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Curarsi all’estero? Il 54% degli italiani non si fida


La principale ragione, secondo quanto emerso da un’indagine dell’Osservatorio Sanità UniSalute, è l’idea che i minori costi delle prestazioni siano legati alla scarsa qualità dei materiali utilizzati (59%). Per il 44% degli italiani, inoltre i nostri medici sono migliori.

28 NOV - Il turismo sanitario e le leggi per ricorrere all’assistenza sanitaria all’estero sono ormai una realtà. Ma quella di farsi curare in un paese straniero è davvero un’opportunità che piace agli Italiani? No, secondo un’indagine condotta dall’Osservatorio Sanità Uni Salute, compagnia italiana che si occupa esclusivamente di assicurazione sanitaria.

La maggioranza degli intervistati (54%) dichiara infatti che non lo farebbe mai, mentre solo il 6% afferma di essersi affidato a questo tipo di soluzione. Il 17% non esclude a priori questa possibilità.

Ma quali sono le ragioni che preoccupano maggiormente gli italiani quanto si tratta di sottoporsi a visite e cure all’estero? La principale è che si ritiene che i minori costi delle prestazioni siano dovuti alla scarsa qualità dei materiali utilizzati (59%). Seguono i forti timori sul rispetto delle norme igieniche (50%) e, ultimo ma non di  minore importanza, gli italiani ritengono che i medici del nostro Paese siano migliori (44%).

D’altra parte, però, è proprio il forte risparmio rispetto ai costi delle stesse prestazioni in Italia il motivo per cui si prenderebbe in considerazione la possibilità di affidarsi ai medici fuori dai nostri confini (89%), in particolare nei paesi dell’Est Europa e soprattutto per le prestazioni odontoiatriche, che incidono maggiormente sui bilanci familiari.

Per quanto riguarda le soluzioni low cost nel nostro Paese, il fenomeno è in crescita. Tuttavia si registra una dicotomia tra chi considera con favore le offerte di prestazioni mediche a basso costo proposte da portali dedicati agli acquisti di gruppo e chi le rifiuta nettamente.
 
Nello specifico, più di un italiano su tre (35%) dichiara di non fidarsi affatto di queste offerte, a cui si aggiunge un 15% di intervistati che dichiara apertamente di ritenerle di bassa qualità. Di contro il 37% le considera un’opportunità in più che viene offerta e il 13% le ritiene addirittura l’unica soluzione per poter accedere a cure mediche a disposizione di molte famiglie, consapevoli di quanto le cure mediche, in particolare quelle dentistiche, incidano sempre di più sui bilanci domestici.
 
L’Osservatorio Unisalute ricorda infine come, secondo una recente indagine del Censis, circa il 18% degli italiani ha dovuto rinunciare per motivi economici a prestazioni  sanitarie come visite specialistiche e odontoiatria e nel decennio 2000-2010  la spesa sanitaria privata è aumentata del 25,5%.
 
Come garantire quindi qualità delle prestazioni e accessibilità alle stesse? “Perché questo scenario possa migliorare occorre riuscire ad organizzare in modo efficiente la spesa sanitaria privata, che ad oggi in larga parte non è strutturata, in modo da garantire contestualmente qualità e contenimento dei costi”, afferma l’Osservatorio ricordando l’impegno di UniSalute a costruire proprio un’offerta di prestazioni sanitarie di qualità, tra cui anche quelle odontoiatriche.
 

28 novembre 2012
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