Forum Mediterraneo in Sanità. Seconda giornata tutta all’insegna dell’innovazione, protagoniste le nuove tecnologie
Dalle buone pratiche di Telemedicina e Teleassistenza alla capacità progettuale e ai nuovi processi organizzativi nati attorno alla applicazione dei nuovi Lea e allo sviluppo dei Pdta. Il filo rosso che lega insieme gli ingredienti dell’innovazione è invece la capacità di fare sistema, di creare sinergia ed includere attivamente soggetti diversi, come nel caso delle Nuove Reti Cliniche nella Regione Puglia.
14 SET - È l’Innovazione l’elemento portante della seconda giornata del Forum Mediterraneo in Sanità: una nuova visione dell’innovazione, frutto dell’esperienza e del riscontro diretto sul campo, che affianca alla evoluzione tecnologica la necessità di puntare su nuove metodologie e processi e che, contemporaneamente, sceglie il volto dell’umanizzazione.
Protagoniste quindi, le nuove tecnologie sia a livello nazionale che made in Puglia, le buone pratiche di Telemedicina e Teleassistenza, ma anche la elevata capacità progettuale e i nuovi processi organizzativi nati attorno alla applicazione dei nuovi Lea e allo sviluppo dei Pdta. Il filo rosso che lega insieme gli ingredienti dell’innovazione è invece la capacità di fare sistema, di creare sinergia ed includere attivamente soggetti diversi, come nel caso delle Nuove Reti Cliniche nella Regione Puglia.
Il Forum Mediterraneo in Sanità è formazione, ma anche palcoscenico per la presentazione di dati e analisi, di risultati come quelli del Rapporto 2018 sulla “Valutazione partecipata dell’umanizzazione negli ospedali”, indagine promossa a livello nazionale dall'Agenas (Agenzia Nazionale della Sanità) che riguarda le strutture sanitarie della Puglia ed è stata condotta dall'AReSS Puglia in collaborazione con gli uffici Comunicazione delle Aziende Sanitarie Locali e le associazioni di volontariato accreditate ai Comitati Consultivi Misti.
La seconda giornata del Forum parte con il workshop “Criteri di riparto - applicazione dei Lea - promozione della innovazione e sostenibilità” coordinato da
Stefano Rossi, DG Asl TA.
Ad introdurre l’importante tema dei Livelli Essenziali di Assistenza,
Angelo Lino Del Favero, Direttore Generale Iss e componente della Commissione per la revisione dei LEA. “Aggiornati nel 2017, dopo 15 anni di tentativi – spiega Del Favero, il Decreto Lea ha aperto una nuova fase per il Sistema Sanitario Italiano. Oggi sono attive due Commissioni: una per la verifica della loro applicazione sul territorio nazionale, l’altra a supporto tecnico-scientifico che lavora su due fronti: quali prestazioni e servizi escludere (delisting) perché obsoleti e quali inserire. La seconda è una lista infinita, sulla prima ci sono molte resistente dovute anche a differenza organizzative e tecnologiche dei territori”.
“Per quanto attiene la sostenibilità – ha continuato Del Favero, l’Iss sta seguendo un Progetto che coinvolge Europa, Stati Uniti e Giappone proprio sulla sostenibilità del Sistema Sanitario. Tutti i modelli, anche molto diversi tra loro, sono in forte sofferenza dal p.d.v. delle risorse. La spesa sanitaria viaggia ovunque al di sopra dello sviluppo economico degli Stati e si prevede che, per i prossimi quindici anni, aumenterà di almeno 2 punti del Pil nei paesi evoluti. I due strumenti più forti che abbiamo per ovviare a questo e sui quali stiamo puntando – conclude -sono la prevenzione e l’empowerment, la cosiddetta medicina d’iniziativa, per la promozione di corretti stili di vita della popolazione”.
Ma come incidono le differenze tra le Regioni italiane sul Piano di Riparto? A sottolineare l’importanza di un riparto più giusto tra le regioni Italiane è intervenuto
Benedetto G. Pacifico Dirigente Area AFC Dip. Promozione della Salute Regione Puglia, mostrando come esempio le differenze tra la Puglia e l’Emilia Romagna negli ultimi 13 anni.
