Vaccinazioni. Paura per 4 genitori su dieci, temono effetti collaterali. I pediatri: “Timori infondati”
Meno di un genitore su 3 ha vaccinato i figli contro il meningococco C, appena 1 su 10 sceglie l’antinfluenzale. Eppure i medici li consigliano per 9 bambini su 10. Questi i risultati di un’indagine dell’Osservatorio Paidòss presentata al 1° Forum Internazionale dell’infanzia, dell’adolescenza e della famiglia, a Napoli
26 SET - Ben 4 famiglie su dieci hanno paura a vaccinare i propri figlie per timore degli effetti collaterali. Il risultato? Solo un genitore su due ha praticato il vaccino per lo pneumococco, uno su tre quello per il meningococco, appena il 18% l’anti-varicella e solo il 10% l’antinfluenzale o l’anti-Hpv. Soltanto il vaccino per morbillo, parotite e rosolia è più diffuso, ma si va da una somministrazione del 60% in Campania a un 90% in Lombardia, mentre oltre il 35% dei genitori proverebbe metodi alternativi per la vaccinazione contro l’influenza.
Una contrazione dell’atto vaccinale determinata da paure infondate e cattiva informazione. Tant’è che nonostante il timore che alcune malattie colpiscano i propri figli, solo uno su due sa che c’è un vaccino per l’epatite A, appena uno su cinque che esiste quello per il meningococco C. Un genitore su cinque hanno paura di possibili conseguenze successive alla vaccinazione, mentre il 5% li considera addirittura inefficaci.
E il “dottor internet” sta peggiorando il quadro. Tra le prime richieste di notizie nei motori di ricerca figurano proprio quelle antivaccino. E così il “si dice” porta a comunicazioni distorte.
A fotografare l’atteggiamento di pediatri e famiglie nei confronti dei vacciniin Italia è un’indagine dell’Osservatorio Nazionale Paidòss, presentata durante il 1° Forum Internazionale dell’infanzia, dell’adolescenza e della famiglia, a Napoli dal 25 al 27 settembre.
La ricerca, condotta su 105 famiglie e 255 pediatri che hanno in cura oltre 800mila bambini, dimostra innanzitutto che i genitori hanno una gran paura di molte malattie infettive: meningite ed epatite A sono ai primi posti assieme a poliomielite e tetano, seguite da morbillo, pertosse e varicella mentre l’influenza è all’ultimo posto fra le preoccupazioni di mamme e papà.
“L’obiettivo dell’Osservatorio è quello di misurare i bisogni non solo dei bambini, ma anche degli adolescenti e qundi della famiglie – ha detto
Giuseppe Mele, presidente di Paidòss– per questo abbiamo iniziato a produrre dati, somministrando questionari non solo ai pediatri, ma anche alle famiglie per conoscerne le criticità, perché fotografando la realtà, intercettando i bisogni riusciamo a misurare lo stato del Paese e a offrire soluzioni. E la conoscenza di quello che sta avvenendo sui vaccini rientra in queste strategie”.
I vaccini sono di fatto “oggetti misteriosi” per la maggioranza dei genitori, anche se gran parte di loro si affida al proprio pediatra per prendere decisioni. Ma qual è la posizione dei pediatri? Vove su dieci raccomanda i vaccini per morbillo, pneumococco, meningite e Hpv, sei su dieci ritengono utile quello per la varicella, uno su due consiglia l’antinfluenzale e il 40% promuove l’anti-rotavirus. Ma va detto anche che un 10% di medici non è del tutto convinto dell’efficacia dei vaccini. Inoltre pochi riescono a eseguire le vaccinazioni sui propri assistiti, rimandandoli alle Asl di competenza: circa tre pediatri su dieci ammette di avere ambulatori troppo affollati. E non tutti, infine, hanno una preparazione specifica.
L’indagine mostra poi che il 90% dei genitori va su internet per trovare informazioni sui vaccini, anche se il 70% è a conoscenza dell’esistenza di siti certificati e qualificati dove trovare notizie corrette.
“In rete – ha aggiunto Mele – si possono trovare siti anti-vaccinazioni che riferiscono di pericoli oggettivamente preoccupanti: i vaccini sono stati accusati di provocare l’autismo, malattie autoimmuni, sclerosi multipla e altre patologie neurologiche, perfino tumori. Nonostante non ci siano prove reali e documentate e anzi, sia invece certo il beneficio delle vaccinazioni per sventare i ben più certi rischi derivanti dalle malattie che combattono, tuttora quattro genitori su dieci si fanno bloccare dalla paura. L’“antidoto” a questi infondati timori può essere proprio il pediatra, a cui rivolgersi per chiarire dubbi e incertezze”.
In ogni caso per Mele serve un cambio di rotta.
“I piani vaccinali sono diversi da Regione a Regione – ha spiegato – e se non viene attuato un piano vaccinale a livello nazionale omogeneo rischiamo di non offrire a tutti le stesse opportunità di salute. Serve un finanziamento ad hoc altrimenti tra vent’anni pagheremo le conseguenze del mancati atto vaccinale, strumento formidabile di prevenzione. Per questo vaccini devono entrare nei Livelli essenziali di assistenza. Le strategie vaccinali devono passare attraverso strategie consapevoli. Ma i calendari vaccinali regionali non sono omogenei nonostante le indicazioni delle società scientifiche fin ora prodotte. Pensiamo che fino a qualche anno fa vaccinavamo la metà dei nostri pazienti contro l’influenza, oggi c’è un crollo di queste vaccinazioni. Per questo – ha concluso – chiediamo al Governo una campagna di informazione sull’atto vaccinale. Ma anche i medici devono fare la loro parte recuperando il valore della visita, dell’anamnesi e soprattutto della comunicazione con i genitori”.
È perciò importante non abbassare la guardia, hanno concluso i pediatri, e continuare a formare i colleghi sull’opportunità della prevenzione delle malattie attraverso questi strumenti di salute, in modo che diventino ambasciatori di informazioni corrette per le famiglie e vengano combattute le notizie prive di fondamento, che mettono a rischio il benessere di tutta la comunità”.
26 settembre 2014
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