Omosessualità. Per i giovani non è più un tabù
La pensa così l'80% dei 1.000 giovani intervistati dall’Istituto di Ortofonologia. Per il il 29% l’omosessualità è una scelta consapevole e personale, per il 24% una variante sessuale normale che affianca l’eterosessualità. Ma per il 12% è una malattia. Il 48% è favorevole ai matrimoni gay, ma il 67% è contrario alle adozioni.
21 DIC - Di omosessualità si parla, non è un tabù per l’80% dei giovani italiani che dice di affrontare l’argomento in famiglia (29%), a scuola (17%) e tra gli amici (49,5%). Inoltre, secondo un recente sondaggio realizzato dall’Istituto di Ortofonologia (IdO) su circa 1.000 studenti, un ragazzo su tre dichiara di avere amici o amiche omosessuali. Per il 29% dei ragazzi l’omosessualità è una scelta consapevole e personale, mentre per il 24% una variante sessuale normale che si pone accanto all’eterosessualità. Invece, per un ragazzo su dieci (il 12%) si tratterebbe di un disturbo mentale.
“Quest’ultimo dato è certamente allarmante - hanno precisato gli psicoterapeuti dell’IdO - ma riflette l'atteggiamento del mondo esterno che li circonda, che per l’89% dei giovani è avvertito come ostile nei confronti dell’omosessualità. Infatti, alla domanda ‘quali persone dimostrano una maggiore difficoltà rispetto a questa tematica’ hanno risposto: la Chiesa nel 36% dei casi, la società in generale nel 31% e infine i genitori per il 13%”.
Eppure i ragazzi hanno le loro idee sull’argomento e le esprimono chiaramente: quasi un ragazzo su due (48%) è favorevole ai matrimoni gay, mentre nel 67% dei casi sono contrari alle adozioni per le coppie omosessuali.
Ma chi sono i gay e quando ci si rende conto di avere una diversa identità di genere? “Il ruolo di genere non necessariamente coincide col sesso biologico - hanno precisato gli esperti dell’IdO in una nota che accompagna la sintesi dei risultati del sondaggio- non è la sola natura, tramite la programmazione genetica, che definisce nella totalità cosa sia una personalità maschile o femminile, lo facciamo in buona parte anche noi in prima persona e il contesto in cui cresciamo”.
Ad esempio “i bambini, sia maschi che femmine, nascono con proprie caratteristiche di personalità che vengono poi incanalate verso la femminilità o la mascolinità. In adolescenza poi, i comportamenti sessuali sperimentati nell'infanzia vengono rivisti, selezionando quelli più adatti alla propria percezione di genere”.
Quindi la sessualità “è un’esperienza, come un viaggio - ha precisato la ginecologa Marina Risi, vicepresidente della Sipnei, la Società italiana di psico-neuro-endocrino-immunologia - e la pulsione verso il proprio sesso non è necessariamente indice di omosessualità, che spesso tra i giovani viene agita in maniera non sessuale. Parliamo di quel tipo di complicità che si crea tra due o tre ragazze o tra due o tre ragazzi e che spesso si caratterizza come una forma di omofilia, nel senso di amare il proprio sesso. Questo non vuol dire avere una tendenza omosessuale”.
È possibile, quindi, che in una fase della vita si verifichino attrazioni per persone dello stesso sesso, che tuttavia non comportano una vera e propria condizione di omosessualità o disturbi dell'identità di genere, ma rientrano nelle sperimentazioni che l'individuo sente di dover fare per definire meglio la propria identità. “Nei momenti di confusione - hanno concluso gli psicoterapeuti dell’IdO - può essere di aiuto parlarne con una persona di fiducia, perché confidarsi può aiutare a sentirsi meno disorientati e a fare chiarezza”.
21 dicembre 2012
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