05 OTT - Esplode la polemica a Verona dopo l'approvazione, da parte del Consiglio Comunale di Verona, della mozione a firma del consigliere della Lega nord Alberto Zelger che, in occasione del 40° anniversario dell’entrata in vigore della legge 194 del 1978, impegna il sindaco e la giunta a sostenere iniziative per la prevenzione dell’aborto con “l’inserimento nel prossimo assestamento di bilancio di un congruo finanziamento ad associazioni e progetti che operano nel territorio del Comune di Verona; la promozione del progetto regionale ‘culla segreta’, stampando e diffondendo i suoi manifesti pubblicitari nelle Circoscrizioni e in tutti gli spazi comunali; a proclamare ufficialmente Verona ‘città a favore della vita’”.
Nel testo della mozione non mancano alcuni passaggi choc. “Gli aborti legali dal 1978 ad oggi sono 6 milioni, senza contare le 'uccisioni nascoste' prodotte dalle pillole abortive e dall'eliminazione degli embrioni umani sacrificati nelle pratiche di procreazione medicalmente assistita”.
“Le statistiche sull'aborto mostrano un leggero calo negli anni, ma non tengono conto delle varie pillole abortive: manca all'appello una popolazione di 6 milioni di bambini, che avrebbero impedito il sorgere dell'attuale crisi demografica”, si legge ancora.
Il riferimento a generiche "pillole abortive" rende palese una pregiudiziale ideologica. L'unica pillola abortiva riconosciuta come tale dall'Ente regolatorio europeo e da quello italiano è la RU486 citata in un passaggio della mozione. Le altre pillole, come quella cosiddetta dei 5 giorni dopo, vengono riconosciute - anche dall'Oms - come "contraccettivi di emergenza" a tutti gli effetti.
Nella mozione si aggiunge inoltre che, proprio la diffusione della RU486, ha comportato una crescita del numero degli aborti e la diffusione della "cultura dello scarto". Viene inoltre difesa l'obiezione di coscienza "spesso oggetto di pressioni da parte di gruppi ideologizzati". E si afferma che "spesso basta un piccolo aiuto economico o la possibilità di un lavoro, per restituire ad una donna in difficoltà la serenità necessaria per accogliere il suo bambino".
Non manca un passaggio sulla diagnosi prenatale e le malformazioni. "La diagnosi prenatale può portare la donna ad abortire per vere o presunte malformazioni del feto; in realtà come dimostrano le cure neonatali praticate da alcuni centri ospedalieri di eccellenza, molte malformazioni possono essere curate; è importante quindi informare le donne con maternità difficile di questa possibilità".
“Alcuni punti della legge 194 – afferma il consigliere Zelger in una nota diffusa dal Consilgio – sono stati in gran parte disattesi, nonostante le numerose iniziative pubbliche dell’assessorato alla Sanità del Veneto per evitare che l’aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite. Per questo, si ritiene che anche il Comune debba adoperarsi per la diffusione di una cultura di accoglienza della vita”.
“E’ giusto ribadire il concetto – dichiara nella nota la consigliera Lega nord Anna Grassi –, che la vita va sostenta e difesa dal concepimento alla sua fine”.
“La legge 194 – afferma il consigliere Verona civica Tommaso Ferrari –, ha ridotto il numero di aborti nel nostro Paese e non il contrario. Questa maggioranza si perde in discussioni inutili, con la presentazione di documenti che non hanno alcun senso”.
Per il Movimento 5 stelle “si tratta di un testo offensivo che va a colpire sia l’operato del sistema sanitario italiano, sia la scelta personale di ogni cittadino”, dichiara la consigliera Marta Vanzetto.
Ma a far esplodere una querelle a livello nazionale è stato il voto favorevole da parte della capogruppo PD in Consiglio regionale, Carla Padovani.
“Nella notte Verona e le sue cittadine hanno subito uno schiaffo inaccettabile. Il voto del consiglio comunale per dichiarare Verona 'città a favore delle vita' ci ha riportato indietro ad anni in cui le donne morivano per le interruzioni di gravidanza e proliferavano gli aborti clandestini”, ha dichiarato la deputata veronese Alessia Rotta, vicepresidente vicaria dei deputati del Partito Democratico.
“La nostra città non deve dare ulteriori prove di essere a favore della vita: Verona è medaglia d’oro della liberazione dal nazifascismo e la vita l’ha difesa e tutelata con il coinvolgimento di tutta la popolazione. L’approvazione nottetempo delle mozioni leghiste, invece – sottolinea la deputata Dem - la rende un luogo ostile alle donne e carico di ipocrisia. Spiace che anche all’interno del Partito Democratico Veronese ci sia chi, come Carla Padovani, non abbia capito la gravità di quanto la Lega stava cercando di fare, rendendo il corpo delle donne una merce di scambio politico. Una grave responsabilità sia verso le cittadine e i cittadini, sia per non aver informato il gruppo e per non averlo rappresentato, ma abbiamo la consapevolezza che si tratta di una posizione del tutto personale”.
“Gli aiuti effettivi per diminuire gli aborti non arrivano attraverso il finanziamento di associazioni antiabortiste, ma – conclude Rotta - con strutture adeguate per la piena applicazione della legge 194, con programmi educativi per il controllo delle nascite e della fertilità, con l’implementazione delle case d’accoglienza, con un adeguato supporto per le situazioni di fragilità. In una parola, col welfare”.
Ancora più dura la deputata dem della Commissione Affari Sociali, Giuditta Pini: "Ieri il consiglio comunale di Verona ha approvato una mozione proposta dalla maggioranza che sostiene il sindaco (molto vicino agli ambienti di estrema destra) e amico e del Ministro Fontana, contro la legge 194, ma più in generale contro il diritto delle donne ad autodeterminarsi. Tra le varie amenità che si possono leggere troviamo: 'gli aborti legali effettuati dal 1978 ad oggi sono circa 6 milioni, senza contare le uccisioni nascoste prodotte da pillole abortive e dall’eliminazione di embrioni umani sacrificati nelle pratiche della procreazione medicalmente assistita'. La cosa farebbe già accapponare la pelle così, qualificando anche chi l’ha proposta, ma c’è una cosa, a mio parere, più grave. La mozione è stata votata anche dalla capogruppo del Pd in consiglio comunale Carla Padovani".
"Ecco non userò molte parole: non credo che sia una persona che possa stare nel Pd. Non conosco i motivi che l’hanno portata a sedere in consiglio comunale rappresentando tutta la comunità del partito, ma non credo sussistano più. Perché per quanto possiamo essere plurali, esistono dei limiti che qualificano anche lo stare in una comunità e credo che lei li abbia allegramente superati", conclude Pini.
G.R. e L.C.
05 ottobre 2018
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