Ancora sui costi standard. Se la “ragioneria” fa “politica”
di Ivan Cavicchi
La ragioneria è un metodo per “dar ragione”, nel senso di rendere conto dell’andamento delle cose e serve per analizzare un sistema economico. Ma in nessun caso, in sé, è una politica, ed è pericoloso che si scambi e si confonda politica con ragioneria. Ma è quanto sta accadendo con i costi standard in sanità
04 SET - L’articolo di
Mauro Quattrone sui costi standard ci ha chiarito ancora più tecnicamente il rischio di un impatto negativo che questi potrebbero avere sul sistema sanitario pubblico. La cosa mi colpisce perché a fronte di una analisi tecnica così competente, vedo, soprattutto da parte della ministra Lorenzin e delle Regioni, una pericolosa incompetenza nel trattare la questione quasi come se fosse una cosa semplice e scontata.
Secondo me la fanno troppo facile. Ieri la ministra alla Saluteha dichiarato:“abbiamo il patto della Salute che è il nuovo piano regolatore della sanità in cui entreranno delle fonti di riprogrammazione del riparto, tenendo conto che stanno entrando in vigore i cosiddetti costi standard”. Che vuol dire “stanno entrando”? Con quali metodologie? Con chi sono stati discussi? I costi standard sono per caso un affaire finanziario solo tra governo e regioni?
Non meno sorprendente è stato il dibattito organizzato alla festa nazionale dei democratici con i massimi rappresentanti della sanità del PD. Dal resoconto dei giornali si è capito che la distanza tra i problemi reali della sanità e le proposte del Pd è preoccupante. D’accordo che ora il presidente del consiglio è Letta e non Monti, ma la sanità è sempre quella e non capisco in ragione di quale magia questo fantomatico “patto” riuscirà, dopo l’imu, l’iva, la service tax, i tagli lineari a risanarla. Il responsabile del Forum Salute del Pd, il mio amico Lionello Cosentino, propone di istituire degli indicatori che misurino la qualità del servizio e i tempi d’attesa.
Bene caro Lionello facciamoli pure questi indicatori, ma da quel che scrive Quattrone (esperto di tecniche di previsione dei flussi economici e finanziari e di pianificazione della contabilità analitica) una volta che hai dei costi standard fasulli che ci fai con i tuoi indicatori di qualità? Cioè dove va a finire la qualità?
Se nonostante tutto mi ostino a vedere il Pd come una speranza riformatrice è perché, se il Pd cede o non tira fuori nuove politiche o più semplicemente avversa o ignora come sta facendo in questi anni un pensiero riformatore più avanzato bevendo i costi standard, per la sanità è la fine. Nel senso che verrebbe meno uno storico baluardo del pensiero riformatore in sanità.
Allora mi permetto di riproporre a Lionello Cosentino di nuovo la questione politica. I costi standard inventati con il pretesto di combattere la malasanità, con il solito esempio della siringa che costa x ed y a seconda da dove la si compra, non c’entrano niente .
Se davvero volessimo risolvere il problema della siringa vi sono i prezzi di riferimento, le medie ponderate, le metodologie della trasparenza, le denunce contro gli imbrogli, che sono metodologie che certamente non hanno la pretesa di cambiare il sistema attraverso a contabilità. Il problema politico è tutto qua: si può cambiare un sistema di diritto usando una fraintesa contabilità per definanziarlo? Perché non vi è dubbio e lo
ha detto con chiarezza la Cgil, il rischio di fare dei costi standard una malcelata politica di tagli lineari, è forte. Infatti se essi non fossero calcolati correttamente, (Quattrone parla di costi diretti e indiretti, di deriver cost, full cost, ecc) essi sarebbero fatalmente calcolati al ribasso rispetto ai costi reali del sistema. Inoltre, da quel che risulta a me, non ci sono i parametri in grado di rappresentare tutti i sottosistemi del sistema .
Insomma può la ragioneria decidere le sorti dell’art. 32? La ragioneria è un metodo per “
dar ragione”, nel senso di rendere conto dell’andamento delle cose e serve per analizzare un sistema economico. Essa è l’insieme delle regole alle quali ubbidisce il sistema dei conti. Ma in nessun caso, in sé, è una politica, ed è pericoloso che si scambi e si confonda politica con ragioneria. Non è bastata la lezione delle aziende?
Per me e non sono un indovino, è gioco facile predire i tanti casini che deriveranno a causa dei costi standard, ma come diceva quel macellaio malizioso alla signora esigente “da questa parte lo volete e da questa parte ve lo do”. Ne riparleremo, quindi. Non si dovrà aspettare molto, vedrete. L’unico mio dispiacere è che a pagare per gli effetti collaterali dei costi standard non saranno i suoi prescrittori ma coloro ai quali saranno prescritti, cioè i malati e gli operatori. Ma è tempo che anche loro si diano una svegliata.
Ivan Cavicchi
04 settembre 2013
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