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Dal prossimo Forum Risk Management in Sanità una proposta per la sanità di domani

di Vasco Giannotti

In programma a Firenze dal 27 al 30 Novembre 2018, il suo percorso preparatorio si offre come sede ed occasione per presentare un progetto di cambiamento e di riforma del sistema sanitario. Progetto da elaborare e condividere prima di tutto in un confronto tra manager, esperti, professionisti della sanità con le loro associazioni scientifiche, professionali e sindacali

15 MAR - Siamo a 40 anni dall’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale. A 19 anni dalla Legge di riordino Bindi. In questi ultimi anni di grave crisi economica, nonostante gli sforzi dei governi (più di 6 miliardi di euro dal 2013 al 2018), la sanità ha fortemente sofferto un deficit di risorse, una sottostima del finanziamento rispetto ai bisogni.

Un grosso lavoro di lotta agli sprechi, di efficientamento ed adattamento fatto dei manager regionali ed aziendali e dagli operatori sanitari tutti, ha permesso al sistema di reggere, ma si sono ulteriormente accentrate sia le differenze tra le diverse aree del Paese sia il taglio dei servizi soprattutto in alcune regioni in piano di rientro.

Siamo oggi ad un punto molto critico per il sistema sanitario pubblico che potrebbe diventare un vero e proprio punto di non ritorno. A fronte delle nuove sfide (aumento dell’anzianità della popolazione, delle malattie croniche e della non autosufficienza, arrivo di nuovi emigranti, accesso ai nuovi e costosi farmaci e dispositivi medici) le compatibilità rischiano di saltare, l’accesso ai servizi da parte dei cittadini rischia di diventare sempre più ineguale, le motivazioni degli operatori sempre più critiche.

E’ entrato in discussione dunque il diritto alla salute per tutti così come riconosciuto dalla Costituzione e, con esso, può saltare il più grosso ammortizzatore sociale soprattutto nelle regioni del mezzogiorno aggravando la già grande spaccatura tra Centro-Nord e Sud del paese.

I programmi presentati dai partiti sembrano cogliere questa emergenza, ma non viene indicata la necessaria terapia d’urto nel mettere la sanità ed il sociale al centro della propria agenda politica. E’ positivo che nessun partito metta in discussione il sistema pubblico di sanità e che dirigenti dei più importanti partiti abbiano preso degli impegni in proposito. Ora però bisogna passare dalle parole ai fatti e c’è da augurarsi che lo sforzo di rivedere o riformare il Sistema Sanitario per garantire diritto alla salute per tutti possa avvenire recuperando quel clima di solidarietà che rese possibile la grande riforma del 1978.

Da tempo studi, dati, elaborazioni sottolineano questa necessità, avanzando anche proposte che meritano di essere prese in considerazione, confrontate e condivise per essere messe all’attenzione dei tavoli istituzionali nazionali e regionali. Mi riferisco, solo per citarne alcuni, ai rapporti Crea (Università Tor Vergata), SDA (Università Bocconi), GiMbe oltreché alle società scientifiche ed organizzazioni professionali e sindacali.

Quotidiano Sanità ha ospitato spesso contributi importanti per ripensare il futuro della sanità. Lo stesso Forum Risk Management in Sanità si è soffermato da anni sia sul tema della qualità e sicurezza delle cure come riferimento per un vero cambiamento della sanità, sia su progetti di innovazione delle reti organizzative e cliniche ospedale – territorio capaci di dare concreta applicazione agli obiettivi del Piano Nazionale Cronicità.
 
Il 13° Forum, in programma a Firenze dal 27 al 30 Novembre ed il suo percorso preparatorio, si offre come sede ed occasione per presentare un progetto di cambiamento e di riforma del sistema sanitario. Progetto da elaborare e condividere prima di tutto in un confronto tra manager, esperti, professionisti della sanità con le loro associazioni scientifiche, professionali e sindacali.
 
Ecco il senso del seminario in programma giovedì 15 marzo, che si terrà presso l’I.S.S. promosso in partnership Fondazione Sicurezza in Sanità, Crea Università Tor Vergata, Università Bocconi, GiMbe e Quotidiano Sanità.

