Settimana mondiale tiroide. L'Iss fa il punto sulla carenza di iodio: "Solo il 50% del sale venduto è iodato"
I più esposti ai rischi di carenza del prezioso elemento fondamentale per la crescita sono i bambini in età scolare, le donne in gravidanza e anche i neonati. Del sale venduto, solo la metà è iodato. Percentuale che scende al 23% nella ristorazione collettiva e al 7% nell'industria alimentare
16 MAG - La carenza di iodio è un problema di salute cui è ancora esposto il 29% della popolazione mondiale, mentre circa il 12% degli italiani sono affetti da gozzo. Sono le stime riferite dall’Osservatorio Nazionale per il Monitoraggio della Iodoprofilassi (OSNAMI) dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), alla vigilia della Settimana Mondiale della Tiroide - una manifestazione che avrà luogo a livello globale dal 19 al 25 maggio prossimi. L’OSNAMI, una struttura epidemiologica mediante la quale viene effettuata la sorveglianza su scala nazionale del programma di iodoprofilassi, illustra come ancora soltanto poco più del 50% di tutto il sale venduto sia iodato: questi dati sono resi noti da Antonella Olivieri, responsabile scinetifico dell'Osservatorio. E le percentuali di vendita di sale iodato scendono se si passa al settore della ristorazione collettiva (23%) e dell'industria alimentare (7%). OSNAMI, inoltre, ha pubblicato, sulla pagina web dell'ISS, una
tabella che riporta il trend nazionale di vendita del sale iodato nell'arco di sei anni, dal 2006 al 2012, sia nella distribuzione generale, sia nella ristorazione collettiva che nell'industria alimentare.
Questa carenza nutrizionale può comportare effetti negativi in tutte le fasi della vita. Lo iodio infatti, è il costituente fondamentale degli ormoni tiroidei, i quali svolgono un ruolo determinante nello sviluppo e nell’accrescimento, ma anche nel mantenimento dell’equilibrio metabolico dell’organismo adulto.
Esistono già una serie di misure finalizzate a promuovere il consumo di sale arricchito di iodio su tutto il territorio nazionale.
Inoltre, nell’obiettivo di ridurre la frequenza dei disordini derivanti della carenza di iodio, uno strumento importante è stato fornito dalla legge n. 55, emanata il 5 marzo 2005,
Disposizioni finalizzate alla prevenzione del gozzo endemico e di altre patologie da carenza iodica.
Proprio a supporto dello strumento legislativo l’intesa Stato Regioni del 26 febbraio 2009 ha istituito l’OSNAMI, i cui dati, pur evidenziando un miglioramento dell’assunzione di iodio a livello di popolazione rispetto al passato, confermano il persistere nel nostro paese di una carenza nutrizionale di iodio che, anche se non severa, determina ancora un’alta frequenza di gozzo e di altri disordini correlati. I dati evidenziano talvolta un insufficiente apporto di iodio mostrando, soprattutto nel caso dei bambini in età scolare, valori più marcati della carenza nelle regioni a sud rispetto al nord.
Ecco i dati: sale iodato
I dati di vendita fino ad oggi raccolti, grazie alla collaborazione dei principali produttori e/o distributori di sale sul territorio nazionale, indicano chiaramente che poco più del 50% di tutto il sale venduto presso la grande distribuzione è sale iodato. Inferiore è la percentuale di vendita di sale iodato (23%) nella ristorazione collettiva. Ancor più critica è la situazione nell’industria alimentare presso la quale la percentuale di vendita del sale iodato non supera il 7% di tutto il sale venduto.
Bambini in età scolare
In collaborazione con gli Osservatori Regionali per la Prevenzione del Gozzo è stata analizzata la ioduria, ovvero la concentrazione di iodio in campioni di urine di bambini in età. I dati raccolti negli ultimi tre anni hanno mostrato che in 6 delle 9 regioni che hanno partecipato allo studio i valori mediani di ioduria rilevati sono ancora al di sotto di 100 microg/L, valore indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità quale soglia al di sotto della quale la popolazione esaminata viene identificata come iodocarente. Anche per ciò che riguarda la frequenza di gozzo, i dati raccolti confermano il permanere di un insufficiente apporto nutrizionale di iodio nella popolazione scolare italiana (Regioni del Centro-Nord 4-10%, Regioni del Sud-Isole 10-15%).
Donne in gravidanza
La stessa misura della ioduria è stata effettuata in un gruppo di donne in gravidanza che non assumevano integratori contenenti iodio, sempre mediante la collaborazione con gli Osservatori Regionali per la Prevenzione del Gozzo, è stato possibile effettuare la misura della ioduria in un elevato numero di donne in gravidanza che non. I risultati ottenuti hanno dimostrato una condizione di insufficiente apporto iodico nelle donne esaminate, confermando l’importanza dell’integrazione iodica in gravidanza e durante l’allattamento, al fine di garantire il raggiungimento dell’aumentato fabbisogno iodico in queste fasi della vita.
Popolazione neonatale
Nel nostro Paese, anche i neonati risultano ancora esposta agli effetti della carenza nutrizionale di iodio, come confermato dall’elevata frequenza di valori elevati di un indicatore biologico specifico, il TSH neonatale. La determinazione di questo ormone viene utilizzato per lo screening neonatale dell’ipotiroidismo congenito che è obbligatorio per legge e che prevede l’esecuzione del test in tutti i neonati.
16 maggio 2014
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