Assistenza socio-sanitaria. Terranova (Federsanità): "La sfida è garantire omogeneità in ogni parte d’Italia"
di Lorenzo Terranova
C’è un dibattito, nonché una forte consapevolezza dei cittadini, per salvaguardare i diritti di universalità e accessibilità nell’assistenza sanitaria. Mentre in maniera “quasi esplicita” tali diritti non sono salvaguardati con le stesse garanzie e intensità nel sistema dell’assistenza socio-sanitaria
12 DIC - L’Istat ha pubblicato nei giorni scorsi il
Report sui Presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari (dati a tutto il 2011). Il Report evidenzia, fra l’altro, la disparità nord-sud (i posti letto socio-sanitari sono nel nord-est 8,0 per 1.000 residenti contro l’1,9 del sud e delle isole), il tipo di assistenza erogata nelle strutture socio-sanitarie (il 26,6% dei posti letto offre un livello classificato “medio”, e oltre il 57% dei posti letto offre assistenza socio-sanitaria definita “alta”) e un’assistenza mirata agli anziani (oltre l’81% dei posti letto del socio-sanitario è destinato ad anziani).
Emerge in questo Report una forte integrazione pubblico-privato (no-profit e profit); laddove il soggetto pubblico (titolare giuridico del presidio) gestisce direttamente il presidio, o più frequentemente ne affida la gestione a soggetti no-profit, enti religiosi o imprese private.
Questi dati consentono di avviare delle prime riflessioni, anche alla luce delle trasformazioni che il nostro sistema di welfare ha intrapreso (o dovrebbe intraprendere).
1. Il modello che vede il sistema socio-sanitario distaccato dal sistema sanitario è definitivamente scomparso. Tutti gli attori del sistema hanno compreso la necessità di una razionalizzazione dell’offerta e una rideterminazione dei pesi (oggi abbiamo circa 200.000 pl. ospedalieri e circa 280.000 pl. in strutture socio-sanitarie). Proprio nelle Regioni meridionali dove i pl. socio-sanitari sono minori, maggiore è la difficoltà a intervenire nella razionalizzazione della rete ospedaliera. Probabilmente, dovrà continuare questo trend, ma avendo ben presente che l’aumento dei pl. in assistenza socio-sanitaria sarà più veloce e marcato rispetto alla riduzione dei pl. ospedalieri. La necessità di un’integrazione sempre più forte fra i due tipi di assistenza viene ormai chiaramente percepita in molte realtà regionali. Tale processo di integrazione richiede di rivedere anche il modello organizzativo dell’offerta diretta e indiretta (tema della governance).
2. Associata a questa rimodulazione occorre implementare in maniera puntuale i requisiti di valutazione dei risultati (esiti) e della qualità nell’assistenza socio-sanitaria. Oggi abbiamo ben definite linee guida, protocolli, buone pratiche nell’assistenza sanitaria, mentre nella parte socio-sanitaria ciò non sempre avviene. E’ necessario affinare il sistema di valutazione dei risultati e delle performance per giungere a un modello di sistema in grado di rispondere ai bisogni dei cittadini. La discussione sul finanziamento basato sugli esiti (pay-per-performance) deve pertanto presupporre il processo di integrazione fra le dimensioni dell’assistenza sanitaria e dell’assistenza socio-sanitaria (tema del finanziamento).
3. Obiettivo fondamentale è puntare a una reale omogeneità nelle garanzie offerte dall’assistenza sanitaria e dall’assistenza socio-sanitaria. C’è un dibattito, nonché una forte consapevolezza dei cittadini a salvaguardare i diritti di universalità e accessibilità, nell’assistenza sanitaria; mentre in maniera “quasi esplicita” tali diritti non sono salvaguardati con le stesse garanzie e intensità nel sistema dell’assistenza socio-sanitaria (tema dei diritti).
4. La necessità di rivedere (maggior coordinamento e contestuale velocizzazione) i rapporti fra Stato e Regioni comporta il rischio di omogeneizzazione di taluni fabbisogni sanitari e socio-sanitari (ancor di più socio-assistenziali); a fronte di ciò si evidenzia la necessità di garantire la presenza dei cittadini nella manifestazione dei propri bisogni attraverso il rafforzamento della loro presenza sia attraverso forme istituzionalizzate (enti locali) e forme associative volontarie (tema della riforma istituzionale).
Recentemente, il Ministro
Lorenzin ha affermato che “la spesa pubblica in sanità è più bassa rispetto alle altre realtà europee. Per questo non sono più tollerabili sprechi che […] vanno attribuiti esclusivamente a errori della governance”. La sfida lanciata al sistema di welfare sanitario è fondamentale, anche alla luce delle difficoltà finanziarie del nostro sistema, perché la garanzia dei diritti può esserci solo avendo a disposizione le giuste risorse (finanziarie ma non solo), ma pensando a una ridefinizione del peso delle diverse forme di “assistenza”.
Lorenzo Terranova
Direttore del Centro Studi Federsanità Anci
12 dicembre 2013
© Riproduzione riservata
Altri articoli in Studi e Analisi