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Aids. Ecco i dati 2010: 157 mila casi. Diminuisce l’incidenza. Ma diagnosi ancora tardive


Nel 2010 il tasso d'incidenza si è attestato al 5,5 ogni 100.000 residenti rispetto al 6,7 del 2009. Un sieropositivo su quattro non sa di esserlo e oltre un terzo lo scopre troppo tardi. Domani la Giornata mondiale Aids del 1 dicembre Ecco gli ultimi numeri sul virus HIV  presentati oggi dal Coa dell'Iss.

30 NOV - In occasione della Giornata mondiale dell’Aids del 1° dicembre il Centro Operativo AIDS (COA) dell’Istituto Superiore di Sanità ha divulgato l’annuale report di dati sull’epidemiologia dell’HIV/AIDS in Italia.
 
Ebbene, dalla sorveglianza delle nuove diagnosi di infezione da HIV, che riporta i dati relativi alle persone che risultano positive al test HIV per la prima volta e che è stata attivata in tutte le regioni italiane, si evidenzia un calo dell'indicidenza. I dati riportati da questo sistema di sorveglianza indicano infatti che nel 2010 sono stati diagnosticati 5,5 nuovi casi di HIV positività ogni 100.000 residenti, in netto miglioramento rispetto al 6,7 del 2009  o al dato del 2006 (8,1 ogni 100.000 residenti).
 
Al 2010 si stima che 157.000 italiani siano infetti dal virus, compresi quelli che hanno contratto l'Aids. E le persone che hanno scoperto di essere HIV positive nel 2010 hanno un’età media di 39 anni per i maschi e di 35 per le femmine. Il sesso non protetto risulta essere la prima causa di trasmissione. Ma il problema è anche che oltre un terzo delle persone con una nuova diagnosi di HIV viene diagnosticato in fase avanzata di malattia, e presenta una rilevante compromissione del sistema immunitario (numero di linfociti CD4 inferiore a 200 cell/μL). Per quanto riguarda le regioni, l’incidenza è maggiore al centro-nord rispetto al sud e le isole. Lazio, Emilia Romagna e Toscana le regioni con la più alta incidenza, mentre sono la Sicilia, la Basilicata e il Molise a registrare i numeri più bassi. L’incidenza è di 4,0 nuovi casi tra italiani residenti e 20,0 nuovi casi tra stranieri residenti. Nel 2010, infatti, quasi una persona su tre diagnosticate come HIV positive è di nazionalità straniera.

In 12 anni sono calati i casi dovuti a consumatori di sostanze per via iniettiva. Negli ultimi 12 anni si osserva, nelle aree per le quali il dato è disponibile, una lieve diminuzione dell’incidenza delle nuove diagnosi di infezione da HIV, da attribuire principalmente alla diminuzione di incidenza tra consumatori di sostanze per via iniettiva, mentre l’incidenza è rimasta costante sia per gli eterosessuali che per gli MSM (maschi che fanno sesso con maschi). Nel 2010 la maggioranza delle nuove infezioni è attribuibile a contatti sessuali non protetti, che costituiscono l’80,7% di tutte le segnalazioni (eterosessuali 49,8%, MSM 30,9%). Le persone che hanno scoperto di essere HIV positive nel 2010 hanno un’età mediana di 39 anni per i maschi e di 35 anni per le femmine.

Problema diagnosi tardive. Oltre un terzo delle persone con una nuova diagnosi di HIV viene diagnosticato in fase avanzata di malattia, e presenta una rilevante compromissione del sistema immunitario (numero di linfociti CD4 inferiore a 200 cell/μL). Queste persone che scoprono di essere HIV positive in ritardo (linfociti CD4 inferiore a 200 cell/μL) hanno mediamente più di 40 anni di età, hanno contratto l’infezione prevalentemente attraverso contatti eterosessuali, e sono più spesso stranieri. Le stime effettuate usando il metodo proposto dall’UNAIDS indicano che il numero delle persone viventi con infezione da HIV (compresi i casi con AIDS e le persone che ignorano di essere infette) è aumentato passando da 135.000 casi nel 2000 a 157.000 casi nel 2010, principalmente per effetto della maggiore sopravvivenza legata alle terapie antiretrovirali che comportano un aumento progressivo del numero delle persone viventi HIV positive.

Aumentano le positività negli over 50. I cambiamenti relativi che si osservano nel 2010 rispetto al 2000 sono: l’aumento delle infezioni acquisite attraverso contatti sessuali, la diminuzione delle persone che si sono infettate attraverso il consumo di sostanze per via iniettiva, l’aumento di casi in persone straniere, la diminuzione della quota di infezioni in donne e l’aumento di casi in persone con oltre 50 anni di età.

Uno su quattro non sa di essere sieropositivo. Analogamente ad altre nazioni europee, si stima che un sieropositivo su quattro non sappia di essere infetto. Attualmente, in Italia la principale via di  trasmissione è rappresentata dai contatti sessuali non protetti, che tuttavia non vengono sufficientemente percepiti come a rischio, in particolare dalle persone di età matura.

Dal 1982 ad oggi quasi 40.000 morti per AIDS. La sorveglianza dell’AIDS, che riporta i dati delle persone sieropositive con una diagnosi di AIDS conclamato, ha una copertura nazionale. Dall’inizio dell’epidemia nel 1982 ad oggi sono stati segnalati circa 64.000 casi di AIDS, di cui quasi 40.000 deceduti. I nuovi casi di AIDS e il numero di decessi per anno continuano a diminuire, principalmente per effetto delle terapie antiretrovirali combinate (introdotte nel nostro Paese nel 1996). È diminuita nel tempo la proporzione di persone che alla diagnosi di AIDS vengono diagnosticate con una candidosi polmonare o esofagea, mentre aumenta la quota di pazienti che presentano linfomi. Come precedentemente detto, molte persone HIV positive scoprono di essere infette dopo vari anni e pertanto non possono usufruire dei benefici delle terapie antiretrovirali prima della diagnosi di AIDS: dal 1996 ad oggi ben due terzi delle persone diagnosticate con AIDS non ha effettuato alcuna terapia antiretrovirale prima di tale diagnosi.

30 novembre 2011
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