“I criteri di riparto e la differenza di risorse – ha commentato Pacifico - hanno condizionato le regioni italiane. Se consideriamo la Puglia, oggi queste differenze si sono ridotte, mentre permane il fattore della mobilità grazie al quale le Regioni del nord riescono a pareggiare i bilanci”.
“Siamo un Paese che è invecchiato rapidamente e che ha delle differenze locali, che vanno risolte all’interno delle regioni stesse” – è intervenuto
Giancarlo Ruscitti, Direttore Dip. Promozione della Salute Regione Puglia, suggerendo l’importanza di un progetto di coesione nazionale che ponga rimedio alla frammentazione del sistema e garantisca ovunque lo stesso livello dei servizi.
“Il nostro obiettivo come Regione Puglia – ha spiegato Ruscitti, è il recupero della mobilità - che è già peraltro in diminuzione e per le gravi patologie è in linea con quella nazionale – specialmente per le prestazioni di bassa qualità. Lo faremo puntando al turnover dei professionisti e sulla alta specializzazione su cui abbiamo programmato ingenti investimenti”.
“Curare la Sanità e farla vivere bene significa non solo mantenere la gente in salute, ma anche creare sviluppo economico – ha affermato
Fernanda Gellona, DG Assobiomedica. L’Italia è il secondo polo al mondo per quanto riguarda i dispositivi medici. Sostenibilità vuol dire scegliere bene le tecnologie e lavorare facendo riferimento a quelli che sono i bisogni della propria Regione. Questo sarà possibile grazie al Piano Nazionale per l’Hta a seguito del quale, le tecnologie validate dovranno però poter trovare riscontro nei Lea”.
“Il settore del farmaco è il primo settore europeo - ha dichiarato
Enrica Giorgetti, DG Farmindustria. In Puglia il settore farmaceutico ha circa 3000 addetti, a Bari è il primo settore che esporta, a Brindisi si producono principi attivi per tutta l’Europa. Più si sviluppa il settore della produzione e della Ricerca nei territori, più tutto il mondo a ciò collegato può crescere di valore. Occorre investire sulle sperimentazioni cliniche per la ricerca ma anche per dare la possibilità a Università e ospedali di potersi accreditare sul territorio nazionale e dare fiducia ai pazienti.”.
Al tavolo, le esperienze anche delle altre Regioni con
Fulvio Moirano, DG ATS Sardegna ed
Enrico Coscioni, Regione Campania.
Conclude con uno sguardo positivo sulle chance di sostenibilità del Sistema Sanitario italiano
Andrea Urbani, DG Programmazione Sanitaria Ministero della Salute. “Mettere al centro la salute, a prescindere dall’impatto economico, fa parte del sistema universalistico nato in Italia nel 1978. Nonostante problemi e differenze, grazie al fatto che nel 2007 si decise di fare i conti del nostro SSN e si misero in campo una serie di iniziative necessarie, oggi il nostro sistema è ancora uno dei pochi sistemi al mondo ad essere universalistico e in equilibrio”.
“Se parliamo di sostenibilità – ha continuato Urbani - non sono i criteri di riparto a causare le diseguaglianze territoriali che abbiamo nella erogazione dei servizi. Persiste un mix di costo (dispositivi, farmaci, prodotti), che paghiamo di più ma, soprattutto, una organizzazione che è più complessa di quello che serve; differenze legate alle capacità dei singoli sistemi di organizzarsi, comportamenti diversi tra Regioni che non sono legati alla epidemiologia ma alla capacità di utilizzare le risorse”.
“L’attuale forma di governante è stata molto importante, dobbiamo, però, provare a ragionare su logiche diverse, orizzontali, imparare a comprendere, per esempio, che un farmaco per l’epatite C non è una minaccia ma un investimento, che nel 40% dei casi, grazie ad esso, abbiamo eradicato una malattia che era mortale. Per fortuna abbiamo molto spazio di efficientamento: oggi abbiamo elaborato un sistema informativo unico al mondo che ci permetterà di conoscere esattamente il consumo di risorse del nostro territorio in relazione ai bisogni e comprendere fino in fondo le differenze che esistono in termini di epidemiologia. A supporto di nuove logiche possibili – ha concluso Andrea Urbani - nascerà una nuova Commissione per immaginare un modello sostenibile di sviluppo del Sistema Sanitario.”
14 settembre 2018
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