23 MAG - Gentile Direttore,
una voce nel deserto... in pratica, la mia, sulla questione Aborto e Persone LGBT. Come Amigay abbiamo pubblicato un post nel merito del rischio di aborto, o meglio di gravidanze, più elevato nelle adolescenti occidentali lesbiche e bisessuali, rispetto alle adolescenti eterosessuali e poi il crollo (9 e 2 volte) nell'età matura, in cui ovviamente la IVG diventa virtualmente inesistente.
Un lavoro più complesso, (allegato) mi è stato invece chiesto da una collega della Omceo di Benevento, di critica sugli articoli 42-46 della Deontologia Professionale, relativi a tutto l'ambito di Sessualità, Riproduzione e Fertilità.
Questi sono ambiti complessi, che in Italia nessun centro di ricerca vuole affrontare, per cui dobbiamo rifarci alla letteratura internazionale ed attendere che venga da loro approfondita.
Il problema maggiore è la mancanza di formazione sulle questioni specifiche relative alla Sessualità delle persone LGBT ed alla Gravidanza portata avanti dalle donne lesbiche e bisessuali. Affrontare un o una adolescente qualsiasi senza sapere nulla di Sex Orienteering significa svalutarli o sottovalutarli. Nel merito anche l'ignoranza della Medicina di Genere LGBT può causare errori di diagnosi, prevenzione e terapia.
Ovviamente promuoviamo una modifica radicale della legge sulle Adozioni e Riproduzione assistita, che garantisca i diritti civili, riproduttivi, sessuali e sanitari delle persone LGBT.
Infine bisogna ricordare che esistono purtroppo gruppi Pro-Vita anche LGBT, cioè esistono molte persone LGBT che sono contro la legge 194 e che ne fanno un manifesto, pur essendo i Pro-Vita di per sé contro le persone LGBT.
L'incoerenza è facilmente spiegabile... Il desiderio di maternità o paternità, la paura dell'aborto selettivo di feti LGBT, ma soprattutto la cultura tradizionale e familiare da cui le persone LGBT sono ugualmente pervase, come la popolazione generale di cui fanno parte. Non si sa perché si crede che i migranti non debbano essere razzisti o i gay non debbano essere omofobi, ma è vero anche questo, figuriamoci per i razzismi incrociati tra minoranze!
Il Codice Deontologico però è chiaro. Non richiede affatto l'obiezione di coscienza ma ne impone i limiti, di cura e assistenza alle donne che chiedono accesso alla legge 194.
Nulla osta allora all'eliminazione dell'obiezione di coscienza dalle strutture pubbliche, affinché sia rispettato il principio costituzionale che "la Legge (194) è uguale per tutti" e soprattutto per tutte!
Manlio Converti
Psichiatra
Presidente AMIGAY
23 maggio 2018
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