Cerchiamo di evidenziare alcuni temi anche sulla base di quanto emerso dai primi contributi al seminario.

a) Universalismo. Di fatto è messo in crisi della insufficienza delle risorse pubbliche, dalle differenze tra le regioni, dalla iniquità all’accesso ai servizi che ha cause anche socio-economiche e culturali.
Occorre proporre delle strategie fondamentali, suggerisce Federico Spandonaro, in coerenza con il titolo del rapporto Crea: Il cambiamento della sanità tra transizione e deriva del sistema.

b) Aumento delle differenze tra le regioni e tra Centro-Nord e Sud. C’è una spinta di alcune regioni più forti a maggiore autonomia (vedi accordi Governo – Regioni Lombardia, Emilia- Romagna e Veneto) che se non temperato da meccanismi nazionali di riequilibrio ispirati a vera “sussidiarietà” o “armonia istituzionale” nella governance tra governo e Regioni di fatto produrrà 21 sistemi sanitari ancora più differenti.
 
c) Buona cosa l’approvazione dei nuovi LEA per i quali occorre che si approvino a breve tutti i decreti attuativi. Prima di tutto però occorre la necessaria copertura finanziaria e sistemi di riequilibrio perché i LEA possano essere diritti esigibili da tutti e in tutto il territorio nazionale. Questo anche a costo di rimodulare le prestazioni offerte dal pubblico tra indispensabili (totalmente gratuite), necessarie (rimodulando la compartecipazione) ed inutili (a totale carico del cittadino). 
In questo quadro può essere ripensato anche il ruolo dei fondi e delle mutue integrative nel senso di una integrazione vera tra servizi offerti dal privato e quelli attesi dal pubblico.

d) Innovazione Tecnologica. E’ una sfida difficile garantire l’accesso per i pazienti a cure davvero innovative anche se costose e, nel contempo, garantire la sostenibilità economica al sistema. La prima condizione, sia per i farmaci che per i dispositivi medici è saper valutare non solo qualità, efficienza, sicurezza dei nuovi prodotti e soluzioni (cosa che si sta già facendo), ma anche saper misurare il valore terapeutico aggiunto, in una sanità più capace di misurare esiti, performance e risultati. Da aggiungere che l’insufficienza di fondi pubblici destinati alle innovazioni ha prodotto il risultato di un parco di tecnologie mediche molto obsoleto negli ospedali soprattutto pubblici, con grave pericolo di perdita di competitività con gli ospedali privati e con altri paesi. 
E’ davvero il momento di interrogarsi sulla necessità di un progetto nazionale che, in partnership con risorse e know-how privati e con innovazioni nelle stesse modalità di acquisto e gestione dei servizi e delle tecnologie, possa consentire ai nostri ospedali di essere al passo con l’innovazione.
 
e) Valorizzazione del ruolo e delle competenze dei professionisti della sanità, veri motori del cambiamento. L’importante Legge per la tutela della “Responsabilità professionale” deve aiutare un nuovo patto tra manager, professionisti e cittadini per lottare contro la medicina difensiva e garantire appropriatezza delle cure. Altra emergenza, come denunciato dai sindacati e dalle associazioni mediche, sarà nei prossimi anni quella della carenza di medici tenuto conto che l’età media già oggi supera i 55 anni.
Né i nuovi contratti seppur finalmente firmati, sono coerenti con quegli obiettivi di vero cambiamento e premialità oggi necessari.
 
Infine penso che cambiamento e riforma del Sistema Sanitario Nazionale debba avere un importante punto di riferimento: il cittadino con i suoi bisogni ed il suo empowerment. Può aiutarci la campagna di Cittadinanzattiva “La Salute è uguale per tutti” che rivendica una modifica istituzionale integrando gli articoli 117 e 118 per mettere al centro la persona e la tutela della propria salute anche come principio di sussidiarietà. 
 
Vasco Giannotti
Fondazione Sicurezza in Sanità 


15 marzo 2018
© Riproduzione riservata


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