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Ospedali a confronto. Un’analisi che non può essere accantonata

di Roberto Polillo

Lo studio dell’Altems-Cattolica sulle performance così distanti di alcuni ospedali del Lazio ha suscitato un bel dibattito. Anche se lascia sorpresi il “silenzio” di molti protagonisti di quello studio. Ma ora, aggiustamenti a parte, è la Regione e Zingaretti che devono fare i conti con quei numeri

19 APR - Nel dibattito avviato a seguito della pubblicazione dello studio della Università Cattolica sul confronto tra costi e valore della produzione tra Policlinico Gemelli e altre Aziende Ospedaliere del Lazio ci sono degli illustri assenti.
 
I più scontati e prevedibili sono quelli dei Direttori Generali del San Giovanni, Sant’Andrea e San Camillo,  il cui  silenzio potrebbe essere interpretato come un implicito riconoscimento  della robustezza analitica dello studio e quindi  della  correttezza delle conclusioni su una netta superiorità del Policlinico Gemelli in tema di efficienza gestionale.
 
Certo, è paradossale che a difesa del San Camillo sia dovuto scendere il Dott Schiavo  responsabile del Sindacato Anaao, mentre la Direzione Aziendale, notoriamente molto presente  sulle pagine di giornali e nelle trasmissioni Rai,  ha preferito non esternare nulla su un argomento sicuramente molto  imbarazzante per chi è stato chiamato a gestire il più grande ospedale d’Europa e che dallo studio viene pesantemente penalizzato.
 
Meno comprensibile appare il silenzio della Regione che forse su tale argomento qualcosa dovrebbe dire e soprattutto fare, una volta accertata la correttezza dello studio,  anche se bisogna dare atto a Zingaretti di aver già messo in moto la macchina regionale e di aver dato dei segnali di discontinuità rispetto alla precedente amministrazione. Encomiabile  il comportamento del Dott. Sommella, Direttore del San Filippo, che non solo non si è sottratto al confronto,  ma è intervenuto in due occasioni con tempestività, entrando nel merito delle questioni e sollevando alcune obiezioni in parte condivisibili.
 
Prendendo per buone le osservazioni del Dott Sommella (ad esclusione di quelle relative ai bilanci del Policlinico Gemelli) rimane però evidente che il gap messo in luce dallo studio non può essere colmato in nessun modo,  anche adottando i dovuti correttivi da lui suggeriti.
Questo del resto ha ribadito il Prof. Cicchetti che ovviamente del Gemelli ha fotografato la situazione attuale ben diversa da quelle degli anni precedenti in cui i bilanci del Policlinico del Sacro Cuore venivano sistematicamente ed impropriamente  ripianati attraverso il meccanismo della  remunerazione di attività non misurabili i cui importi,  guarda caso, andavano a colmare quelle stessa distanza tra costi e Drg prodotti  che Petti e al. hanno messo in luce per i nosocomi romani
 
La discussione  si è poi arricchita con un contributo della Uil condivisibile solo in parte. E’ vero infatti che sono le tre regioni in cui è più forte la componente privata ad avere accumulato i ¾ del disavanzo totale, ma lo studio del Gemelli, prende in esame la capacità gestionale di singole strutture indipendentemente dalla loro natura giuridica.
 
Il Gemelli dunque sotto la spinta del taglio dei finanziamenti regionali (circa 150 milioni annui a partire dalla fine degli anni 2000) ha saputo implementare con successo un processo di riorganizzazione delle proprie strutture che continua tuttora (ad ultimo la centralizzazione di tutti i laboratori diagnostici).  Il processo non è stato indolore: taglio di posti  letto, chiusura di intere divisioni (la dermatologia per. es. che non ha più posti di degenza ma solo di DH), riduzioni dei livelli stipendiali, taglio delle assunzioni, precarizzazione dei contratti di lavoro etc,  ma i risultati in termini economici  sono stati raggiunti con il quasi pareggio in bilancio di cui il Prof. Cicchetti è giustamente fiero.
 
Ben diversa la situazione degli altri ospedali romani impietosamente fotografata da Petti e col. Pesa sugli eredi del Pio Istituto  la mancanza di una politica regionale di riorganizzazione e rimodulazione-semplificazione dell’offerta attraverso la concentrazione in poche strutture delle alte specialità. A questo si accompagna il drammatico dis-equilibrio di posti letto disponibili  tra i diversi quadranti della città, la mancata realizzazione delle reti cliniche previste solo sulla carta e la carenza  della medicina di iniziativa.
 
E così gli ospedali romani si sono visti tagliare i posti letto ma i loro direttori generali non sono riusciti ad abbattere i costi fissi (basta guardare il pietoso stato in cui versa ancora  il Policlinico Umbeerto1) con il risultato che il costo per unità di prodotto è lievitato. E da questo punto di vista l’analisi del Prof. Cicchetti va tenuta nella giusta considerazione e deve rappresentare uno stimolo al cambiamento a cui nessuno deve sottrarsi
 
Abbiamo già diverse volte sostenuto che la regione Lazio è in una condizione di default non solo strutturale (per l’enorme disavanzo accumulato) ma anche culturale- cognitivo e soprattutto politico. La cifra di questi ultimi anni è stata la “nientificazione della programmazione” e l’“uso improprio delle risorse pubbliche” per usare un eufemismo. E’ da qui che Zingaretti deve partire per risanare il SSR e ridare fiducia ai nostri concittadini
 
Roberto Polillo

19 aprile 2013
© Riproduzione riservata


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