolazione italiana è arrivata a 0,37%. Il primato per la prevalenza periodale sulla popolazione si registra ancora in Valle d’Aosta (0,92%) ma è in Piemonte e Lombardia che oggi abbiamo la maggiore prevalenza puntuale di positivi (0,30%). Ancora alto il dato nella Regione Marche (0,21%) e Liguria (0,18%) ed Emilia-Romagna (0,15%). In Veneto il dato di prevalenza puntuale si ferma allo 0,11%.
 
Nel Lazio arriva allo 0,07%, stabile da diversi giorni. Tutte le Regioni del sud si attestano su valori di prevalenza puntuale dei positivi tra lo 0,01% (Umbria) e lo 0,06% della Puglia (5 volte in meno del Piemonte e della Lombardia), passando per una prevalenza di positivi dello 0,03% in Campania. Valori intermedi nelle Regioni del centro, in un chiaro gradiente nord-sud. Per quanto riguarda la letalità si osservano ancora in Lombardia i valori maggiori; nella classe di età 80-89 il picco massimo (37%). La distribuzione della letalità nelle classi tra 70 e > 90, è analoga tra Piemonte, Veneto e Marche. Significativamente diversa in Lombardia.
 
Analizzando i dati sulla letalità del 2020 con quelli del 2015-2019 prodotti da ISS e Istat si nota come l’incremento dei decessi non correlati al Covid-19 aumenta solo del 13% nel centro sud, e arriva al 47,5% al nord. Questo rende plausibile il fatto che molti di questi casi in realtà debbano essere addebitati all’epidemia, pur rimanendo “sommersi”. L’analisi settimanale mostra come la variazione settimanale degli attualmente positivi mostra un decremento anche della Regione Lombardia, che fino alla scorsa settimana era in costante crescita. Nelle prossime settimane questo sarà un indicatore chiave per comprendere in nuovi focolai.
 
Le Regioni continuano a differenziarsi in termini di strategia di ricerca del virus attraverso i tamponi, anche se il trend nazionale è in crescita: rispetto alla settimana scorsa, in Italia il tasso per 100.000 abitanti è passato da 6,52 a 7,07. Il tasso settimanale più basso si registra in Sicilia (è di 2,74 tamponi per mille abitanti nell’ultima settimana); il tasso più alto si registra nella PA di Trento (23,03 per mille abitanti) subito dopo la Valle d’Aosta con 15,37 per mille abitanti. Il Lazio si ferma a 4,72, sotto la media nazionale (7,07 tamponi per mille abitanti). Osservando il dato dall’inizio dell’epidemia a livello nazionale il 2,89% ha ricevuto il tampone. Il valore massimo in Valle d’Aosta con il 6,33%, il minimo in Campania (0,95%). I grafici a dispersione, implementati nel Rapporto#7, mettono in evidenza che la Regione con maggiore incidenza settimanale è la Lombardia (42 casi ogni 100.000 abitanti), ma effettua un numero di tamponi per 1000 abitanti pari a quelli della Toscana in cui l’incidenza è di 5 casi ogni 100.000).
 
Cambia l’uso delle terapie intensive. Oggi le Regioni con il maggiore rapporto tra ricoverati in TI e totale dei ricoverati sono il Trentino (oltre il 21%) e la Toscana (al 19%); in Lombardia la % scende al 5,81%. Ancora alta nel Lazio (6,26%).
 
La digitalizzazione in epoca di Covid-19. Continua l’implementazione di soluzioni di telemedicina: il trend di crescita del numero totale delle iniziative avviate dalle singole aziende è oltre il 15% in più rispetto alla settimana scorsa (totale attuale 127). Aumenta significativamente il numero delle soluzioni per assicurare l’accesso alle cure dei pazienti ordinari (+20%), rispetto ad un aumento del 10% delle soluzioni dedicate ai pazienti Covid. Per la gestione dei pazienti Covid la maggior parte delle soluzioni (due terzi) si basa su app e piattaforme dedicate. Nelle altre patologie, è invece preponderante l’utilizzo di strumenti web generalizzati ed anche del solo contatto telefonico (circa 80%). È stato annunciato l’avvio di una iniziativa finalizzata alla progettazione di una nuova soluzione a livello regionale (Sicilia).
 
Assume estrema rilevanza l’analisi della “readiness” delle Regioni per la Fase 2. L’analisi delle delibere regionali mostra che se per la fase 1 ben 16 Regioni hanno predisposto un provvedimento di “Programmazione Sanitaria Regionale”. Quattro Regioni, Lazio, Marche, Lombardia e Liguria in questa settimana hanno emanato provvedimenti di programmazione sanitaria Regionale per la Fase 2 aggiungendosi a Toscana ed Emilia Romagna che avevano già deliberato nella settimana precedente. In totale sono 14 le Regioni aver dato delle “Linee di indirizzo per la ripresa delle attività ospedaliere ed ambulatoriali” non legate all’emergenza Covid-19.
 
All’appello mancano, Sardegna, Umbria, Molise, Piemonte, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e le PPAA di Trento e Bolzano. I documenti di programmazione si sono in particolare concentrati sull’individuazione dei Covid-Hospital, così come suggerito dalla strategia in 5 punti del Ministero della Salute.
 
Tre approcci sembrano emergere al momento: quello dell’ospedale Covid unico regionale (Regione Marche), quello della Rete “stellare” di ospedali Covid-19 (vedi Lombardia), e quello della rete “Hub & Spoke” che caratterizza il Lazio che ha suddiviso le strutture ospedaliere distribuite in 9 aree che fanno riferimento a 5 Covid-Hospital (alcuni coprono più aree). In Emilia Romagna il sistema prevede una rete hub&spoke per le terapie intensive. La Regione Liguria, all’inverso, nella programmazione ha invece individuato alcuni ospedali come “Covid-free”.
 
Focus sulle diverse iniziative per la gestione anti-Covid al di fuori dell’ospedale e quindi quelle destinate al monitoraggio dei pazienti in fase di convalescenza o con sintomi. Combinando la disponibilità di strutture per l’Assistenza Intermedia (es. alberghi sanitari, navi, riconversione RSA/strutture sanitarie e sociosanitarie / strutture residenziali a bassa intensità, riconversione struttura già presenti sul territorio) e quelle per l’Assistenza domiciliare (che racchiude USCA, ADI e soluzioni digitali) emerge una più ampia varietà di soluzioni e di combinazioni possibili. Le Regioni più attive, con il massimo numero di iniziative in campo al momento sono la Toscana, il Veneto, il Lazio, l’Emilia Romagna, le Marche e la Lombardia.

15 maggio 2020
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