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Dalla rinascita dei mammut alla nascita dell’assistente infermiere


Si vuole innestare nel profilo di oss le competenze, anche implementandole e attualizzandole, dell’infermiere generico ormai non più formato da decenni, non inquadrandolo nell’area sanitaria, lasciandolo quale operatore di interesse sanitario, appunto “né cane né lupo”, quindi un ibrido di profilo destinato ad occuparsi nella filiera dell’assistenza infermieristica del primo livello che era svolto dall’infermiere generico

10 SET -

Si narra che gli scienziatistiano tentando di far rinascere i mammut prelevando sequenze di DNA su corpi rimasti congelati nei ghiacciai siberiani inserendoli all’interno di un utero di un’elefantessa che è la specie più simile al pachiderma che si vuol resuscitare. Ne nascerebbe non un mammut “originale” bensì un ibrido di elefante e di mammut, direbbe il pellicano nel cartoon di Balto “né cane né lupo” …comunque meglio di niente anche perché, una volta in numero adeguato (chissà quando) dovrà svolgere la stessa funzione dell’originale cioè preservare il clima delle regioni artiche nell’assorbire il carbonio.

Questa vicenda, mutatis mutandis, presenta analogie con la proposta di assistente infermiere in quanto si vuole innestare nel profilo di oss le competenze, anche implementandole e attualizzandole, dell’infermiere generico ormai non più formato da decenni, non inquadrandolo nell’area sanitaria, lasciandolo quale operatore di interesse sanitario, appunto “né cane né lupo”, quindi un ibrido di profilo destinato ad occuparsi nella filiera dell’assistenza infermieristica del primo livello che era svolto dall’infermiere generico.

Quindi non un professionista sanitario di primo livello, a cui come all’infermiere si chiede il diploma di maturità ma sempre un operatore di interesse sanitario come il profilo da cui si nasce cioè l’assistente all’infermiere e non un infermiere di primo livello anche se gli si affidano competenze sanitarie oggi proprie del laureato infermiere, senza la copertura assicurativa e legale propria di ogni professione sanitaria, quindi non compreso nella tutela della legge Gelli-Bianco.

A parte che mi avevano insegnato che una norma successiva modifica la precedente è incomprensibile perché Ministero e Regioni continuino ad affermare che sia l’OSS che la sua evoluzione in assistente infermiere siano ancora denominati operatori di interesse sanitario ex legge 1/2000 e non come prevede l’articolo 5 della legge 3/2018 “Istituzione dell'area delle professioni sociosanitarie, il quale così recita:

1. Al fine di rafforzare la tutela della salute, intesa come stato di benessere fisico, psichico e sociale, in applicazione dell'articolo 6 dell'intesa sancita il 10 luglio 2014, ai sensi dell'articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003, n. 131, tra il Governo, le regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, sul nuovo Patto per la salute per gli anni 2014-2016, è istituita l'area delle professioni sociosanitarie, secondo quanto previsto dall'articolo 3-octies del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502.

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5. Sono compresi nell'area professionale di cui al presente articolo i preesistenti profili professionali di operatore socio-sanitario, assistente sociale, sociologo ed educatore professionale. Resta fermo che i predetti profili professionali afferiscono agli Ordini di rispettiva appartenenza, ove previsti.

Quindi, siamo in presenza di profili professionali che rientrano nell’area delle professioni sociosanitarie ex lege 3/18 e se dipendenti del SSN non più nel ruolo tecnico bensì nel neoistituito ruolo sociosanitario realizzato per attuare la portata innovativa e discontinua della concretizzazione dell’area delle professioni sociosanitarie che per troppo tempo, oltre vent’anni non è stata attuata nonostante che sia stata prevista nel dlgs 502/92; del resto lo stesso CCNL del personale dipendente del SSN questa innovazione l’ha recepita senza se e senza ma….non si capisce perché Ministero e Regioni non ne vogliano prendere atto…mistero…

Le competenze che si propone di attribuire all’assistente infermiere sono tutt’altro che marginali e non si capisce perché non si preveda un ordinamento teorico e un tirocinio pratico uniforme sul territorio nazionale nei contenuti e nelle ore di lezione e di tirocinio determinato da un’intesa Stato-Regioni affidandone la formazione, solo in presenza, nelle Aziende sanitarie sedi dei corsi di laurea in infermiere o, meglio, come preferisco in scienze infermieristiche.

Questa evoluzione dell’oss, che pur è un operatore che collabora con ogni professione sanitaria e sociosanitaria, non comprendo, sarà un mio limite, perché abbia come riferimento con cui collaborare solo le professioni infermieristiche …neanche, quindi, in collaborazione almeno della professione di ostetrica, come, invece, era l’oss con formazione complementare in assistenza sanitaria…ne consegue che in un reparto di ostetricia ove siano presenti solo ostetriche non dovrebbe essere prevista la presenza dell’assistente infermiere…bah?

