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56° Rapporto Censis. “Una sanità senza medici e senza infermieri. E le risorse sono in diminuzione. Ma per il 61% degli italiani il Ssn migliorerà dopo la lezione della Pandemia”


Sono alcuni elementi del capitolo sanità del 56° Rapporto del Censis sulla situazione sociale del Paese che racconta di un Paese incerto e latente rispetto al proprio futuro. Anche per la sanità il futuro appare incerto cone quelli che il Censis chiama ““Segnali di nuova sanità da verificare”. Ma alcuni dati al momento parlano chiaro: l’incidenza del finanziamento del Sistema sanitario nazionale scenderà al 6,2% del Pil nel 2024 (era il 7,3% nel 2020) e dal 2008 al 2020 il rapporto medici/abitanti è diminuito da 19,1 a 17,3 ogni 10.000 residenti, e quello relativo agli infermieri da 46,9 a 44,4 ogni 10.000 residenti.

03 DIC -

“Tre anni, quattro crisi profonde: la pandemia che sembrava alle spalle, l’impennata del costo della vita, la guerra in Europa, i costi dei servizi energetici. Di qui l’interrogativo «dove siamo?» che riporta al centro della coscienza sociale l’indispensabile sforzo per uno sguardo a largo raggio, contro ogni ipotesi di soluzione a breve”.

La domanda l’ha posta ieri il Censis introducendo il suo 56° Rapporto sulla situazione sociale del Paese che anche quest’anno ha cercato di “raccontare” l’Italia da diversi punti di osservazione tra i quali non manca la sanità.

Un Paese che vive in uno stato di latenza. “Il nostro Paese – sottolinea il Censi - nonostante lo stratificarsi di crisi e difficoltà, non regredisce grazie allo sforzo individuale, ma non matura. Riceve e produce stimoli a lavorare, a mettersi sotto sforzo, a confrontarsi con le ferite della storia, ma non manifesta una sostanziale reazione: rinuncia alla pretesa di guardare in avanti. Vive in una sorta di latenza di risposta, in attesa che i segnali dei suoi sensori economici e sociali siano tradotti in uno schema di mappatura della realtà e dei bisogni, adattamento, funzionamento”.

E per la sanità? Qual è la situazione? Per il Censis esistono “Segnali di nuova sanità da verificare”. Secondo le indagini del Censis per il 61,0% degli italiani nei prossimi anni il Servizio sanitario migliorerà anche grazie alle lezioni apprese durante la pandemia.


Come? Tra le cose di cui nei prossimi cinque anni ha bisogno, il 50,9% dei cittadini indica l’aumento del numero di medici di medicina generale, il 46,7% la modernizzazione di tecnologie e attrezzature diagnostiche per accertamenti, il 45,3% l’attivazione o il potenziamento dei servizi sul territorio, come le Case della salute, il 39,6% più posti letto negli ospedali, il 34,0% l’attivazione dell’assistenza domiciliare digitale (teleconsulto, teleassistenza).

Inoltre, per il 93,7% degli italiani la spesa pubblica per la ricerca in salute e sanità è un investimento, non un costo. Il 94,4% si attende che ricerca scientifica e innovazione migliorino l’efficacia delle cure e la qualità della vita in caso di malattie croniche, il 92,0% che si scoprano tecniche innovative per contrastare nuovi virus e batteri, il 91,1% che si riduca il rischio di ammalarsi.

Il 70,1% dei cittadini è pronto a rendere disponibili i dati sulla propria salute per studi, ricerche, sperimentazioni. E l’80,2% si aspetta che lo studio dei big data dia un aiuto concreto alla creazione di terapie e farmaci personalizzati.

Identikit del paziente futuro già in formazione. La rinnovata centralità sociale della salute imposta dalla pandemia, spiega il Censis, accresce la volontà dei cittadini di giocare un ruolo attivo nei processi riguardanti la propria salute.

Il 66,9% degli italiani dichiara di informarsi in autonomia su web e social network su aspetti della sua salute, dai sintomi alle patologie, con valori più elevati tra le donne (70%), i giovani (77,1%) e i laureati (74,4%).

La soggettività matura, sottolinea ancora il Censis, si esprime anche nella richiesta di farmaci, servizi, prestazioni e soluzioni terapeutiche sempre più individualizzate: è molto o abbastanza importante per il 94,3% degli italiani avere una maggiore personalizzazione delle cure, per il 92,9% che i percorsi di cura, dal domicilio al territorio, fino agli ospedali, siano modulati sulle esigenze personali del paziente. In tale quadro, il 92,1% dichiara di avere molta o abbastanza fiducia nei medici e per l’83,9% devono essere al centro della sanità del futuro.

Pur nella straordinaria importanza attribuita alla sanità digitale, oltre l’80% degli italiani è convinto che il digitale non dovrà mai sostituirsi al rapporto umano con il medico.

Più sostenibili, più in salute. Per il Censis, il 91,1% degli italiani si dichiara pronto a cambiare il proprio stile di vita per una società più sostenibile, di cui il 41,0% è pronto ad attuare un cambio radicale delle proprie abitudini.

La mobilità, settore ad alto impatto sull’inquinamento atmosferico con ricadute negative anche per la salute delle persone, è un ambito in cui opinioni e comportamenti dei cittadini stanno evolvendo verso una maggiore sostenibilità. Il 64,5% dichiara di muoversi a piedi, evitando di utilizzare l’automobile o altri veicoli, quando la distanza tra il luogo di partenza e quello di arrivo lo consente.

E il 62,2% è favorevole alle domeniche in cui vige il divieto di circolazione per i mezzi più inquinanti. Nei consumi alimentari, per il 48,1% degli italiani impatto sulla salute e attenzione all’ambiente sono fattori che coesistono e orientano scelte e decisioni di acquisto.

Sanità senza medici e infermieri. Mentre nel decennio 2010-2019 il Fondo sanitario nazionale ha registrato un incremento medio annuo dello 0,8%, passando da 105,6 a 113,8 miliardi di euro, nel 2020 è aumentato a 120,6 miliardi, con un incremento medio annuo dell’1,6% nel periodo 2020-2022 dovuto alle misure per fronteggiare l’emergenza Covid.

Ma l’incidenza del finanziamento del Sistema sanitario nazionale, sottolinea infine il Censis, scenderà al 6,2% del Pil nel 2024 (era il 7,3% nel 2020). Dal 2008 al 2020 il rapporto medici/abitanti in Italia è diminuito da 19,1 a 17,3 ogni 10.000 residenti, e quello relativo agli infermieri da 46,9 a 44,4 ogni 10.000 residenti.

L’età media dei 103.092 medici del Ssn è di 51,3 anni, 47,3 anni quella degli infermieri. Il 28,5% dei medici ha più di 60 anni e un numero consistente si avvicina all’età del pensionamento. Si stima che, nel quinquennio 2022-2027, saranno 29.331 i pensionamenti tra i medici dipendenti del Ssn, 21.050 tra il personale infermieristico.

Dei 41.707 medici di famiglia, saranno 11.865 ad andare in pensione (2.373 l’anno).



03 dicembre 2022
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