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Telemedicina. Il 58% delle strutture ambulatoriali private non offre questo servizio. La prima survey nazionale


Il dato emerge dai risultati della prima "Survey nazionale sulla Telemedicina in ambito ambulatoriale privato” presentati alla Luiss dall’Osservatorio Salute Benessere e Resilienza della Fondazione Bruno Visentini insieme con l’Istituto Superiore di Sanità e il fondo sanitario integrativo Fasdac. Indagando le principali cause emergono: la “complessità organizzativa” dichiarata nel 24% dei casi, la “scarsa propensione o collaborazione del personale sanitario” dichiarata nel 15%, seguiti dalla ”onerosità in termini economici” al 9%.

12 OTT - Più della metà delle strutture ambulatoriali private in Italia non adotta la telemedicina. Il dato emerge dai risultati della prima “Survey nazionale sulla Telemedicina in ambito ambulatoriale privato” presentati oggi nella sede dell'università Luiss dall’Osservatorio Salute Benessere e Resilienza della Fondazione Bruno Visentini insieme con l’Istituto Superiore di Sanità e il fondo sanitario integrativo Fasdac.

L’indagine, che per la prima volta in assoluto ha sondato il rapporto tra gli operatori privati e la Telemedicina, è stata condotta su oltre 300 strutture sanitarie private e private convenzionate Ssn distribuite sul territorio nazionale ed ha fatto emergere alcuni dati spesso allarmanti ed a volte inaspettati.

Prospettive di sviluppo della Telemedicina in ambito privato
Il primo dato da considerare, che sintetizza la previsione di sviluppo della Telemedicina nel comparto privato, è che il 58% delle strutture ha dichiarato di non fare Telemedicina e di non essere interessata a offrire questo servizio nel prossimo futuro, a fronte di un 13% che ha dichiarato di fare Telemedicina e di voler continuare a sviluppare la propria offerta.

Ostacoli allo sviluppo della Telemedicina in ambito privato
Indagando le principali cause identificate come ostacoli allo sviluppo della Telemedicina emergono: la “complessità organizzativa” dichiarata nel 24% dei casi, la “scarsa propensione o collaborazione del personale sanitario” dichiarata nel 15%, seguiti dalla ”onerosità in termini economici” al 9%.

Se guardiamo alle sole strutture di grandi dimensioni che erogano più di 50.000 prestazioni ambulatoriali all’anno, la ”onerosità in termini economici” diventa il problema più rilevante a parimerito con la “complessità nell’applicazione della normativa GDPR”, che si attestano entrambe a quota 17%.

Fiducia verso la Telemedicina
Sul fronte della fiducia riposta verso la Telemedicina da parte degli operatori si evidenzia un livello di fiducia complessivamente “alta” o “medio alta” che si attesta attorno al 40% nel caso delle Direzioni Generali e Direzioni Sanitarie, ma che crolla al 27% per chi è “sul campo”, ovvero medici e professioni sanitarie.

Rimanendo sul tema della fiducia, ma dando uno sguardo dal punto di vista del paziente, le strutture hanno dichiarato di aver riscontrato nei propri pazienti “scarsa fiducia verso la Telemedicina” nel 27% dei casi, rinforzato dal problema della “scarsa familiarità con le tecnologie informatiche” che le strutture hanno riscontrato nei propri pazienti nel 23% dei casi.

Aderenza alle Linee Guida sulla Telemedicina vigenti
Emerge come il 55% delle strutture non produce i propri documenti sanitari in maniera conforme allo standard HL7 CDA R2 previsto dalle Linee Guida vigenti. All’interno di queste strutture un 47% intende adeguarsi entro l’anno allo standard, ma un altro 40% ancora non conosce le Linee Guida.

Duilio Carusi, coordinatore dell’Osservatorio e professore aggiunto presso Luiss Business School: “Siamo molto soddisfatti di aver condotto una indagine così pionieristica sia per l’oggetto prescelto per la nostra ricerca, sia per la composizione pubblico-privato della compagine che ha consentito di produrre questi risultati. Con la supervisione scientifica dell’ISS ed il supporto di Fasdac, abbiamo concretamente applicato i valori dell’Osservatorio di stewardship della mano pubblica e partnership degli operatori privati”.

Francesco Gabbrielli, Direttore del CNT-ISS sottolinea che “Questa ricerca è molto importante sotto diversi profili. Per la prima volta studiamo la Telemedicina nella sanità privata. Iniziamo a conoscere il livello di maturità tecnica e organizzativa nella realizzazione di servizi privati. Esploriamo con metodo la propensione e la fiducia dei professionisti privati nell'attuazione della Telemedicina condotta nel rispetto delle norme nazionali. Tutte conoscenze che dovremo sviluppare per poter promuovere il cambiamento in maniera condivisa”.

Da parte di Fabrizio Pulcinelli, Presidente di Fasdac si esprime come “Con grande orgoglio e spirito di servizio, Fasdac ha fornito il proprio supporto alla ricerca promossa da Fondazone Bruno Visentini e Istituto Superiore di Sanità, così da porre a beneficio di tutta la collettività nuovi dati su un fenomeno così importante, quale è lo sviluppo della Telemedicina in Italia”.

“Lo sviluppo della telemedicina è un tema di fondamentale importanza per l’evoluzione del nostro Sistema Sanitario Nazionale, anche alla luce degli obiettivi previsti dalla Missione 6 del PNRR – ha aperto così i lavori la Sen. Ylenia Zambito, Segretario della X Commissione Permanente del Senato – in questo senso, è davvero importante poter disporre di dati, come quelli raccolti e studiati dall’Osservatorio Salute della Fondazione Bruno Visentini, che aiutino a far luce sul fenomeno e a rendere l’intervento pubblico più consapevole”

“La sanità italiana – ha detto dell’On. Simona Loizzo, Presidente dell’Intergruppo Parlamentare Sanità digitale e Terapie digitali – vive in questi ultimi anni un periodo in cui si intrecciano grandi difficoltà, epocali opportunità, antichi limiti e criticità di sistema. Le tecnologie digitali sono certamente tra le opportunità per migliorare le cure e ottimizzare le risorse. Questa ricerca mostra gli aspetti da colmare e la misura delle sfide che abbiamo di fronte anche a livello legislativo”.



12 ottobre 2023
© Riproduzione riservata


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