Biotech. Sidoli (Assiobiotec): “Da Governo nessun sostegno a innovazione e ricerca”
“Molto critici” sul decreto Sviluppo. Preoccupati per il tetto "troppo basso" della spesa farmaceutica ospedaliera, che "penalizza soprattutto le i farmaci innovativi e quindi le imprese biotec". Di questo passo, per il presidente di Assobiotec, In Italia le imprese del farmaco "rischiano di andare a picco”.
14 GIU - “La situazione è molto preoccupante” e “per la prima volta nella nostra storia registriamo un segnale molto negativo: nell’ultimo anno le aziende biotecnologiche che hanno chiuso sono state di più rispetto a quelle che hanno aperto, rispettivamente 23 e 20”. È questo il quadro di sintesi del settore che il presidente di Assobiotec, Alessandro Sidoli, illustra ai giornalisti in occasione dell’Assemblea dell’associazione che raggruppa le imprese biotecnologiche, svolta stamani a Roma.
Un quadro che rischia di peggiorare perché, afferma Sidoli, “l’Italia conferma di non avere la volontà di investire in ricerca ed innovazione”. E questo, per il presidente di Assobiotec, non avviene esclusivamente a causa della crisi economico-finanziaria che impone misure di contenimento della spesa. La crisi, piuttosto, è “complice” di questa difficile situazione, ma il problema principale, secondo Sidoli, è che "in questo Paese non si è mai creduto nelll'innovazione e nella ricerca". Si assiste, quindi, alla "costante mancanza” di misure che possano sostenere le imprese, incentivare la ricerca, lo sviluppo e gli investimenti. Una situazione in cui le aziende “fanno fatica ad andare avanti, fino al limite della sopravvivenza”.
Eppure, sottolinea il presidente di Assobiotec, “il settore può essere un volano per la crescita del Paese e nonostante le difficoltà è cresciuto e continua ad investire, dimostrando la straordinaria capacità di aumentare e ottimizzare i propri investimenti in termini di creazione di valore”. Senza sostegno da parte del Governo, però, “si fa fatica a competere con le aziende degli altri Paesi che invece possono contare su un credito di imposta e altri strumenti introdotti proprio per supportare le aziende”.
Di un’inversione di tendenza da parte del Governo Monti rispetto a questa mancanza di supporto, “non c’è segno”, secondo Sidoli. Che definisce la misura sul credito di imposta prevista dal decreto Sviluppo “una misura per favorire l’occupazione giovanile, non per favorire le imprese, la ricerca e lo sviluppo”. “L’impianto originale di questa misura – spiega Sidoli -, alla quale si sarebbe associato il raddoppio della compensabilità dei crediti IVA, prevedeva il riconoscimento di un credito del 30% su ogni spesa di Ricerca e Sviluppo per almeno 50 mila euro, con un tetto di 600 mila euro per ogni esercizio fiscale. Tra i costi agevolati sarebbero dovuti rientrare anche quelli per l’assunzione di personale qualificato, con uno sconto del 100% per il personale in possesso di titolo magistrale in ambito tecnico scientifico o di dottorato, dell’80% per il personale in possesso di laurea o di diploma di Istituto tecnico superiore, del 60% per i diplomati degli istituti tecnici e del 50% per il personale interno o per quello assunto a progetto, ancorché con gli stessi requisiti. Il beneficio sarebbe stato esteso agli investimenti in strumenti di laboratorio o per l’acquisizione di brevetti, anche se non era prevista l’applicabilità per le spese per reagenti di laboratorio, voce molto importante dei costi della ricerca”. Tutto questo sarebbe stato “un grosso passo avanti, soprattutto per dare un po’ di ossigeno alle piccole imprese innovative la cui sopravvivenza è quotidianamente minacciata dalla ormai cronica mancanza di liquidità”.
Tuttavia, prosegue il presidente di Assobiotec, “le notizie di questi ultimi giorni circa i possibili cambiamenti introdotti nel decreto costituiscono per le imprese una autentica doccia fredda: il bonus di ricerca si restringerebbe a un massimale di 100 mila euro per impresa e si applicherebbe alle sole assunzioni di personale qualificato sotto ai 35 anni di età, con uno sconto ridotto al 35%. Se consideriamo inoltre – prosegue Sidoli – come la misura attualmente in discussione non solo escluda l’intero capitolo investimenti, ma limiti il beneficio alle sole assunzioni di personale i cui titoli accademici devono essere stati conseguito da non più di sei mesi, e che il personale assunto non deve avere svolto attività retributiva da almeno sei mesi, appare evidente come il provvedimento nulla abbia a che fare con il sostegno allo sviluppo e all’innovazione, traducendosi in una modesta misura – stiamo parlando di 4.000 nuove assunzioni – a favore dell’occupazione giovanile”.
Altre preoccupazioni derivano poi dalla misura contenuta nella manovra di luglio 2011 che prevede che entro il 30 giugno il ministero della Salute e quello dell’Economia approvino un regolamento che pone a carico delle imprese del farmaco fino al 35% dello sforamento della spesa farmaceutica ospedaliera, il cui tetto oggi è stabilito al 2,4% del fondo sanitario nazionale mentre i dati dell’Aifa parlano di una spesa farmaceutica ospedaliera che nel 2011 ha raggiunto in totale il 3,6% del Fsn.
“La misura contenuta nella manovra di luglio ci coinvolge e penalizza doppiamente”, afferma Sidoli. Infatti “va a toccare la farmaceutica ospedaliera e tutti i farmaci delle nostre imprese, che sono innovativi, sono farmaci per così dire ospedalieri”. Secondo il presidente di Assobiotec, si tratta inoltre di una misura che non risolve il problema di fondo: “E’ chiaro che il tetto è troppo basso. Infatti quella ospedaliera è la spesa più controllata e se anche Regioni più virtuose non riescono a stare sotto il tetto del 2,4%, è chiaro che quel tetto non è corretto”.
Dal presidente di Assobiotec, infine, un “basta alle misure prese di anno in anno, che non permettono alle imprese di fare pianificazione di medio e lungo termine. L’industria farmaceutica italiana ha perso già 10 mila addetti, ma di questo passo, anno dopo anno, rischia di andare a picco”.
14 giugno 2012
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