22 MAG - L'Associazione Luca Coscioni, in prima linea nella tutela delle libertà civili, ha realizzato una serie di video tutorial pensati per fornire a quante più donne possibile una corretta informazione sulle modalità di interruzione volontaria di gravidanza. Per questo la campagna è stata realizzata in 6 lingue: Italiano, arabo, francese, spagnolo, inglese, romeno e verrà diffusa da oggi sui canali social dell’associazione tramite l’hashtag #LiberaDiScegliere.
Sono le donne stesse a parlare di aborto alle altre donne: “Lo sai che in Italia - si afferma nel video - si può interrompere una gravidanza non desiderata? Dal 22 maggio 1978, grazie alla legge 194, noi donne possiamo decidere sul nostro corpo. Entro le prime 7 settimane con una pillola, Ru486, ed entro 12 settimane e 6 giorni con un intervento chirurgico. Dopo, si può fare solo se il medico accerta che la gravidanza può essere un pericolo per la tua vita e la tua salute psicofisica. Ma se hai un rapporto a rischio e temi una gravidanza puoi ricorrere subito alla contraccezione d'emergenza: in farmacia se sei maggiorenne puoi avere la pillola del giorno dopo e la pillola dei 5 giorni dopo senza prescrizione del medico. Che invece serve solo se hai meno di 18 anni. E non può rifiutarsi di fartela. E il farmacista non può rifiutarsi di servirti. La legge riconosce l'obiezione di coscienza solo per l'interruzione di gravidanza. E purtroppo, a 40 anni dalla legge, 7 medici su 10 sono obiettori. Ma tu non farti intimidire. Interrompere una gravidanza è un tuo diritto. Tante donne hanno lottato perché tu potessi scegliere. Il corpo è tuo. La scelta è tua”.
Un approccio onnicomprensivo rivolto ad una società multietnica, in risposta anche alle evidenze emerse nell'ultima Relazione al Parlamento, in cui il ministro della Salute sottolinea che un terzo delle Interruzioni volontarie di gravidanza (Ivg) totali in Italia continua ad essere a carico delle donne straniere, le quali fanno registrare un tasso di abortività maggiore alle italiane relativamente a tutte le classi di età (quella di 20-24 anni per le straniere rimane la più colpita, con un tasso 3.5 volte superiore a quello delle italiane; mentre per le italiane i tassi più alti si osservano tra i 25 e i 29 anni).
“Nonostante la relazione evidenzi in generale una ‘diminuzione’ del ricorso all'Ivg, è fondamentale tenere bene a mente - in un paese in cui 7 ginecologi su 10 sono obiettori e che dunque rendono difficile l'accesso in sicurezza all'Ivg - l’esistenza di un numero ‘sommerso’ di donne che si affidano al web o ad altri canali per cercare pratiche di aborto clandestino – dichiara Filomena Gallo, avvocato, segretario Associazione Luca Coscioni-. Per una corretta applicazione della legge occorre garantire la non interruzione del servizio di Ivg e favorire l'utilizzo del metodo farmacologico ove possibile al posto dell’intervento chirurgico, privilegiando il ricovero in regime di Day Hospital o l’ambito ambulatoriale. Questo consentirebbe di risparmiare risorse da investire in Consultori, Contraccezione e nella promozione di una corretta informazione per tutti. Il nostro appello al ministro della Salute vuole garantire la salute riproduttiva delle donne, una corretta informazione e la difesa di diritti fondamentali”.
“Per un medico che deve interrompere una gravidanza, garantire la salute della donna significa poter operare secondo le regole della buona pratica clinica, sia rispetto alla scelta del metodo che riguardo l’accessibilità ai servizi di Ivg - dichiara Mirella Parachini, ginecologa e membro di direzione dell'Associazione Luca Coscioni -. E’ inoltre fondamentale regolamentare l’obiezione di coscienza al fine di garantire i diritti delle donne che chiedono di accedere all'Ivg e anche dei pochi medici che non sono obiettori di coscienza. Il Consiglio di Europa ha già condannato due volte l'Italia per le condizioni in cui si applica la 194".
L'interruzione volontaria di gravidanza in Italia
Oggi in Italia qualsiasi donna può richiedere l'interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) entro i primi 90 giorni di gestazione per motivi di salute, economici, sociali o familiari.
Dal 1978 questo intervento è regolato dalla legge 194, "Norme per la tutela della maternità e sull'interruzione volontaria di gravidanza", che sancisce le modalità del ricorso all'aborto volontario. L'intervento può essere effettuato presso le strutture pubbliche del Servizio sanitario nazionale e le strutture private convenzionate e autorizzate dalle Regioni.
La richiesta di Ivg è effettuata personalmente dalla donna. Nel caso delle minorenni, è necessario l'assenso da parte di chi esercita la potestà o la tutela. Tuttavia se, entro i primi 90 giorni, chi esercita la potestà o la tutela è difficilmente consultabile o si rifiuta di dare l'assenso, è possibile ricorrere al giudice tutelare.
22 maggio 2018
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