Disturbi del comportamento alimentare. Le raccomandazioni dell'Iss per i giovani
Pubblicato sul sito del Ministero della Salute il documento definitivo di consenso della Conferenza nazionale sui Dca, svoltasi il 24 e 25 ottobre 2012 a Roma presso l'Iss. Nel documento sono riportate specifiche raccomandazioni sul tema, accompagnate dalle relative motivazioni scientifiche.
12 GIU - Disturbi del comportamento alimentare. Sotto questo nome si nascondono un insieme di sindromi a etiologia multifattoriale, caratterizzati da alcuni elementi psicopatologici comuni, comprendenti un insieme di alterazioni affettive, cognitive e comportamentali strettamente correlate all’ingestione di cibo e all’immagine corporea. E sono pericolosi per la salute di chi ne soffre. In totale, circa tre milioni di persone in Italia e decine di milioni di giovani nel mondo si ammalano ogni anno.
Per ogni 100 ragazze in età adolescenziale, si stima che 10 soffrano di qualche disturbo collegato all’alimentazione, 1-2 delle forme più gravi come l’Anoressia e la Bulimia, le altre in manifestazioni cliniche transitorie e incomplete.
La difficoltà di conoscere esattamente la diffusione dei disturbi del comportamento alimentare rispetto ad altre malattie, oltre che nella complessità di uniformare gli studi, risiede nella particolarità di un disturbo la cui prevalenza nella popolazione generale è molto bassa, ma che può raggiungere tassi molto alti in sottopopolazioni specifiche; ciò sia nella tendenza delle persone affette ad occultare il proprio disturbo e disagio e ad evitare, almeno per un lungo periodo iniziale, l’aiuto di professionisti che nella possibilità di un progetto di cura tempestivo.
Se i dati epidemiologici comuni a tutte le ricerche internazionali riguardanti la prevalenza per l’età e il sesso della popolazione colpita dal disturbo ci indicano un rapporto femmine - maschi di 9 a 1 e un aumento dell’incidenza della patologia bulimica rispetto a quella anoressica, nel contesto italiano i dati disponibili su incidenza e prevalenza dei Dcs (disturbi del comportamento alimentare) appaiono significativamente discordanti. Inoltre stiamo assistendo a un continuo mutare dei disturbi stessi: è sempre più difficile trovare delle forme pure di Anoressia e Bulimia, mentre proliferano disturbi sotto-soglia che non rientrano nei criteri diagnostici condivisi.
Per rispondere alla necessità di rendere disponibili dati epidemiologici e raccomandazioni basate sulle evidenze scientifiche da condividere a livello nazionale, l’Ufficio Relazioni Esterne dell’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con l’Ausl n.2 dell’Umbria e con il patrocinio del Ministero della Salute, ha promosso il 24 e 25 ottobre all’Istituto Superiore di Sanità la Conferenza nazionale di consenso sui Disturbi del Comportamento Alimentare.
Il risultato dei due giorni di lavoro è stato un
Documento di Consenso redatto da un panel giuria basato sull’analisi critica della letteratura scientifica più aggiornata. Il documento raccoglie una serie di raccomandazioni, elaborate da un gruppo di esperti multidisciplinare e multiprofessionale. per una gestione appropriata dei Dca nelle aree di intervento: epidemiologia, prevenzione e modelli organizzativi.
RACCOMANDAZIONI PER L'AREA DI EPIDEMIOLOGIA
In relazione al quesito 1: quali sono i dati di prevalenza, di incidenza e mortalità riguardanti i Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) in ambito nazionale e internazionale?
Si raccomanda che vengano condotti studi di prevalenza, di incidenza e mortalità riguardanti i DCA in Italia su ampi campioni della popolazione al fine di inquadrare i DCA dal punto di vista epidemiologico, aggiornando costantemente i dati. Si raccomanda, inoltre, che tali studi includano aspetti internistico-nutrizionali, relativi cioè al quadro metabolico e allo stato di nutrizione dei pazienti, e che negli studi siano adottati strumenti diagnostici standard, ovvero omogenei e universalmente accettati. Si auspica infine l’istituzione di un registro nazionale dei DCA.
In relazione al quesito 2: quali sono i dati di attività dei servizi che gestiscono i DCA (ambulatorio, DH, riabilitazione residenziale, ricovero ospedaliero)?
Si raccomanda di effettuare una ricognizione:
- dei sistemi informativi in uso per l’assistenza
- dei modelli organizzativi e dei percorsi assistenziali
- dei processi di gestione e qualificazione del personale
- del livello di integrazione tra servizi territoriali ed ospedalieri.
Sempre in risposta al secondo quesito, si raccomanda il monitoraggio dei processi e degli esiti in tutti i livelli di assistenza e dell’applicazione di pratiche evidence-based.
RACCOMANDAZIONI PER L'AREA DI PREVENZIONE
In relazione al quesito 1. Quali sono i principali fattori di rischio e fattori scatenanti associati ai DCA? Quali i fattori protettivi?
Per la ricerca, si raccomanda di definire modelli di sviluppo dei DCA al fine di comprendere le interazioni dinamiche dei fattori di rischio e di quelli protettivi; di stabilire in che modo interagiscono patologie con diversa etiopatogenesi e, con riferimento ai fattori di rischio ambientali, è opportuno promuovere indagini per individuare popolazioni a rischio.