I ben informati affermano che questa operazione è soprattutto finalizzata a sanare quei fenomeni di attribuzione di competenze infermieristiche agli oss nelle RSA come nella sanità privata, i soliti maligni ma “Bruto è uomo d’onore” farebbe dire Shakespeare…

L’obiettivo dichiarato è, invece, quello di affrontare l’emergenza infermieristica, sollevando gli infermieri, di quelle competenze sanitarie che potrebbero essere svolte da altro profilo con un corso quantomai più breve…i medesimi assi portanti di quello che era il comma 566 per gli infermieri e le altre professioni della legge 251/00…peccato in quel caso i previsti accordi Stato-Regioni per le implementazione delle competenze e l’introduzione delle specializzazioni pur essendo pronti da tempo e dalle Regioni richiesti non sono mai neanche entrati in Conferenza Stato Regioni, ci pensò, comunque il CCNL a rimediare a questa mancanza di coraggio ministeriale.

E’ evidente che questa soluzione, ammesso che porti gli effetti sperati non è la soluzione strategicamente determinante per affrontare e risolvere la questione infermieristica, che non è più solo un problema italiano, ma si sta estendendo in altri Stati europei tant’è che a livello continentale si è incominciati a delineare una strategia complessiva.

Sulla base della mia esperienza ultradecennale, giusto un anno fa proprio dalle colonne di questo quotidiano, mi permisi di indicare un’organica ed articolata proposta di interventi e di modifiche legislative per affrontare ed avviare a soluzione l’emergenza infermieristica e sono proposte sempre più attuali e le ripropongo confermando che la premessa debba essere costituita da un diverso e più elevato trattamento economico degli infermieri e delle altre professioni della salute…sennò tutto il resto è noia.

Personalmente non sono contrario ad elevare le competenze dell’oss anche prevedendo l’evoluzione in un nuovo profilo che avrei chiamato, piuttosto, assistente sociosanitario o assistente alla salute, sarebbe certamente un’operazione strategica per contrastare da una parte l’ordinario sovramansionamento dell’oss e dall’atra parte il sottomansionamento o demansionamento dell’infermiere stesso…del resto è la stessa ratio delle competenze avanzate e specialistiche dell’infermiere nei confronti della professione medica.

Per realizzare a ciò da oltre vent’anni era stato definito un Accordo Stato-Regioni per formare l’oss con formazione complementare in assistenza sanitaria e, nonostante che alcune Regioni lo abbiano formato, non si è stati conseguenti né nella programmazione nazionale né nella contrattazione nazionale per dare concreta attuazione a ciò.

Ora si ritiene che si possa realizzare invece con un’ipotesi di accordo simile se non analogo nei contenuti e nelle finalità (tant’è che l’attestato di oss con formazione complementare in assistenza sanitaria è dichiarato equipollente a quello di assistente infermiere nella proposta di Accordo Stato-Regioni) l’operazione dovrebbe avere un diverso e positivo risultato solo perché si tratta di un nuovo profilo e non di una formazione complementare, che si chiama assistente infermiere e non più oss con formazione complementare, e a cui si richiede il requisito della maturità secondaria, a parte le solite deroghe all’italiana, requisito che per me, come già propongono alcuni disegni di legge presentati in Parlamento, dovrebbe essere il requisito per accedere anche al corso per OSS, considerato che in virtù della legge 3/18, è un profilo dell’area delle professioni sociosanitarie e non più un operatore di interesse sanitario.

Diversa, quindi, dovrebbe essere la modalità di istituire una terza figura che presenti contenuti formativi eguali su tutto il territorio nazionale, la formazione svolta nelle Aziende sanitarie sedi di corsi di laurea per infermiere, l’esplicitazione certa della sua collocazione nelle professioni sociosanitarie archiviando la desueta definizione di operatore di interesse sanitario, la analoga copertura legale ed assicurativa che hanno le professioni sanitarie, la ovvia collocazione contrattuale diversa e più elevata dall’attuale nonché l’esplicitazione certa che non è una figura di supporto ma una dei componenti l’equipe assistenziale: in sanità nessuno è di supporto di qualcuno, ma ognuno è indispensabile per l’altro.

Un processo di tale importanza strategica nell’innovazione dell’organizzazione del lavoro nei servizi e presidi sanitari e sociosanitari non potrebbe esimersi dall’essere preceduto da una concertazione, condivisione e comprensione del personale interessato per il tramite delle loro rappresentanze istituzionali, professionali, scientifiche ed ovviamente sindacali: più lungo o, meglio, più articolato di quello che è stato intrapreso sinora, ma certamente avrebbe più possibilità di successo.

Invece l’attuale processo può rischiare di provocare ulteriore spesa per la salute in presenza di modelli organizzativi non efficaci né efficienti, ormai si dovrebbe sapere che ogni euro speso bene in sanità è un investimento e produce anche un risparmio nella spesa complessiva mentre un euro speso male oltre che essere solo un costo produce ulteriore spesa per riparare i danni per la salute prodotti.

Insieme alla proposta di assistente infermiere è pronta anche la proposta di Accordo Stato Regioni per il riordino del profilo di OSS: i miei più sinceri auguri che possa essere portata a termine, con le necessarie modifiche e integrazioni purtroppo però, dopo che nel 2012 era stato ultimato il tavolo al Ministero della Salute insieme a Regioni, sindacati, associazioni professionali e ordini interessati, indegnamente coordinato da me, con l’obiettivo di definire meglio ruolo e programmazione dell’oss e dopo dodici anni si profila un’ipotesi di Accordo in tal senso…se questi sono i tempi per affrontare e risolvere le emergenze non si potrebbe stare tranquilli ma, comunque, speriamo che si approvi….

Saverio Proia



10 settembre 2024
© Riproduzione riservata


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