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Sclerosi multipla. Il glatiramer acetato riduce la spasticità, migliorando la deambulazione


L’interferone-beta, standard per la cura della sclerosi multipla, sembra aumentare i livelli di spasticità nei pazienti. Ma il problema potrebbe essere risolto interrompendo questa terapia e passando a glatiramer acetato, che dimostra di poter ridurre il sintomo comune in maniera significativa.

04 MAG - Ancora buone notizie dal 64° meeting annuale dell’American Academy of Neurology (AAN) di New Orleans in Louisiana: Teva Pharmaceutical Industries ha reso noto i dati “ad interim” di uno studio prospettico in aperto per valutare la spasticità in pazienti affetti da sclerosi multipla recidivante remittente (RRMS), trattati con interferone–beta e successivamente posti in terapia con glatiramer acetato.
 
I risultati "ad interim", sui primi 52 partecipanti su 110, hanno mostrato dopo un periodo di sei mesi una riduzione significativa della rigidità muscolare, del dolore e del disagio, così come l’effetto della spasticità sulla capacità di camminare, sui movimenti del corpo e sulle normali attività della vita quotidiana (ADLs). Lo studio prospettico, longitudinale, ha valutato 110 soggetti utilizzando la "Multiple Sclerosis Spasticity Scale" (MSSS-88), le "performance scale" e un questionario socio-demografico compilato durante le fasi di transizione tra i due trattamenti e alla fine dei sei mesi di studio. I criteri dello studio includevano i pazienti che avessero interrotto il trattamento con interferone-beta da oltre 30 giorni, e stavano per iniziare, o avevano iniziato il trattamento con il glatiramer acetato nei 21 giorni precedenti. In questi soggetti era presente la spasticità ed essi erano in grado di deambulare con o senza un supporto unilaterale.
L’interferone, standard per la cura della sclerosi multipla, sembrerebbe infatti aumentare i livelli di spasticità nei pazienti; passando al glatiramer acetato, invece, questo problema risultava ridotto: "La spasticità, uno dei sintomi più comuni della sclerosi multipla recidivante remittente spesso può impattare negativamente sulla vita quotidiana dei pazienti", ha detto Cira Fraser docente della facoltà Marjorie K. Unterberg School of Nursing and Health Studies, Scuola di Studi e della Salute, Università Monmouth, West Long Branch, New Jersey, e prima autrice dello studio. "Questi dati sembrerebbero evidenziare una riduzione dei principali dati di spasticità nei soggetti con SM recidivante-remittente che abbiano interrotto il trattamento con interferone-beta e siano passati al glatiramer acetato".
Dei 52 partecipanti, i cui dati sono attualmente stati valutati, il 35% già assumeva farmaci per la spasticità prima dell’arruolamento e la cui durata era almeno sei mesi. Nel corso dei sei mesi di studio, i partecipanti hanno rilevato una diminuzione nello score MSSS-88, sceso in media da 179,37 a 165,40 punti, dunque con un miglioramento significativo. Inoltre, i pazienti vedevano una riduzione nella rigidità muscolare e del dolore, un miglioramento nell’abilità nel camminare e di fare movimenti con il corpo. Miglioramenti che nel 63% dei pazienti sono continuati anche a fine trattamento. "Questi risultati dello studio contribuiscono ad arricchire l’insieme di conoscenze sul trattamento della RRMS," ha affermato Jon Congleton, Senior Vice President, Global Brand Marketing Strategico di Teva, che produce il farmaco. “Questi risultati suggeriscono che la spasticità può essere ridotta nei pazienti affetti da sclerosi multipla, e questo è un ottimo dato”.

04 maggio 2012
© Riproduzione riservata

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