08 OTT - Non si finisce mai di stupirsi! Quest’anno, il 22 Maggio, varie manifestazioni e numerosi eventi hanno ricordato i 40 anni della legge 194, la legge che ha regolamentato e legalizzato l’interruzione volontaria di gravidanza nel nostro Paese. Sottolineando soprattutto, al di là delle posizioni più o meno ideologizzate, che, comunque la si pensi, grazie a questa legge gli aborti in Italia si sono ridotti ad un terzo rispetto a quelli praticati nei primi anni di applicazione della stessa. Infatti da circa 240.000 IVG dei primi anni ’80 si è scesi a circa 80.000 del 2017.
Lo stupore nasce dall’aver appreso che il 4 ottobre il Consiglio comunale di Verona ha deliberato una serie di misure anti-aborto e di “sostegno alla vita” sulla base della mozione del leghista Alberto Zelger, supportando economicamente associazioni cattoliche antiabortiste, favorendo il parto in anonimato negli ospedali (con conseguente immediata adozione) e proclamando Verona “città a favore della vita”.
Le deliberazioni sono state approvate a maggioranza (contrari M5S, Sinistra in comune, Cgil e parte del PD), anche col voto della capogruppo PD Carla Padovani, ultracattolica che nella sua vita politica ha peregrinato tra la DC, la Margherita, il PD, l’UDC e poi nuovamente nel PD che l’ha eletta addirittura capogruppo. Lei ha dichiarato che non si aspettava tutte queste polemiche, anche perché “sulla 194 non mi pare che ci sia una linea chiara del Partito”!
Agite è un’Associazione di ginecologi territoriali e liberi professionisti che si occupa di temi culturali e scientifici inerenti la professione, non è un Movimento abortista, non è un’Associazione femminista postsessantottina e non è neppure un gruppo di professionisti connotati politicamente. Quando però si leggono certe notizie relative a fatti dove non si comprende se pesa di più l’ignoranza o la malafede non si può far finta di nulla.
Chi lavora sul Territorio ha vissuto tutta l’evoluzione della legge 194 e ne ha toccato con mano gli effetti relativi a quel dramma femminile che è il ricorso all’aborto volontario e le ferite e le cicatrici che esso lascia nell’animo di chi lo pratica. Come si fa a sostenere che quei 6 milioni di bambini mai nati (!) “avrebbero impedito il sorgere dell’attuale crisi demografica”? Il problema dunque è ridurre la denatalità, convincendo le donne a non abortire e a dare in adozione i figli cui non si può assicurare un futuro? Oppure leggendo che la diffusione della pillola abortiva RU 486 avrebbe causato “una crescita degli aborti” e diffuso “una cultura dello scarto”.
Questi signori sono a conoscenza che, purtroppo, il ricorso all’ RU 486 in Italia è intorno al 15% mentre all’estero si viaggia su percentuali molto più alte? I numeri che riporto sono forniti dall’annuale rapporto del Ministero della Salute per cui non si discutono; se invece si ritiene che le IVG in Italia siano ancora troppe e che la legge non è servita a ridurle, allora bisognerebbe pensare che in questi anni sono aumentati molto gli aborti clandestini e se così fosse la motivazione andrebbe ricercata proprio nell’insufficiente o inadeguata applicazione della 194, magari a causa dell’obiezione di coscienza che in alcune regioni sfiora il 100%. Insomma comunque la si giri, non si possono proprio trovare ragioni sensate alla base dei comportamenti dei consiglieri comunali veronesi.
Piuttosto bisognerebbe remare tutti dalla stessa parte, diffondendo la cultura contraccettiva specie tra i giovani e giovanissimi che nulla sanno in proposito, riportando in classe A quelle poche pillole che ne facevano parte, favorendo l’applicazione dei dispositivi intrauterini (specie IUD a lunga azione) per prevenire le IVG ripetute che rappresentano circa un quarto del totale e diffondendo il ricorso alla IVG farmacologica con l’RU 486 il che, tra l’altro, comporterebbe anche una riduzione dei costi in termini di assistenza.
A questo proposito segnalo che una determina dell’AIFA dello scorso 1 agosto ha escluso dall’elenco dei medicinali erogabili a carico del SSN il misoprostolo (il farmaco che viene somministrato dopo l’RU 486 per la dilatazione della cervice uterina e per favorire l’espulsione del materiale abortivo) che viene sostituito da un prodotto analogo (sempre misoprostolo a dosaggio doppio di 400 mcg.) ma in una confezione con un numero inferiore di compresse e dal costo 10 volte superiore (sempre a carico del SSN).
Ci sembra un modo singolare per sostenere e diffondere il ricorso alla IVG farmacologica!
In definitiva, questo dibattito infinito sulla 194 è veramente faticoso e buon senso vorrebbe che avesse fine a fronte di un impegno comune finalizzato a prevenire concretamente la tragedia dell’aborto, lasciando da parte ipocrisie e quella retorica della vita che non aiuta a procedere sulla giusta strada. E questo vale anche per i consiglieri comunali di Verona che farebbero bene a concentrare i loro sforzi nell’amministrazione della loro bellissima città.
Sandro M. Viglino
Presidente Agite
08 ottobre 2018
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