Piano Nazionale delle Cronicità. Tdm-Cittadinanzattiva: “Deve rientrare nella griglia Lea. Solo 5 Regioni lo hanno implementato”
Ma bisogna anche garantire il protagonismo delle associazioni civiche e usare i 21milioni di euro stanziati per informatizzare il Ssn. Queste le richieste inviate al ministero della Salute dalle associazioni dei cittadini nel corso del seminario “Piano Nazionale delle Cronicità: a che punto siamo” organizzato a Roma. Urbani: “Una proposta interessante e condivisibile da inviare alla Cabina di regia Lea”
13 MAR - Il recepimento e l’attuazione del Piano Nazionale delle Cronicità da parte delle Regioni sia riconosciuto come vero e proprio “adempimento Lea” oggetto di verifica da parte del Comitato nazionale e come indicatore da introdurre e verificare nel nuovo “Sistema nazionale di garanzia dei Lea”, ancora non attivo. Ma non solo, anche alle Associazioni di cittadini e pazienti deve essere riconosciuto un maggiore ruolo in questo percorso di attuazione. Così come bisogna accelerare l’informatizzazione del Ssn a partire dall’attuazione del Pon Gov Cronicità 2017-2023 per l’Ict in sanità.
Queste le richieste formulate dal Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva e inviate al ministero della Salute in occasione
del seminario “Piano Nazionale delle Cronicità: a che punto siamo” promosso con il sostegno non condizionato di Chiesi Farmaceutici Spa che ha messo a confronto i principali stakeholder del mondo della salute.
Richieste che hanno incassato il placet del Direttore generale della Programmazione sanitari del ministero della Salute,
Andrea Urbani. “La proposta di Tdm-Cittadinanzattiva – ha infatti dichiarato – è molto interessante e condivisibile e andrebbe inviata ufficialmente alla Cabina di regia Lea, composta dagli stessi attori del Comitato Lea. È quindi un ottimo suggerimento, anche perché solo le Regioni in regola con gli indicatori Lea possono accedere a una parte del Fondo sanitario nazionale”. Nel frattempo va avanti il monitoraggio tecnico della Salute: “Da domani partiranno le note alle Regioni – ha ricordati Urbani – l’obiettivo è quello di verificare lo stato di attuazione reale e non formale del Piano per mappare una serie di indicatori, quali il livello di stratificazione della popolazione, quello di integrazione tra assistenza ospedaliera e territoriale e il livello di adozione e di attuazione dei percorsi diagnostico-terapeutici. Una volta acquisite le informazioni necessarie la cabina di regia potrà definire le azioni necessarie”.
Sono molte le ombre emerse dal quadro tratteggiato dal Tdm-Cittadinanzattiva. L’implementazione del Piano Nazionale delle Cronicità va a rilento. Infatti, nonostante sia passato quasi un anno e mezzo dall’Intesa Stato Regioni con la quale le Regioni si impegnarono a per mettere in atto nei rispettivi territori le azioni necessarie per controllare le cronicità, ad oggi si evidenziano ancora molte aree critiche nella gestione delle malattie croniche. Si procede infatti in ordine sparso, tant’è che sono solo 5 le Regioni ad averlo recepito formalmente: Umbria, Puglia, Lazio (da pochi giorni), Emilia Romagna, Marche.
Eppure ha dichiarato
Tonino Aceti, Coordinatore Nazionale del Tdm e Responsabile del Coordinamento Nazionale delle Associazioni dei Malati Cronici di Cittadinanzattiva: “L’attuazione sostanziale del Piano in tutte le Regioni rappresenta un eccezionale strumento per ridurre le disuguaglianze nell’accesso alle cure da parte dei cittadini, per garantire effettività ai Lea e per contribuire alla sostenibilità del Ssn mediante l’innovazione organizzativa che questo introduce. Per questo abbiamo presentato le nostre proposte al Ministero della Salute”.
Il Fascicolo sanitario elettronico. Anche il tassello dell’E-health, fondamentale per dare gambe al Piano Nazionaleè ancora tutto da costruire. Sedici Regioni, oltre alla Provincia Autonoma di Bolzano, stanno lavorando all’implementazione del fascicolo sanitario elettronico (Fse), ma solo 11 aderiscono all’interoperabilità, stando agli aggiornamenti della Agenzia per l’Italia Digitale. Ad oggi sono stati attivati circa 11 milioni e mezzo (11.484.678) di fascicoli sanitari. Nei primissimi mesi del 2018 le Regioni che ne hanno attivato di più sono: P.A. Trento, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Toscana, Valle d’Aosta. Molto più a rilento Emilia Romagna e Veneto. “Senza l’informatizzazione del Ssn – ha ricordato Aceti – non si può concretamente realizzare la presa in carico delle cronicità previsto dal Piano Nazionale.