Per la pratica clinica, si raccomanda che venga condotta un’anamnesi per accertare l’esposizione a determinati fattori di rischio, associati a DCA:
- familiarità per disturbi psichiatrici
- possibili eventi avversi/traumatici, malattie croniche dell’infanzia e difficoltà alimentari precoci
- possibili comorbidità psichiatriche
- appartenenza a gruppi in cui è maggiore la pressione socio-culturale verso la magrezza (modelle, ginnaste, danzatrici..)
- percezione e interiorizzazione dell’ideale di magrezza
- insoddisfazione dell’immagine corporea
- scarsa autostima e perfezionismo
- stati emotivi negativi
In relazione al quesito 2. Esistono evidenze di efficacia per la prevenzione universale dei DCA in termini di strategie, strumenti e figure professionali coinvolte?
Si raccomanda di:
- promuovere approcci basati sulla dissonanza cognitiva e sull’alfabetizzazione mediatica che hanno dato risultati promettenti nel ridurre i fattori di rischio quali l’interiorizzazione dell’ideale di magrezza e l’insoddisfazione per le forme corporee
- potenziare la ricerca sulla costruzione dio modelli di prevenzione integrati DCA e obesità
- implementare ulteriori ricerche che valutino l’efficacia di interventi volti a potenziare le proprie life skills (ovvero le competenze per la vita) e i fattori protettivi.
In relazione al quesito 3. Esistono evidenze di efficacia per la prevenzione selettiva dei DCA?
Agli operatori della prevenzione si raccomanda di:
- individuare popolazioni a rischio attraverso un assessment dei fattori di rischio
- intercettare la popolazione a rischio attraverso proposte di intervento che favoriscano la motivazione alla partecipazione
- adottare programmi già dimostratisi efficaci
- evitare nuove strade che potrebbero avere scarsi risultati in assenza di studi di efficacia.
Ai ricercatori si raccomanda:
- che gli studi futuri individuino indicatori di esito, quali l’effetto sui fattori di rischio o sull’incidenza dei DCA
- che gli interventi più efficaci dovrebbero essere testati in studi appositi
- che sono necessarie replicazioni indipendenti degli studi dimostratisi più efficaci
- gli approcci migliori dovrebbero essere integrati fra loro (dissonanza cognitiva, peso salutare)
RACCOMANDAZIONI PER L'AREA PERCORSI E MODELLI ORGANIZZATIVI
In relazione al quesito 1. Qual è il percorso diagnostico-terapeutico-riabilitativo ottimale per le persone con DCA? Quali le figure professionali coinvolte?
Il percorso diagnostico-terapeutico-riabilitativo dei pazienti con DCA dovrebbe includere sia gli aspetti psichiatrici e psicologici, sia quelli nutrizionali e fisici, sia quelli socio-ambientali. Dovrebbe inoltre garantire: il coinvolgimento attivo degli utenti e dei familiari; la gestione specifica per età e per disturbo, la presenza di personale con esperienza e formazione specifica sui differenti DCA; il trattamento delle eventuali comorbidità e delle conseguenze del disturbo.
Le figure professionali coinvolte dovrebbero essere, a seconda dell’età del soggetto:
- il medico di medicina generale o il pediatra di famiglia
- psichiatri o neuropsichiatri infantili
- psicologici
- psicoterapeuti
- nutrizionisti clinici
- internisti o pediatri
- dietisti
In relazione al quesito 2: quale è il modello organizzativo per la gestione migliore dei DCA?
Il modello organizzativo per la gestione dei DCA dovrebbe essere multidimensionale, interdisciplinare e multi-professionale integrato. Dovrebbe inoltre essere età specifico. L’ambulatorio dovrebbe essere il fulcro del paziente con DCA e, nello stesso tempo, dovrebbero essere previste altre tipologie di strutture con livelli assistenziali crescenti, tutte articolate tra loro in una sorta di network assistenziale stabile.
È stata inoltre evidenziata la presenza di numerose aree che necessitano di monitoraggio, approfondimenti e ricerca, ed in particolare appare opportuno:
- promuovere interventi di sensibilizzazione e formazione per gli operatori sanitari onde facilitare l’individuazione precoce dei DCA e garantire l’appropriatezza della presa in carico
- promuovere l’individuazione di indicatori di livello clinico condivisi, anche al fine di migliorare l’appropriatezza dell’accesso ai vari livelli assistenziali
- promuovere l’individuazione di indicatori di esito condivisi
- promuovere l’analisi omogenea dei fattori che possono favorire la cronicizzazione
- promuovere il monitoraggio dei costi degli interventi proposti e del rapporto costo/efficacia
- promuovere l’adozione di un’ottica di benchmarking tra i servizi che compongono la rete terapeutico-assistenziale per le persone con DCA
- monitorare il percorso terapeutico-assistenziale dei pazienti in età evolutiva ed adolescenziale, con particolare riferimento all’appropriatezza dei ricoveri in ambito ospedaliero
- promuovere una consensus conference specifica per i DCA in età infantile ed adolescenziale.
La Conferenza e i suoi risultati rappresentano un passo importantissimo nell’affrontare in sede nazionale la tematica dei DCA a sollievo delle famiglie e delle persone toccate direttamente da queste patologie.
12 giugno 2013
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