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Istat: la vita si allunga, ma al Sud si muore prima


Cresce la popolazione italiana, diminuiscono i decessi e soprattutto si vive sempre più a lungo, ma non in uguale modo in tutte le Regioni. Se in Italia la vita media per gli uomini è 79,1 anni e per le donne 84,3 anni, in molte Regioni del Sud la media si abbassa. Record negativo per la Campania, dove gli uomini muoiono a 77,7 anni e le donne 83. È questa l’istantanea della popolazione italiana emersa dagli “Indicatori demografici” 2010 resi noti oggi dall’Istat.

24 GEN - Nascite. Per il quarto anno consecutivo le differenza tra nascite e decessi continuano a registrare un saldo decisamente negativo. E così nel 2010 hanno visto la luce 557 mila neonati con un tasso di natalità del 9,2 per mille, ben 12.200 bambini in meno rispetto al 2009. Un fenomeno generalizzato in quasi tutte le regioni italiane. Uniche eccezioni Molise (+2,3%), Abruzzo (+1,5%), Provincia autonoma di Bolzano (+0,6%) e Lazio (+0,1%).
La stragrande maggioranza delle mamme è italiana, ma in un anno il numero delle partorienti italiane è diminuito di oltre 13 mila unità. Cresce invece quello delle mamme straniere: nel 2010 sono state registrate oltre 104 mila nascite (18,8% del totale) (erano 35 mila nel 2000, pari al 6,4% e 103 mila nel 2009 pari al 18,1%). In Emilia-Romagna (29,3%), Lombardia (28,5%) e Veneto (27,2%) oltre una nascita su quattro proviene da una coppia straniera o da una coppia con madre straniera e partner italiano. Le italiane sono così passate nel giro di un anno da 1,33 a 1,29 figli per donna, mentre le donne straniere, nel 2010, hanno procreato mediamente 2,13 figli.
Le Regioni più feconde sono quelle del Nord, con in testa le due Province autonome di Trento e Bolzano (rispettivamente1,59 e 1,57 figli per donna), seguite dalla Valle d’Aosta (1,54). Ma valori alti si registrano anche in Lombardia (1,48), Emilia-Romagna (1,46) e Veneto.
Nella graduatoria regionale, Sicilia e Campania che fino a non molti anni fa detenevano il primato della fecondità sono scivolate al settimo e all’ottavo posto. In fondo alla classifica Basilicata (1,19), Molise (1,16) e Sardegna (1,13).
 
Decessi. Nel 2010 sono stati registrati 587 mila decessi per un tasso di mortalità pari al 9,7 per mille (9,8 per mille nel 2009). Dal dopoguerra in poi è il livello di mortalità più alto dopo quello registrato nel 2009 (592 mila). Di contro è quindi cresciuta la speranza di vita alla nascita: gli uomini vivono 79,1 anni (+0,3 rispetto al 2009), le donne 84,3 anni (+0,2). Soprattutto si è ridotto il gap tra il mondo maschile e quello femminile: la differenza di genere si è oggi ridotta a soli 5,2 anni.
A livello regionale si vive più a lungo nelle regioni del Nord-est e del Centro. Tanto nelle prime quanto nelle seconde gli uomini possono contare su una vita media di 79,4 anni. Il primato regionale è della Provincia di Bolzano (80,2 anni), seguita dalle Marche (80 anni). Tra le donne, le regioni del Nord-Est hanno nel complesso una vita media di 84,8 anni, dunque superiore a tutte le altre realtà locali. Per le donne del Centro la vita media è più bassa e pari a 84,5 anni. La Regione Marche detiene il primato di sopravvivenza femminile (85,5 anni), seguita dal Trentino-Alto Adige (85,3 anni).
Al contrario, in molte Regioni del Sud la vita media si abbassa. Record negativo per la Campania, dove gli uomini muoiono a 77,7 anni e le donne 83. Seguita da Liguria e Sicilia per gli uomini (che muoiono in media a 78,6 anni) e da Sicilia e Lazio per le donne (che muoiono in media, rispettivamente, a 83,5 e 84 anni).
 
L’incremento demografico. L’anno appena conclusosi ha fatto registrare un incremento di 261 mila unità, determinando una popolazione totale di 60 milioni 601 mila residenti a fine 2010. Tuttavia, per il quarto anno consecutivo la popolazione di cittadinanza italiana è in diminuzione (56 milioni 38 mila unità al 1° gennaio 2011, con una riduzione di circa 67 mila unità sull’anno precedente). Al contrario, gli stranieri residenti in Italia sono cresciuti di 328 mila unità (per un saldo totale del 7,5%) rispetto al 1° gennaio 2010 ed ammontano oggi a 4 milioni 563 mila.
In pratica, la popolazione residente straniera costituisce il 7,5% del totale (era il 7% a fine 2009). La loro presenza è maggiore al 10% sulla popolazione residente in Emilia-Romagna (11,3%), Umbria (11%), Lombardia (10,7%) e Veneto (10,2%), mentre risulta in media del 2,9% al Sud.
Nel 2010 la stima del saldo migratorio è pari a 291 mila unità in più dall’inizio dell’anno, per un tasso migratorio, in calo rispetto al 2009, anno in cui il saldo migratorio risultò pari a +318 mila unità. Il 44% dei neo-cittadini stranieri è di genere maschile contro il 56% di genere femminile.
 
La composizione per età della popolazione. Negli ultimi dieci anni la percentuale di individui di 65 anni e oltre è aumentata dal 18,4% nel 2001 al 20,3% nel 2011, con un incremento di ben 1,8 milioni di individui per questa classe di età. Nello stesso periodo, il numero di ragazzi fino a 14 anni di età è aumentato di circa 348 mila unità, portando la relativa quota al 14% del totale (14,3% nel 2001). Anche la popolazione in età attiva, pur aumentando nell’arco del decennio di 1 milione 456 mila unità, ha oggi minor peso percentuale rispetto al 2001, il 65,7% contro il 67,3%.
Particolarmente veloce è stata anche la crescita della popolazione di 85 anni e oltre. Nel 2001, i cosiddetti “grandi vecchi” erano 1 milione 234 mila, pari al 2,2% del totale. Oggi, sono 1 milione 675 mila, pari al 2,8% del totale. La stima delle persone ultracentenarie si è addirittura triplicata dal 2001 al 2011, da circa 5 mila 400 individui a oltre 16 mila.
Come conseguenza dell’aumento della popolazione anziana, l’età media della popolazione continua a crescere: da 41,7 anni nel 2001 a 43,5 nel 2011. Le regioni del Mezzogiorno hanno una popolazione relativamente più giovane (41,9 anni di media contro i 44,3 del Centro e del Nord), anche considerato che al Nord contribuisce ad abbassare l’età media la presenza di immigrati. Tra gli stranieri residenti si registra, infatti, un’età media di 31,8 anni e di essi il 22% ha fino a 17 anni di età e il 68,5% meno di 40 anni. Nelle regioni del Nord gli stranieri hanno un profilo per età ancora più giovane: un’età media di 31,1 anni, con una percentuale di minori pari al 23,5%.

24 gennaio 2011
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