Sarà perché i bambini non votano che i loro bisogni di salute non hanno trovato spazio nei programmi elettorali delle forze politiche e nei temi trattati in campagna elettorale. Anche nel PNRR, in verità, c’è molto poco di definito in questa direzione. Eppure, la salute del bambino è strettamente correlata con quella degli adulti che verranno, come confermano evidenze scientifiche e dati epidemiologici in modo chiaro ed inequivocabile. In realtà, l’assistenza pediatrica nel nostro paese ha bisogno urgente di una rimodulazione che ne continui a garantire l’universalità, dalla nascita all’adolescenza. Due criteri devono essere centrali e guidare le scelte: qualità delle cure ed equità degli interventi.
I bambini devono avere le cure che servono per gestire e prevenire le malattie acute e croniche, nel territorio e in ospedale in un sistema di continuità assistenziale e in rete, che preveda ove necessario la possibilità per i pediatri di lavorare sia nel territorio che in ospedale con flessibilità organizzativa. In Italia operano oggi circa 13.000 pediatri, ma in tutto il paese si registrano carenze anche per la rigida distinzione tra le attività territoriali ed ospedaliere e la mancanza di una adeguata interazione e integrazione tra loro.
Manca una assistenza primaria continuativa nel territorio e spesso gli ospedali sono costretti a vicariarla a discapito di altre funzioni e attività. Non basteranno le 1.350 case di comunità previste dal PNRR a risolvere questi problemi, se non si affrontano i nodi centrali delle risorse e del reclutamento delle attrezzature e del personale, come evidenziato anche dal “Forum delle Società Scientifiche dei Clinici Ospedalieri e Universitari Italiani” (FoSSC). L’aumento del numero dei contratti per gli specializzandi in pediatria ottenuto negli ultimi anni e la possibilità di un loro più precoce inserimento nel mondo del lavoro da soli non possono risolvere il problema della continuità assistenziale.
In più, malgrado un decreto ministeriale lo preveda già dal 2010 in tutte le regioni, permane alto (25% circa dei 400 esistenti in Italia) il numero di centri nascita attivi con meno di 1000 nati per anno in cui non sono sempre garantite le necessarie misure di sicurezza in termini di personale e di attrezzature.
Pur in presenza di una allarmante e progressiva denatalità (su cui è necessario intervenire con misure strutturali di sostegno alle coppie e alla genitorialità), per campanilismo o impossibilità di coordinamento non sempre si è riusciti ad accorpare centri nascita vicini, che mettendo insieme risorse e competenze potrebbero migliorare la qualità e la sicurezza dell’assistenza alla nascita. Risorse sono inoltre necessarie per aumentare i posti letto di terapia intensiva pediatrica e di terapia semintensiva pediatrica, oggi al di sotto del necessario in tutte le regioni, e per potenziare sul piano delle attrezzature molti reparti di pediatria e neonatologia in varie regioni.
Nel corso degli anni, in virtù della ricerca biomedica e della innovazione tecnologica, sono notevolmente aumentate le possibilità di diagnosi precoce e di trattamento di patologie rare e complesse con aumento della sopravvivenza e miglioramento dei livelli di salute. Ciò ha comportato un aumento del numero di bambini e adolescenti con bisogni di salute specifici, che sono ormai oltre il 15% del totale, almeno un milione nel nostro paese, e hanno bisogno di interventi sanitari spesso ripetuti nel tempo, con approcci sia a livello territoriale sia nei centri ospedalieri e universitari di riferimento.
Sono necessari investimenti tecnologici e reclutamento di personale con una ottica di sistema, che tenga conto delle esigenze dei bambini e delle loro famiglie, anche per ridurre la mobilità sanitaria verso regioni più avanzate sul piano dell’assistenza sanitaria. Per far ciò vanno garantite l’area pediatrica con ambienti e personale dedicati alla assistenza ai bambini, e le specialità pediatriche per la peculiarità degli aspetti clinici e assistenziali che molte patologie croniche e rare hanno nel bambino rispetto agli adulti.
Bisogni di salute sono anche bisogni di prevenzione, con interventi per tutelare l’ambiente, fare aderire in modo consapevole le famiglie al calendario vaccinale e agli screening, promuovere allattamento materno e stili di vita salutari, tutte attività in cui il pediatra deve svolgere un ruolo centrale e se necessario di guida in un gioco di squadra con le famiglie, la scuola, i media e le istituzioni.
Annamaria Staiano
Giovanni Corsello
Professore Ordinario di Pediatria, Università di Palermo
Leggi gli interventi precedenti: Cognetti, Foschi