La raccolta di sangue e plasma in Italia sconta ancora l’effetto Covid-19 e se la tendenza non si invertirà è probabile che i mesi estivi saranno segnati da forti carenze.
È il quadro che emerge dai dati consolidati delle attività 2021 e da quelli preliminari del 2022 diffusi dal Centro Nazionale Sangue in vista del 14 giugno, data in cui ricorre il World Blood Donor Day, la Giornata Mondiale del Donatore di Sangue.
Secondo le elaborazioni del Cns nell’anno passato i donatori di sangue e plasma in Italia sono stati 1.653.268. È un dato che grazie alla generosità del popolo dei donatori torna in ripresa rispetto all’anno precedente, ma è ancora inferiore rispetto al periodo pre-Covid (-1,8% in confronto al 2019). In sostanza viene confermata una lieve tendenza al ribasso che dura ormai da circa dieci anni. Rispetto al 2012 infatti la popolazione dei donatori è diminuita di circa il 5% e se, nei cinque anni pre-Covid, il dato era stato sostanzialmente stabile, il diffondersi della pandemia di Sars-CoV-2 ha colpito duramente il sistema trasfusionale.
Purtroppo neanche i numeri del 2022 fanno ben sperare. Dopo i primi due mesi dell’anno in cui si è segnato un brusco calo della raccolta, ascrivibile con ogni probabilità all’ondata di casi di variante Omicron, e dopo un marzo sostanzialmente stabile, i dati di aprile hanno mostrato, in particolare per la raccolta di plasma, un nuovo calo che con ogni probabilità porterà a un inizio anticipato delle carenze di sangue che ogni anno si registrano in estate, quando le alte temperature e le vacanze, spingono la popolazione italiana a donare di meno.
Nonostante le molteplici problematiche, correlate non solo ai contagi e ai contatti sospetti con positivi che hanno costretto i donatori a rispettare periodi di quarantena, ma anche al personale sanitario solitamente preposto alle donazioni che è stato invece destinato ai reparti Covid o impiegato nella campagna vaccinale, l’autosufficienza per quel che riguarda la raccolta di globuli rossi è stata comunque raggiunta e garantita. Diverso il discorso per quel che riguarda il plasma. Anche quest’anno infatti, per soddisfare il fabbisogno nazionale di medicinali plasmaderivati, si è stati costretti a ricorrere al mercato internazionale. Un mercato segnato dal rincaro dei prezzi a causa delle difficoltà riscontrate nella raccolta anche negli Stati Uniti, principale attore in tale ambito.
Va ancora sottolineato che nel 2021 non è mancato l’apporto della popolazione dei donatori che hanno confermato, dopo più di due anni di pandemia, quella generosità e quella affidabilità che ha permesso al sistema trasfusionale di reggere anche la più inaspettata delle emergenze. Ma i numeri sottolineano ancora una volta il dato del progressivo invecchiamento della popolazione dei donatori, a cui non fa da contraltare un adeguato ricambio generazionale. Chiaro sintomo del problema è il numero dei cosiddetti nuovi donatori, ovvero le persone che nel corso del 2021 hanno donato il sangue per la prima volta o lo hanno fatto dopo oltre due anni dall’ultima donazione, che sono stati 267.949. Sempre in aumento rispetto al 2020, ma in netto calo se si calcola l’andamento degli ultimi dieci anni (-9,6% dal 2012 al 2021, -6,3% dal 2019 al 2021).