La voce degli stakeholder. Tante le riflessioni emerse nel corso del seminario.
Federsanità Anci.“La recente crisi economica, nonché la modifica dei fattori determinanti la domanda di welfare sanitario (ma anche di welfare in generale) necessita una riconsiderazione dell’offerta pubblica sostenibile. In questo contesto si inserisce il Piano Nazionale delle Cronicità che certamente è un ottimo punto di partenza per giungere nel più breve tempo possibile alla riduzione delle disuguaglianze nell’accesso alle cure da parte dei cittadini, per garantire i Lea, contribuendo alla sostenibilità del Servizio sanitario mediante l’innovazione organizzativa in piena sinergia con quanto affermato da Cittadinanzattiva” ha sottolineato
Tiziana Frittelli, Presidente Federsanità Anci. “Riteniamo infatti, strategico – ha aggiunto – l’investimento in tecnologie (FSE e tecno assistenza), l’orientamento dei sistemi di finanziamento del Ssn finalizzati all’integrazione ospedale-territorio, i sistemi di controllo sull’effettivo utilizzo dei Pdta che abbiano ricaduta sui impianti di remunerazione, nonché una programmazione orientata alla deospedalizzazione per la sostenibilità del sistema. In questa direzione l’alleanza con le associazioni dei malati per la riprogettazione globale dell’approccio alla cronicità è imprescindibile.
Ultimo punto, le azioni della neonata cabina di regia per l’attuazione del Piano. Secondo Federsanità Anci, prosegue Frittelli “non si può non tenere conto del contributo di direttori generali di aziende sanitarie ed ospedaliere e dei rappresentanti degli Enti Locali. Infatti avviare azioni di coordinamento a livello centrale per l’implementazione del Piano, monitorarne applicazione ed efficacia può realizzarsi soltanto attraverso il confronto delle esperienze regionali e locali di attivazione di nuovi modelli di gestione della cronicità. Pertanto ringrazio Andrea Urbani, Dg della Direzione generale della programmazione sanitaria del Ministero della Salute, che ha dato disponibilità a valutare l’opportunità di cooptare Federsanità Anci all’interno della cabina di regia.
Ha richiamato l’attenzione sui Pdta
Beatrice Mazzoleni, della segreteria della Federazione degli infermieri, Fnopi. Nella complessa architettura del Pnc, ha sottolineato: “I percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali, dove l’infermiere è sempre in prima linea nell’assistenza, sono il braccio operativo. Ma soprattutto sono gli strumenti che, al netto delle naturali e necessarie diversità regionali, consentono di garantire equità e accesso e al contempo di evitare frammentazione e disuguaglianze. Oggi però, e qui entra in gioco la cabina di regia, sono sviluppati e recepiti in circa il 30% delle aziende sanitarie italiane e di queste il 90% li ha attivati. In tutto, come riporta Cittadinanzattiva, sono 116. “In questo senso – aggiunge Mazzoleni – uno dei primi obiettivi da realizzare sarà proprio quello di guidare e gestire gli interventi previsti dal Piano definendo una tempistica per la realizzazione degli obiettivi prioritari, coordinando a livello centrale le attività per il loro raggiungimento e monitorando la realizzazione dei risultati.
Anche
Salvo Leone, Direttore generale di Amici l’Associazione Malattie Infiammatorie Croniche dell'Intestino ha puntato i riflettori sui Pdta: “Occorre creare una rete di offerta di servizi sanitari che permettano una diagnosi precoce patologie – ha detto – con centri strategicamente distribuiti sul territorio che si occupino della presa in carico di soggetti con patologie meno aggressiva e centri di eccellenza per gestire i pazienti più complessi. Su questo tema l’attuazione del Pdta in ogni Regione Italiana è senz’altro uno degli obiettivi principali per i prossimi anni che si va ad inserire nel Piano Nazionale della Cronicità che rappresenta un ottimo strumento per ridurre le diseguaglianze nell’accesso alle cure e per ridurre i costi a carico del Ssn e dei pazienti”.
Silvia Tonolo,
Presidente Anmar Onlus Associazione Nazionale Malati Reumatici ha infine ricordato il mancato coinvolgimento delle associazioni dei pazienti nei tavoli regionali: “Anche se si è insediata la cabina di regione purtroppo ad oggi le Associazioni di pazienti sono quasi sempre non coinvolte nei tavoli di attuazione nelle regioni – ha sottolineato – eppure coinvolgere a 360 gradi chi vive direttamente la malattia porterebbe un inquadramento del percorso di cura più adatto e adeguato anche dal punto di vista della sostenibilità. La presa in carico del malato è ancora lontana e il dialogo tra chi si occupa dello stesso ovvero Mmg e reuma per ora è una vera utopia”.
13 marzo 2018
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