22 MAG - La legge 194 è la seconda grande legge sanitaria varata in quell’anno formidabile e drammatico che fu il 1978.
Dopo la legge Basaglia che chiuse i manicomi a avviò una vera e propria rivoluzione nell’approccio alla salute mentale, con la 194 il Parlamento dava il via libera alle “Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza” che legalizzavano l’aborto e rinnovavano l’impegno per una maternità responsabile.
Un bilancio e un’analisi di questi primi 40 anni della legge 194 sono stati effettuati dall’Istat nell’ambito dell’ultima Relazione al Parlamento del ministro della Salute (gennaio 2018) giungendo a questa significativa conclusione: “I livelli di abortività volontaria sono tra i più bassi a livello internazionale e l’aborto non sembra affatto essere stato utilizzato come mezzo per limitare le nascite durante gli importanti cambiamenti generazionali”.
E in effetti, dopo il picco dei primi anni di applicazione, con oltre 234mila aborti nel 1982, si assiste ogni anno a una progressiva diminuzione del ricorso alle Ivg scese ormai sotto le 85mila nel 2016 (ultimo anni di rilevazione).
Ma la legge 194 non è fatta di numeri, anche se alcuni, come quello degli obiettori, desta sempre preoccupazione visto che lo sono circa il 70% dei ginecologi, quasi la metà degli anestesisti e il 44% del personale non medico.
La legge 194 è stata infatti da subito percepita giustamente come una legge sui diritti delle donne e in particolare sul diritto a disporre del proprio corpo e quindi anche della propria maternità.
E’ su questo che il Paese si è spaccato più volte, come testimoniano i due referendum, uno che si sarebbe dovuto svolgere il 15 aprile 1976 per abrogare il reato di aborto ma che non si svolse a causa delle elezioni anticipate e fu poi superato dal varo della legge 194, e l’altro, effettuato il 17 maggio 1981, con l’obiettivo, fallito, di abrogare la neonata 194.
Da allora, a riprese costanti e in genere in occasione della presentazione dell’annuale relazione parlamentare o in riferimento a nuove evidenze scientifiche e terapeutiche (come nel caso della RU 486 per l’aborto farmacologico o delle più recenti pillole del giorno dopo per prevenire una gravidanza indesiderata dopo un rapporto non protetto), si ripresentano polemiche di vario tono e colore che hanno sempre al centro il cuore della legge: l’autodeterminazione della donna.
Fino ad oggi il muro elevato dalla 194 per difendere tale diritto ha resistito sempre ed è un bene.
C.F.
22 maggio 2018
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