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Dermatologia. Fotoprotezione sempre più green e a basso impatto ambientale


Bisogna cambiare le abitudini verso la nostra pelle, proteggendola quotidianamente in modo adeguato, anche perché i nuovi orizzonti dei fotoprotettori vanno verso un continuo miglioramento non solo del fattore di protezione ma anche della composizione delle creme stesse per migliorarne la tollerabilità. I suggerimenti dei dermatologi SIDeMaST

15 OTT - Formulazioni leggere e sempre più tollerabili, filtri green e amici dell’ambiente.
Sono questi i nuovi orizzonti della fotoprotezione, come sottolineano i dermatologi della SIDeMaST - la Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle malattie sessualmente trasmesse presieduta dalla Prof.ssa Ketty Peris - riuniti in streaming fino al 16 ottobre al 95esimo Congresso presieduto dai Prof. Piergiacomo Calzavara Pinton e Nicola Pimpinelli.
 
La premessa fondamentale, sottolineano i Presidenti, è che dobbiamo definitivamente cambiare le nostre abitudini verso la nostra pelle. Così come siamo abituati a lavarci i denti, a vestirci, a lavarci le mani, e ultimamente ad indossare la mascherina, allo stesso modo la fotoprotezione deve diventare una “abitudine quotidiana” per proteggerci dai tumori cutanei. Il discorso vale a maggior ragione per i soggetti dalla carnagione chiara. Oggi poi esistono formulazioni spray che rendono i prodotti molto più piacevoli da applicare e sono sempre più diffusi i fotoprotettori naturali come alghe e spugne a bassissimo impatto ambientale.
 
I nuovi orizzonti dei fotoprotettori vanno verso un continuo miglioramento non solo del fattore di protezione ma anche della composizione delle creme stesse per migliorarne la tollerabilità: “Occorre ‘rieducarci’ – afferma Ketty Peris – senza farci trarre in inganno dal cambio delle stagioni: i raggi solari sono potenti, anche quando sembra che in autunno o in inverno si attenuino. Quindi i fotoprotettori devono diventare la nostra ‘veste’ quotidiana. Oggi esistono prodotti sempre più perfezionati e gradevoli dal punto di vista cosmetologico: le creme pesanti e pastose hanno lasciato il posto a texture leggere che non occludono i pori e sono quindi altamente tollerabili. Esistono poi anche formulazioni spray efficaci anche su pelle bagnata, e quindi molto adatte ai bambini. Inoltre, i fotoprotettori sono sempre più arricchiti con sostanze che possono essere stimolate dalla luce e con vitamine del gruppo B a cui viene riconosciuta una importante azione protettiva che aiuta a prevenire i danni del DNA”.
 
Fondamentale, ricordano i dermatologi, è migliorare la comunicazione al pubblico: “Il pubblico non è ancora ben consapevole dei vari fattori di protezione e spesso sceglie male – sottolinea Calzavara Pinton – anche le etichette a volte sono di difficile comprensione. Bisogna quindi ripensare e semplificare il modo di comunicare i prodotti protettivi insegnando come li si utilizza, quasi al pari di un farmaco. Anche i filtri vanno urgentemente ripensati dando sempre più spazio a quelli biodegradabili: ogni anno, infatti, 140mila tonnellate di filtri non biodegradabili sono sversati nelle acque, con il rischio anche di inquinamento delle acque potabili. Un circolo vizioso che va urgentemente interrotto; per questo motivo occorre incrementare l’uso di filtri naturali come alghe e spugne che hanno un bassissimo impatto ambientale e che possono contribuire a interrompere questo circuito pericolosissimo che si è innescato con danni per il pianeta”.
 
Sotto i riflettori del Congresso anche le problematiche legate alla vitiligine e alll’alopecia. Se si soffre di vitiligine la fotoprotezione diventa ancora più fondamentale: “La cute più chiara è completamente indifesa – ribadisce Pimpinelli – in quanto non sono presenti i melanociti che producono la melanina. L’energia dei raggi solari, infatti, è altissima e i melanociti ne attutiscono la forza. Se questi mancano, la cute resta indifesa. Per quanto riguarda le novità legate alla terapia della vitiligine, assistiamo ad un uso sempre più diffuso di terapie ‘rotazionali’. Le terapie convenzionali a base di cortisonici sono infatti affiancate da integratori orali, fototerapia specifica con raggi UVB monocromatici e creme a base di piperina che stimolano la ripigmentazione. In questo modo, grazie alla disponibilità di più approcci, la terapia diventa completa e integrata”
 
Anche l’alopecia è continuamente oggetto di studio e di novità: “Per chi soffre di alopecia androgenetica c’è una novità, la finasteride all’1% – concludono gli esperti – oggi disponibile anche in formulazione topica spray e molto ben tollerata. Inoltre, è molto efficace anche in combinazione con minoxidil: la finasteride svolge un’azione preventiva in quanto agisce sul meccanismo di caduta dei capelli, mentre il minoxidil stimola il bulbo pilifero. Per l’alopecia areata, che risponde poco alle terapie comuni, saranno presto disponibili nuovi farmaci di tipo immunitario ad uso sistemico”.
 

15 ottobre 2021
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