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Covid. Niente più mascherine all’aperto ma per gli psicologi potrebbero verificarsi “possibili disagi momentanei”


Secondo la consigliera degli Ordini regionale degli psicologi dell'Emilia Romagna, Giulia Cavallari,“alcuni potrebbero sentirsi scoperti, come quando alla fine dell'inverno si tolgono i capi più pesanti e alcune parti del corpo iniziano ad essere più in mostra”. Possibile difficoltà anche nel riprendere la vicinanza fisica, compreso con amici e parenti. E dopo tante aspettative sul ritorno alla normalità, si rischia di scoprire che la vita fuori non è poi così migliore di quella in casa.

24 GIU - Da lunedì 28 giugno cesserà l'obbligo di indossare sempre le mascherine all'aperto in zona bianca. Un primo passo verso la “normalità” pre-Covid che non tutti vivranno allo stesso modo, secondo Giulia Cavallari, psicologa psicoterapeuta e consigliera dell'Ordine degli Psicologi dell’Emilia-Romagna.

“Ho molta fiducia nella capacità dell'essere umano di adattarsi e quindi mi aspetto che nella maggior parte delle persone il cambiamento non sarà problematico e anzi, sarà vissuto come un piccolo traguardo – dichiara in una nota –. Alcuni però potrebbero vivere momenti transitori di disagio, dati dalla sensazione di sentirsi scoperti, come quando alla fine dell'inverno si tolgono i capi più pesanti e alcune parti del corpo iniziano ad essere più in mostra”.

Alcuni, quindi, potrebbero decidere di continuare a tenere la mascherina per colpa di "un’ansia sociale”. E vivere con difficoltà anche la ripresa di una vicinanza fisica anche con amici e parenti.Il consiglio di Cavallari è quello di “ascoltarsi, di assecondare le proprie sensazioni e di non sentirsi sbagliati. Un supporto psicologico potrebbe essere di aiuto a coloro che dovessero avvertire una difficoltà persistente, non sentendosi a proprio agio per lungo tempo nel rimanere senza mascherina in uno spazio aperto”.

A vivere una situazione più spiazzante rispetto allo stop alle mascherine, per la consigliera degli Ordini regionale degli psicologi dell’Emilia Romagna, potrebbero essere i più piccoli. “I bambini di due, tre, quattro anni hanno vissuto gran parte della loro vita vedendo persone con le mascherine al volto – spiega Cavallari – E non parliamo solo di sconosciuti, ma anche di persone che hanno visto tutti i giorni o quasi, come le maestre o alcuni parenti. Vedendole a viso scoperto potrebbero avere bisogno di un po' di tempo per orientarsi". L'effetto di spaesamento, comunque, non deve preoccupare. "Le capacità di adattamento dei bimbi sono elastiche e resilienti; l'importante è mantenere con loro lo stesso atteggiamento di sempre. Nell'ultimo anno, tutti e specialmente i bambini, abbiamo imparato a porre molta attenzione al tono di voce e ad altri fattori della comunicazione non verbale e ora che ritorneremo a guardare il viso nella sua interezza avremo informazioni in più che integreranno le nostre percezioni, arricchendole”.

Un altro effetto della ripresa alla normalità e dello stop alla mascherina che alcuni potrebbero vivere è quello di sentirsi quasi “delusi” dalla nuova quotidianità. “Nei mesi in cui ci era permesso quasi solo di lavorare potremmo aver nutrito aspettative molto alte rispetto alla vita che un giorno sarebbe tornata - continua la consigliera dell'Ordine degli Psicologi dell'Emilia-Romagna – Ora che abbiamo la possibilità di viverci momenti e situazioni che prima ci erano preclusi potremmo sperimentare la sensazione di non essere pienamente soddisfatti, o di non avere voglia di viverli. Andare al ristorante è bello, ma mangiamo bene anche a casa e andare a fare l'aperitivo dopo il lavoro è una corsa che non sempre abbiamo voglia di fare, e in fondo il coprifuoco ci concedeva anche di stare nella nostra zona di comfort. Ma ricordiamoci: uscire e viversi forzatamente la vita di prima non è un obbligo. Possiamo continuare a scegliere ciò che ci fa sentire meglio”.

24 giugno 2021
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