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Perché ho le scatole piene degli economisti in sanità

di Ivan Cavicchi

Non c’è ne uno che dica qualcosa di diverso. Il punto però non è quello che propongono ma la pretesa di rifilarcelo quale verità apodittica rendendo slealmente implausibili le proposte concorrenti

14 DIC - Comincio ad avere le scatole piene dei luoghi comuni degli economisti che pretendono di spiegarci di che morte debba morire la sanità pubblica. Di tanti colori ma tutti con la stessa ossessione: debito pubblico, caduta del pil, trade off fra fabbisogno e risorse…quindi più tasse, più selettività, fondi integrativi, ribilanciamenti ecc .
 
Non c’è ne uno che dica qualcosa di diverso. Il punto però non è quello che propongono ma la pretesa di rifilarcelo quale verità apodittica rendendo slealmente implausibili le proposte concorrenti. ”Per evitare posizioni ideologiche e non confondere strumenti e fini” scrivono Pammolli e Salerno, “è essenziale affidarsi il più possibile a riferimenti oggettivi”.
 
Dicevo, luoghi comuni, quali?
* Tutti coloro che non la pensano come gli economisti fanno ideologia, l’idea di poter riformare in altro modo la sanità pubblica è ideologica, rendere compossibili diritti e limiti è ideologico, cercare soluzioni alternative ai tagli è ideologico. Viene il dubbio che la vera ideologia sia accusare gli altri di ideologia. Se esistono più soluzioni perché bisogna per forza controriformare la sanità?

* Dire che non bisogna “confondere strumenti fini” è un’affermazione che per lo meno andrebbe aggiornata. Il 900 è andato oltre questa visione lineare, insegnandoci le logiche circolari, complesse, del secondo ordine ecc. Le politiche delle 5R producono mezzi che quali fini servono a realizzare dei fini che a loro volta sono dei mezzi per tutelare la salute della gente. Non voglio nascondermi dietro le sottane di Passet, Mintzberg, Krugman, Stiglitz, ma è bene che si sappia che la complessità che in sanità è di casa, ha fatto il suo ingresso anche in economia.

* L’oggettività, per i nostri economisti coincide con i numeri, i dati. Sono gli stessi che abbiamo noi ma dai quali ricaviamo ben altre soluzioni. I numeri, ci ha spiegato Gigerenzer, per quanto oggettivi restano delle astrazioni interpretabili. Interpretare dei numeri fa perdere la loro ingenua oggettività “sporcandola” con le idee dei suoi interpreti. Persino il grande Milton Friedman, l’autore de “Il metodo dell’economia positiva” forse perché ispirato da Popper riconosceva ampi spazi all’interpretazione soggettiva. L’uso dei dati implica che gli economisti dichiarino pubblicamente i propri presupposti interpretativi. E questo non viene mai fatto. Non farlo è intellettualmente disonesto.

* Quanto alla “selettività” il luogo comune è pensare di risolvere tutto facendo la festa all’universalismo pur sapendo che i sistemi solidali e universali costano meno degli altri e danno di più degli altri. Ma liquidare ciò che costa meno e da di più a quale razionalità o ideologia corrisponde?
 
Gli “economisti per caso” come li ha definiti Krugman in realtà non conoscono la sanità, e non sanno far altro che proporre diseguaglianze perché non hanno alcuna idea per fare qualcosa di diverso. Si parla di “copayment intelligente” ma cosa c’è di più intelligente della fiscalizzazione cioè di dare a ciascuno secondo il proprio bisogno e di prendere da ciascuno secondo il proprio reddito? Cosa c’ è di più intelligente del dichiarare guerra all’antieconomicità, alla corruzione, alla politica insipiente, agli anacronismi organizzativi? Perché gli “economisti per caso” non parlano mai di queste cose? Forse perché questi dati non rientrano nella loro oggettività? O non sono compatibili con le loro ideologie?

Luoghi comuni quindi, quelli che McCloskey, economista che considerava gli economisti “antiquati”, ”ingenui”, autoritari”, ”ignoranti”, definirebbe una “operazione retorica”. E cosi è. Ideologia e retorica rispetto alla sanità sono i postulati arroganti della loro ottusa azione controriformatrice. Ricordatevi il proverbio: l’arroganza è in abominio al Signore. Essi pretendono che l’unico gioco sia quello al quale loro sanno giocare. Non ne conoscono altri. Se in sanità si giocassero altri giochi loro starebbero a guardare. Perderebbero potere e non solo. Questo è il problema. Essi “recepiscono le regole alla stregua di istruzioni per l’uso, e avanzano ostentando un sorriso sprezzante che contrasta con gli occhi rigorosamente bendati”. (A.Graziani)
 
Ivan Cavicchi
 
Letture consigliate:
* G. Gigerenzer, Quando i numeri ingannano, imparare a vivere nell’incertezza Cortina editore
* D. McCloskey, La retorica dell’economia Einaudi
* G .Usberti (a cura di), Modi dell’oggettività Bompiani
* J. Habermas, Teoria e prassi nella società tecnologica, Laterza
* P.Krugman, Il silenzio dell’economia. Una politica economica per un epoca di aspettative deboli, Garzanti
* J.Stglitz ,B. Greenwald, Verso un nuovo paradigma dell’economia monetaria, Vita e pensiero
* R.Passet, L'economia e il mondo vivente, Editori Riuniti
* D.Sperber, L’epidemiologia delle credenze, Anabasi
 
 

 

14 dicembre 2012
© Riproduzione riservata


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