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A proposito d’inappropriatezza: Schillaci guardi i programmi regionali di edilizia sanitaria

di Claudio Maria Maffei

Se dunque il Ministro ha davvero voglia di occuparsi con i suoi collaboratori di inappropriatezza si ricordi anche di quella programmatoria e segua le tracce dei mattoni.

18 SET -

Al Ministro Schillaci parlare di inappropriatezza piace. Dovendo in qualche modo giustificare il sottofinanziamento della sanità cui il “suo” Governo non intende porre più di tanto rimedio, il Ministro ricorda spesso che bisogna migliorare anche l’appropriatezza. Lo ha fatto anche di recente a proposito dell’appropriatezza delle cure affermando, come puntualmente riportato da QS, che “Abbiamo un 20-30% di inappropriatezza. Se uno ha mal di schiena non si deve fare la risonanza magnetica deve andare dal medico che lo visita e capisce qual è l'esame che deve fare”. La riduzione della inappropriatezza come fonte di recupero di risorse è una misura, anzi un lungo insieme di misure, cui occorre con urgenza mettere mano.

Capirebbe chiunque che a fronte dei drammatici problemi di carenza di risorse del nostro Ssn non possono bastare pochi, pochissimi, milioni di euro di finanziamento in più all’anno e che le risorse vanno cercate anche dove sono mal utilizzate, in quelli che per comodità chiamiamo “sprechi”.

E per la identificazione degli sprechi ci viene in grosso aiuto il criterio della “appropriatezza”, di cui hanno di recente parlato qui su QS Banchieri e Vannucci con riferimento alle due macrodimensioni della appropriatezza clinica e della appropriatezza organizzativa definite rispettivamente come “Utilizzo corretto (basato sulle evidenze e/o esperienza clinica e/o buone pratiche) di un intervento sanitario efficace, in pazienti che ne possono effettivamente beneficiare in ragione delle loro condizioni cliniche” e come “ ... erogazione di un intervento/prestazione in un contesto organizzativo idoneo e congruente, per quantità di risorse impiegate, con le caratteristiche di complessità dell’intervento erogate e con quelle cliniche del paziente”.

Alle due macrodimensioni della appropriatezza clinica ed organizzativa propongo di aggiungere quella della appropriatezza “programmatoria” che è tutta (purtroppo) dentro il governo della politica. La appropriatezza programmatoria ha in fondo dentro sia il riferimento a quella clinica e a quella organizzativa e si riferisce al collocare le strutture e i servizi “giusti” al posto “giusto”, il che vuol dire fare scelte di collocazione che favoriscano la massima efficacia clinica e la maggiore efficienza organizzativa. Per intenderci quello che cercano di fare il Dm 70 e il Dm 77. Per la identificazione della inappropriatezza programmatoria si può usare l’approccio “follow the brick” (segui il mattone) sulla falsariga dell’ormai notissimo “follow the money” che, fatto suo da Giovanni Falcone, pare abbia origine in una battuta del film “Tutti gli uomini del Presidente”.

Seguire il mattone vuol dire ricostruire la concreta azione programmatoria delle Regioni in base a delle scelte tanto concrete quanto pericolose: quelle sull’utilizzo dei fondi per gli interventi strutturali di edilizia sanitaria. La pericolosità di queste scelte sta nel loro impatto a lungo termine sulle sanità regionali: le scelte sui “mattoni” si trascinano dietro quelle sulle tecnologie e soprattutto quelle sul personale. Ogni scelta inappropriata di edilizia sanitaria ha una enorme ricaduta in termini di sprechi, ma il cinismo della politica a questo spesso non guarda, mentre guarda sempre agli effetti elettorali di tali scelte.

La Regione Marche, come da me più volte segnalato, è ormai il laboratorio politico della destra oggi maggioritaria e la sua sanità in questo laboratorio ha ovviamente grande spazio. Questo laboratorio sta producendo una rete ospedaliera ipertrofica totalmente difforme rispetto alle indicazioni del Dm 70 e sta per produrre con un intervento di adeguamento dal costo di 30 milioni di soli lavori una sorta di ecomostro come un ospedale di area disagiata con sale operatorie da chirurgia maggiore e una terapia intensiva post-operatoria, un ospedale che al momento non ha nemmeno una guardia specialistica, ma una guardia garantita (si fa per dire) da personale non specializzato messo a disposizione da cooperative.

L’impatto politico di queste scelte è enorme e non casualmente questo programma ha fatto vincere le elezioni Regionali delle Marche al centrodestra e non casualmente l’Assessore ai Lavori Pubblici è l’ex Sindaco del Comune beneficiario di questo “generoso” intervento su un ospedale di area disagiata che alle elezioni regionali ha fatto il pieno di voti (4991) risultando il secondo più votato di Fratelli d’Italia e il terzo più votato del centrodestra.

Se dunque il Ministro Schillaci ha davvero voglia di occuparsi con i suoi collaboratori di inappropriatezza si ricordi anche di quella programmatoria e segua le tracce dei mattoni. Come dire, nel caso delle Marche, “tutti gli Ospedali dell’Assessore”, un film che sarebbe meglio uscisse con i tagli di una sacrosanta, in questo caso, censura. Quella censura che il Dm 70 impone.

Claudio Maria Maffei



18 settembre 2023
© Riproduzione riservata


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