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I “finti” Stati Generali degli infermieri 

di Ivan Cavicchi

Quando arriverà il momento per discutere finalmente dei problemi degli infermieri? Per fare dei veri Stati Generali allo scopo di definire una piattaforma e una strategia degna degli infermieri e non come quelli ora promossi (anche tardivamente) dalla Fnopi. Io dico solo una cosa semplice: gli infermieri hanno diritto di essere infermieri nei modi più adeguati all’insopprimibilità di tale diritto. Ma prima di tutto gli infermieri hanno diritto a non essere quello che sono cioè quello che non dovrebbero essere perché quello che sono è fuori legge

15 FEB - Gli infermieri si apprestano a convocare gli stati generali della loro professione. Vorrei augurare loro di riuscire in questo intento che dovrebbe essere (anche se non mi sembra del tutto chiaro) quello di definire la strategia più congegnale alla loro progettualità.
 
Nel 2015 sono stato io il primo a proporre di convocare gli stati generali degli infermieri ma per fare il punto sulla “questione infermieristica” e per rilanciare la battaglia sulla riforma della professione riforma iniziata ma non conclusa con la legge 42.
 
L’occasione fu la pubblicazione di un libro ormai dimenticato "Il riformatore e l’infermiere. Il dovere del dissenso" libro che ricordo fu editato proprio da questo giornale e promosso da Nursind (QS, 24 aprile 2015).
 
L’iniziativa allora fu ignorata dall’Ipasvi/Fnopi perché oggi come ieri nessuno ritiene che si debba rimettere mano alla legge 42 per andare avanti nel processo di riforma della professione.
 
Ancora oggi Fnopi in testa si pensa che sia normale che un infermiere si debba laureare ma continuando a lavorare come da mansionario, cioè come se non fosse un laureato.
 
Allora lo chiamai il “paradosso della post ausiliarietà”.
 
Furono molto pochi gli infermieri che sostennero a parte nursind la mia proposta degli stati generali e tra questi mi preme ricordare Marcella Gostinelli la cui indipendenza di pensiero è a tutti nota (QS, 7 agosto 2015, 16 settembre 2020).
 
Oggi rispuntano gli stati generali questa volta promossi addirittura dalla Fnopi. Ovviamente gli scopi politici sono altri, le giustificazioni addotte anche, i contesti sono molto cambiati, ma il problema della post ausiliarietà, non è stato ancora risolto e le più grandi contraddizioni che ancora oggi impediscono alla professione infermieristica di esplicarsi a più di 20 anni dalla legge 42, sono ancora tutte in piedi.
 
Ancora oggi comanda il mansionario superato solo a parole nel 1999.
 
La Fnopi ha inviato recentemente una lettera aperta al governo una specie di malcelata (molto malcelata) dichiarazione di guerra al governo nella quale non si parla dei problemi mai risolti degli infermieri e delle loro storiche contraddizioni, né si parla delle riforme tradite, o degli ostacoli frapposti al cambiamento, della incresciosa post ausiliarietà, ma si rivendica, quasi con astio, di fatto una “ricompensa politica” spacciata per “meritocrazia” per quello che gli infermieri hanno innegabilmente fatto durante la pandemia .
 
Dire che la lettera sia imbarazzante è dire poco.
 
Andando al sodo essa sostiene che :
• gli infermieri sono stati “sconfitti” sul piano politico come professione perché non hanno avuto dal governo “la ricompensa ” che si aspettavano;
• “nulla, oggi, è avvenuto rispetto a quanto richiesto e quanto dichiarato davanti alle telecamere”.
 
E infine dopo la delusione e il tradimento la minaccia: “la FNOPI coagulerà una risposta unitaria, indipendente da appartenenze sindacali e partitiche, da ruoli e posizioni. Siamo pronti a far sì che 456mila infermieri chiedano conto di tutto ciò che non è stato fatto”.
 
La cosa più avvilente non è la minaccia che con questi chiari di luna lascia il tempo che trova, ma è la conclusione della lettera “È ancora possibile scrivere una storia che restituisca dignità agli infermieri. Non c’è più tempo da perdere”.
 
Io non so se sono le ricompense a scrivere la storia di questa martoriata professione e meno che mai so se la dignità degli infermieri dipenda dalle mance del governo e ho qualche dubbio se sia di buon gusto in una pandemia rinfacciare al paese ciò che la professione ha fatto per adempiere al proprio dovere ma so, conoscendo gli infermieri, che quello che loro hanno fatto e continuano a fare tutti i santi giorni lo hanno fatto con il cuore e in modo del tutto disinteressato. Gli infermieri sono gente seria e sanno bene come si devono comportare. E non solo in una pandemia.
 
Mi dispiace quindi ma dissento con tutte le mie forze dall’immagine meschina che la lettera, inviata al governo, dà degli infermieri. Quelli che ho conosciuto in tanti anni e quelli che conosco e incontro tutti i giorni, non sono quelli che hanno scritto la lettera.
 
Mi dispiace ma dissento anche dai modi arroganti e quasi ricattatori con i quali si pongono i problemi innegabili che gli infermieri hanno.
 
Come ho detto, quasi 7 anni fa, quindi in tempi non sospetti, ho chiesto io la convocazione degli stati generale semplicemente perché ritenevo e ritengo che gli infermieri prima di tutto hanno diritto alla giustizia, cioè di essere considerati secondo legge, secondo perché hanno diritto ad evolversi come professione perché il mondo cambia, terzo perché hanno diritto di essere pagati non con le mance ma in modo adeguato al valore aggiunto che essi producono.
 
Mi chiedo in quale piattaforma inviata al governo posso trovare queste elementari richieste ? Ma mi chiedo quale piattaforma gli infermieri hanno inviato al governo per avere il giusto e il dovuto e non la mancia? E chiedo infine su quale progetto di infermiere cioè su quale idea di infermiere, si basa questa presunta piattaforma?
 
O quello che nella lettera si definisce retoricamente il “futuro” della professione.
 
In questi anni ho visto gli infermieri fare la guerra ai medici sulle competenze, cioè li ho visti impegnati su guerre di retroguardia, li ho visti “baciare basso” le regioni per avere anche benefit contrattuali insignificanti, li ho visti tradire gli ideali di universalità del servizio pubblico sposando gli obiettivi di controriforma del regionalismo differenziato e recentemente li ho visti del tutto proni al PNRR per avere in cambio solo un briciolo di potere penso agli ospedali di comunità e non solo.
 
Oggi dopo aver avallato le deboli politiche di Speranza gli infermieri cercano di andare all’incasso … alzano il tiro, cambiano tono e gonfiano i muscoli per spaventare Draghi (sic!).
Di grazia ci dite a quanto ammonta il debito che il governo dovrebbe pagare per i vostri servigi?
 
Ma a parte la mia domanda provocatoria, mi chiedo ma quando arriverà il momento per discutere finalmente dei problemi degli infermieri? Per fare dei veri stati generali allo scopo di definire una piattaforma e una strategia degna degli infermieri.
 
Io dico solo una cosa semplice: gli infermieri hanno diritto di essere infermieri nei modi più adeguati all’insopprimibilità di tale diritto.
Ma prima di tutto gli infermieri hanno diritto a non essere quello che sono cioè quello che non dovrebbero essere perché quello che sono è fuori legge.
 
Ivan Cavicchi

15 febbraio 2022
© Riproduzione riservata


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