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Caro Renzi, sono una dottoressa siciliana precaria da 10 anni

Caro presidente, le sue dichiarazioni di questi giorni possono farci sognare un'Italia migliore, ma l’analisi della realtà ci dice che in questo paese qualcosa non va per il verso giusto e che sia ormai  “scaduto” il tempo degli annunci, è il momento dei fatti affinché si voglia davvero che si cambi, “Perché molto deve cambiare”.

21 OTT - Buongiorno presidente del Governo, buongiorno Matteo Renzi,
chi Le scrive è una medico siciliano, UNA della sua generazione, UNA di quelle tante “intelligenze” che questo Paese ha formato e sulle quali ha investito notevoli risorse.

Una che, come tanti altri della mia età, ha scelto di restare nella sua terra per dare un contributo di conoscenza e professionalità in un settore importante quale è la sanità: per curare le persone, in una regione, assediata dalla mafia, dalla crisi economica e dove i diritti, spesso, sono privilegi.
In una isola che è la prima linea dell'accoglienza per migliaia di migranti e rifugiati delle zone di guerra e di carestie.

La sanità è il biglietto da visita di un Paese sano e democratico e la Sicilia, invece, è la rappresentazione di un fallimento, dove le molte primavere di cambiamento, si sono piegate al "cambiare tutto, per non cambiare niente".

La prova di una di queste sconfitte è il destino mio e di altre mille medici che lavorano con un contratto a tempo determinato da più di dieci anni, a “scadenza”, come una merce che va avariandosi, a scapito del nostro futuro, ma anche e soprattutto della qualità stessa dei servizi che offriamo nei cittadini nei pronto soccorso, nelle corsie degli ospedali, negli ambulatori sul territorio, sulle ambulanze.
 
Lei, anzi tu, Matteo, perché siamo quasi coetanei, hai affermato che non ci saranno più tagli, anzi....ebbene quando oggi sarai a Palermo, invece di una promessa, dacci una certezza: che davvero vengano stabilizzati medici che garantiscono i livelli essenziali di assistenza, e che vengono confermati/precarizzati di semestre in semestre, di anno in anno, da dieci lunghi anni.

Non si possono  garantire servizi di assistenza adeguati con una condizione temporale,  che come una scure minaccia quotidianamente la serenità esistenziale e professionale di chi lavora.

Realizzo con amarezza  che  a 41 anni , una Laurea in Medicina ed una Specializzazione mi trovo a fare i conti  con il mio lavoro, quotidianamente, e con passione in una sanità ormai diventata il fantasma di quella che era prima, cioè accessibile ed equa per tutti!
Lavoriamo in una realtà dove  i vari decreti “salva spesa” non fanno altro che depotenziare e ridurre l’assistenza facendola diventare  sempre più un bene di “lusso” e per pochi! Una Regione in cui  una vera programmazione sanitaria non esiste, perché una programmazione seria non può fondarsi sul lavoro precario, a “scadenza”.

Non si può decidere, per far “quadrare” i numeri, di chiudere gli ospedali, senza che prima sia stata prevista una alternativa.

In questa isola si chiude, ma gli sprechi rimangono. Grottesco, appunto, cambiare tutto per non cambiare niente.
 
Caro presidente, Le sue dichiarazioni di questi giorni possono farci sognare un'Italia migliore, ma l’analisi della realtà ci dice che in questo paese qualcosa non va per il verso giusto e che sia ormai  “scaduto” il tempo degli annunci, è il momento dei fatti affinché si voglia davvero che si cambi, "PERCHÈ MOLTO DEVE CAMBIARE”!
 
Con perseverante speranza e rabbia
 
Emiliana Sanfilippo
Medico (precario da oltre 10 anni)
Responsabile nazionale del Coordinamento precari dello Smi 

21 ottobre 2016
© Riproduzione riservata

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