“Dopo due anni e mezzo di pandemia il conto da pagare è ancora salato – ha commentato il direttore del Cns Vincenzo De Angelis – Bisogna ringraziare i donatori che con la loro generosità garantiscono il funzionamento di un sistema basato sui criteri di una donazione sicura, volontaria, anonima, periodica e non remunerata. Il Covid-19 però, anche con le sue varianti meno aggressive, ha inciso enormemente in questi primi mesi dell’anno e i suoi effetti aggraveranno le consuete carenze che si registrano ogni estate. È quindi probabile che, a meno di un imprevedibile cambio di tendenza, nei mesi di luglio e agosto andremo incontro a delle difficoltà che non si risolveranno, come spesso accade, grazie alla disponibilità di quelle regioni che hanno scorte eccedenti rispetto alla domanda di sangue e compensano le regioni in affanno. Non sarà quindi una sorpresa se il sangue disponibile servirà a garantire le terapie salvavita a pazienti affetti da malattie rare, come i talassemici, mentre gli interventi chirurgici non urgenti dovranno essere rimandati”.
“L’andamento degli ultimi mesi ci pone di fronte a numerose sfide che possiamo e dobbiamo affrontare assieme – commenta Gianpietro Briola, Presidente nazionale di AVIS e coordinatore pro-tempore del CIVIS (Coordinamento Interassociativo dei Volontari Italiani del Sangue, che oltre ad AVIS riunisce Croce Rossa, FIDAS e FRATRES) – tra questi, il raggiungimento dei livelli pre- pandemia e l’incremento dell’indice di donazione individuale, fermo all’1,6%. Basta poco per compiere questo gesto di generosità almeno 2 volte l’anno, possibilmente alternando sangue e plasma così da incrementare la frequenza delle proprie donazioni e rispondere meglio alle esigenze del Ssn. Se ai cittadini chiediamo questa manifestazione di responsabilità, dall'altro lato è essenziale che tutti gli attori del sistema operino in modo coeso e coordinato per rispondere meglio alle esigenze dei donatori stessi, penso per esempio all'ampliamento degli orari di apertura, a una diffusione più capillare dei centri di raccolta e alla necessità di reperire il necessario personale sanitario che continua, purtroppo, a mancare. La pandemia ha rappresentato una grandissima sfida per le Associazioni e federazioni di donatori e ha reso necessario rimodulare le nostre attività nell’ottica di un’assoluta tutela della sicurezza e della salute dei donatori e dei riceventi.
Le manifestazioni di solidarietà sono state immense e hanno consentito di contenere notevolmente la flessione, riuscendo addirittura a registrare nel 2021 una lieve crescita sia di donatori, sia di donazioni. Un dato da non sottovalutare se paragonato soprattutto ai Paesi che prevedono forme di retribuzione o rimborso dei donatori come gli Stati Uniti, dove il calo è stato ben più marcato, toccando addirittura punte del -20%. Tutto ciò dimostra l’importanza di tutelare, così come sostenuto dalla stessa Oms, la donazione volontaria, anonima, periodica, responsabile e gratuita. Questi sono i valori che da sempre contraddistinguono il modello italiano, riconosciuto e stimato a livello internazionale, ed è in questa direzione che vogliamo e dobbiamo operare per il bene dei nostri pazienti”.
Focus: invecchiamento donatori. In linea con le prospettive di un Paese in cui il calo demografico e l’invecchiamento della popolazione divengono le costanti più allarmanti, anche il sistema trasfusionale risente di questo andamento, nell’immediato così come nella delineazione di uno scenario prossimo futuro, con impatti inevitabili per la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale. Nell’ultimo decennio la fascia giovane dai 18 ai 45 anni è passata da 1.089.510 donatori del 2012 (63% del totale) a 866.112 (52%) del 2021. Dato ancora più allarmante, sempre per questa fascia di età, quello relativo ai nuovi donatori del 2021 che fotografa un decremento del 24% nel decennio. L’invecchiamento della popolazione si riflette pienamente nei dati relativi ai donatori con più di 46 anni, passati da 650.202 a 787.156 nel periodo 2012-2021.
I requisiti fisici. Per poter donare sono richiesti:
Età compresa tra i 18 e i 65 anni (per la prima donazione 60 anni, i donatori periodici possono donare fino a 70, previo consenso del medico selezionatore); peso corporeo minimo di 50 chilogrammi; buono stato di salute.