Tutti i media corrono all’impazzata per discutere (spesso senza le giuste conoscenze) del regionalismo differenziato. Meglio, del Ddl Calderoli, che invero non è altro - nella sua complessità propositiva redatta in complementarietà con la legge di bilancio per il 2023 - una ulteriore versione attuativa dell’art. 116, comma 3, della Costituzione, rispetto a quelle di Boccia e di Gelmini.
Reca qualche cosa in più ma con in meno la esplicitazione regolatoria del sistema perequativo che dovrà sorreggere l’applicazione del federalismo fiscale, cui il Ddl è strettamente subordinato
Gli impegni più impellenti
Il lavoro politico vero andava fatto pertanto all’atto dell’approvazione delle legge di bilancio per il 2023 così come andrà fatto nel verificare il funzionamento degli organismi cui la legge anzidetta ha delegato lo studio e le decisioni che incideranno sul futuro della Nazione e sul bilancio della Repubblica. Da lì uscirà una sanità con maggiore o minore chance di uscire dal baratro ove è finita.
Quanto ai previsti adempimenti, preliminari al via dell’autonomia legislativa differenziata, sono individuati dalla legge 197/2022 due organismi:
Nel caso di flop degli adempimenti assegnati ai suddetti organismi, il compito di completare i lavori sarà svolto, entro il 31 gennaio 2024, da un commissario ad acta nominato dal Governo (comma 797).
Il tutto nella assoluta complementarietà con il Ddl Calderoli che entrerà organicamente in gioco con quanto riferito essere stato rinviato alla legge n. 197/2022, all’art. 1, commi 793-801.
Considerazioni e scadenziario
Da tutto questo discende che, stante la verosimile previsione, il Ddl - attuativo dell’art. 116, comma terzo della Costituzione – non riuscirà a divenire provvedimento legislativo non prima della fine del corrente anno.
Una combine favorevole di date, quindi, con la pre-definizione sia dei Lep che della metodologia di finanziamento dei medesimi, attraverso i costi e i fabbisogni standard.
Da qui, l’utilità di rappresentare la scansione del tempi attuativi:
L’approvazione della legge e la gestazione delle intese Stato-Regione interessata
Un quadro temporale, questo, che si dà appuntamento con la approvazione della legge quadro attuativa del regionalismo differenziato, che dovrebbe guadagnare il consenso del Parlamento per la fine del 2023. Un accadimento che consentirebbe per autunno/dicembre 2025 il perfezionamento delle intese Stato-Regione istante. Ciò in considerazione del complicato percorso individuato nel Ddl Calderoli per perfezionarle.
Insomma ci vorranno altri tre anni per vedere la luce tutto ciò sul quale si sta litigando politicamente oggi, senza che alcuno faccia pubblicamente ammenda di avere scritto l’attuale Costituzione ma di non averla attuata per 22 anni. Di avere impedito irresponsabilmente la individuazione dei Lep; di aver mantenuto in vita il criterio della spesa storica dagli effetti devastanti per le Regioni deboli lasciate discriminatamente in panne di quattrini; di non avere dato vita alla perequazione ordinaria, attraverso la costituzione fisica dell’apposito fondo, di cui al comma 3 dell’art. 119, Cost. e a quella straordinaria infrastrutturale; di non avere messo in piedi le politiche per risolvere l’immane debito contratto dai SSR e dagli enti locali, ma anche delle Regioni, indispensabili per mettere il sistema autonomistico alla pari degli altri Paesi UE.
La propaganda e l’opposizione politica vanno messe da parte
Dunque, piuttosto che fare battaglie politiche su ciò che è scritto nella Costituzione della Repubblica, ci s’impegni per uscire dallo stallo attuale, che registra una Paese dilaniato dalla diversità sociale e una Nazione abusata con i servizi essenziali negati.
La si smetta di giocare con le cose serie. Quanto alla assistenza sociosanitaria, si pensi a dare concretezza alla individuazione dei nuovi Lea post-covid e far partire, finalmente, il federalismo fiscale: l’unico modo per dare a ciascuno un livello decente di diritti sociali e materializzare un finanziamento ponderato sui reali fabbisogni. Un modo questo per rimediare alle povertà di sempre e quelle sopravvenute a causa della crisi ben lontana dalla sue exit.
Ci si preoccupi, senza buttare al vento cifre a casaccio, di trovare le risorse per fare tutto questo, al lordo della perequazione senza la quale tutto sarà come prima, se non peggio.
Trasformiamo i tentativi di attuazione dell’art. 116, comma terzo, della Costituzione, in una legge quadro, dopo aver sprecato di lavorare dal 2020 sulle ipotesi di Boccia, cui hanno fatto seguito quelle della Gelmini. Il tutto con l’invito alle Regioni di prepararsi all’evento. Quelle più ricche che si adoperino senza mettere in gioco l’unità sostanziale del Paese evitando ogni indebita presunzione e le ricorrenti stravaganze narcisistiche. Quelli da sempre più indietro che si impegnino ad evitare piagnistei e a tirare fuori i muscoli della capacità a gestire la res pubblica, mettendo da parte il ricorso ad ogni genere di assistenzialismo e privilegiando una politica che scelga nel perimetro delle regole e della buona amministrazione.
Ettore Jorio
Università della Calabria