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Svezia. Un successo il primo trapianto di vena ottenuta da cellule staminali


Il paziente è una bambina svedese di 10 anni. Risolto un grave problema: una occlusione di un’importante vena addominale che ne rallentava lo sviluppo e avrebbe potuto portarla al decesso. La piccola gode oggi di ottima salute e non ha bisogno di assumere farmaci anti-rigetto.

18 GIU - È la prima volta al mondo che un intervento di questo tipo viene portato a termine con successo: una bambina di dieci anni in Svezia ha ricevuto un trapianto di una vena creata a partire dalle sue stesse cellule staminali. La bambina soffriva di una occlusione della vena della porta extra-epatica, ovvero il vaso sanguigno che porta il sangue dall’intestino e dalla milza al fegato: questa patologia può avere conseguenze anche gravi – come emorragie interne, ritardi nello sviluppo, o anche la morte – e di solito si tratta facendo un bypass con vene prelevate da altre parti del corpo, come dalle gambe, un’operazione che però prevede dei rischi piuttosto alti e può non funzionare. L’innovativo intervento ha avuto luogo nel Sahlgrenska University Hospital di Göteborg ed è stato descritto nell’ultimo numero di Lancet.
 
Per sottoporsi alla nuova procedura, i ricercatori avevano però bisogno di un’animadi ‘tubo’ da cui partire per dare struttura al nuovo vaso sanguigno: così hanno prelevato da un donatore deceduto un segmento di 9cm di vena, che hanno poi “pulito” delle cellule superficiali e poi trattato con le staminali del midollo spinale della bambina. Dopo due settimane di questo processo, il nuovo vaso sanguigno è stato reimpiantato con successo nel corpo della piccola paziente, la cui condizione da allora ha continuato a migliorare.
Questo tipo di bypass che aggirano l’occlusione nella vena epatica, effettuati precedentemente con altre vene prelevate dagli stessi pazienti, sono già routine clinica, e sono diventati sempre più comuni anche per i bambini: in generale infatti, per i più piccoli si fa uso di quel che rimane del vaso sanguigno ombelicale, ma quando questo non è possibile – come in questo caso – le vene devono essere prese in prestito da altre parti del corpo, il che può portare a problemi secondari. Oppure, può essere prelevata da un donatore compatibile, nel qual caso la persona che riceve il trapianto dovrà prendere farmaci immunosoppressori per il resto della vita, al fine di prevenire il rigetto.
Questa è invece la prima volta che si usano cellule staminali dello stesso paziente per risolvere il problema. “La ragazzina si è risparmiata il trauma di doversi vedere prelevare una porzione di vena dal collo o dalla gamba, il che riduce il rischio di problemi agli arti inferiori”, nonché ha evitato la possibilità di un trapianto di reni o di dover prendere a vita altri medicinali, ha spiegato George Hamilton, esperto di chirurgia vascolare dell’University College di Londra in un commento all’incredibile intervento, uscito contemporaneamente allo studio sempre su Lancet.
 
La bambina non ha infatti avuto alcuna complicazionea seguito della procedura né ha avuto accenni di rigetto del trapianto, nonostante non abbia mai preso farmaci immunosoppressori dai pesanti effetti collaterali. Nell’anno trascorso da quando è stata sottoposta all’operazione, è cresciuta in altezza di oltre cinque centimetri e di circa cinque kg in peso. Ma i ricercatori precisano che nel corso di questo periodo il flusso sanguigno all’interno dell’innesto è diminuito, il che ha portato a un secondo intervento dello stesso tipo. A seguito, spiegano i medici, la sua salute è rimasta stabile ed ora sostiene senza problemi lunghe camminate e può fare una leggera attività fisica. “Il che, chiaramente, ha delle ripercussioni enormi anche sulla qualità della vita”, ha commentato Michael Olausson, chirurgo dell’Università di Göteborg che ha fatto l’intervento.
In più, dicono gli esperti, una procedura di questo tipo potrebbe essere usata anche per altri casi clinici, come per riprodurre arterie nel caso di bypass coronarici.
 
Laura Berardi

18 giugno 2012
© Riproduzione riservata

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