Si sta pian piano rompendo quel muro che ha di fatto impedito che le cure primarie uscissero dal limbo assistenziale in cui versano. I presidenti delle regioni hanno all'unanimità avanzato la proposta che per i MMG si sostituisca l'attuale rapporto di lavoro libero professionale con quello della dipendenza.
Non è una misura lesiva di una fantomatica autonomia, ma il riconoscimento che per essere medici come tutti gli altri serve un regolare titolo di specializzazione e non un corso triennale gestito dai sindacati di categoria.
Serve poi lo stesso inquadramento giuridico degli altri professionisti che operano nel SSN, per favorire quell'osmosi tra territorio e ospedale indispensabile per garantire un'assistenza di qualità e una formazione clinica continua.
Fa sorridere l'idea che il passaggio a dipendenza per i MMG si tradurrebbe in un vantaggio (come se fosse un peccato migliorare la propria condizione lavorativa) e un danno per i pazienti.
Con il passaggio a dipendenza cambierebbe l'intera organizzazione del lavoro.
Gli studi associati sarebbero aperti 12 ore al giorno e non una ora soltanto come spesso accade oggi
Le visite a domicilio resterebbero o forse diventerebbero più frequenti perché i medici aggregati avrebbero turni di servizio per garantire le cure a domicilio come fanno gli ospedalieri che da anni assicurano con la turnazione la loro presenza anche a Natale e Ferragosto, di giorno e di notte.
Si sbaglia chi crede che il servizio sarebbe più frammentato; il servizio sarebbe finalmente all'altezza dei compiti riuscendo a prendere in carico il paziente che così troverebbe sempre un MMG, anche se non è riuscito a prendere l'appuntamento a studio privato, e non dovrebbe più chiedere consiglio al farmacista o rivolgersi al PS anche per fatti banali come oggi avviene troppo spesso
L'incontro con le regioni è dunque stato importante
Adesso è il momento delle scelte irrevocabili per il ministro Schillaci che non dovrebbe avere difficoltà ad accoglierne le richieste dopo avere ribadito la totale condivisione della autonomia differenziata che affida alle regioni per intero la gestione del proprio servizio sanitario senza più doversi preoccupare degli altri.
Sarebbe veramente incomprensibile se il ministro non desse ascolto ai presidenti di regione, quasi ormai tutti in sintonia col governo, per assecondare i sindacati corporativi che sono parte in causa della debacle dell'assistenza primaria che oggi tutto toccano con mano.
Roberto Polillo