Caro Farmaci. Scaccabarozzi (Farmindustria): “Non è vero che prezzo farmaci in Italia è più alto della media e vi spiego il perché”
di Lucia Conti
Il presidente degli industriali critica lo studio Medbelle sul prezzo dei farmaci in 50 paesi del mondo. “L’indicatore utilizzato nell’analisi è il prezzo di listino, che in Italia è ben diverso dalla spesa effettivamente sostenuta per l’acquisto dei farmaci. Il prezzo reale nel nostro Paese è infatti significativamente più basso per via di tutti i meccanismi di sconto”, per questo “la metodologia non sta in piedi e quello lanciato dallo studio è un dato allarmistico ben lontano dalla realtà”
21 NOV - “L’indicatore utilizzato nell’analisi da Medbelle è il prezzo di listino, che in Italia è ben diverso dalla spesa effettivamente sostenuta per l’acquisto dei farmaci. Il prezzo reale nel nostro Paese è infatti significativamente più basso per via di tutti i meccanismi di sconto in vigore. Limitativa anche la scelta di prendere in considerazione solo 13 principi attivi e, tra questi, un solo farmaco specifico selezionato apparentemente con un meccanismo di cherry picking, cioè di scelta non casuale. Usando questo metodo, infatti, chiunque potrebbe produrre uno studio che, prendendo in considerazione altri 13 principi attivi, sia in grado di dimostrare che in Italia il prezzo dei farmaci è in media più basso del 90%. Ma anche questo studio sarebbe sbagliato. E’ evidente che la metodologia non sta in piedi e che quello lanciato da Medbelle è, dunque, un dato allarmistico ben lontano dalla realtà”.
Il presidente di Farmindustria,
Massimo Scaccabarozzi, ai nostri microfoni frena così il sensazionalismo della ricerca inglese che mette l’Italia al quarto posto tra i paesi con i farmaci a prezzi più alti: +90% rispetto alla media, attribuibile in particolare ai generici (+830% rispetto al prezzo medio) piuttosto che ai branded (+55,5%).
Il presidente di Farmindustria parla di dati “strumentalizzati”. E chiarisce perché i prezzi dei farmaci in Italia non siano affatto più alti della media europea né, in generale, degli altri Paesi paragonabili all’Italia per potere d’acquisto. Anzitutto, spiega, “i 13 principi attivi utilizzati da Medbelle rappresentano solo il 3% di tutto il mercato italiano”. Il campione in esame, dunque, è “molto limitato”.
Inoltre, utilizzare come riferimento il prezzo di listino, spiega Scaccabarozzi, “significa ignorare tutti i meccanismi in vigore in Italia che riducono significativamente in prezzo effettivo del farmaco. Mi riferisco agli sconti praticati in base agli accordi negoziali con Aifa, alle liste di trasparenza, al fatto che molti prodotti vengono poi venduti attraverso le gare, che garantiscono risparmi, e ai vari payback derivanti da norme di legge che prevedono ad esempio riduzioni di prezzo del 5% e dell’1,83%, nonché dai costi di ripiano, notoriamente molto alti”. In relazione a questi ultimi, Scaccabarozzi ricorda, in particolare, la riduzione del 5% su alcuni farmaci sottoposti a regime di esportazione parallela: “Il prezzo più alto ha lo scopo di evitare che questi farmaci siano destinati all’estero, provocandone carenza in Italia, ma a fine dell’anno le aziende restituiscono il 5%. Se si vuole parlare di prezzi effettivi dei farmaci, non si può ignorare questo meccanismo”.
“Confrontare i prezzi dei farmaci tra paesi complessi è molto difficile e richiede metodologie molto più complesse di un semplice confronto, in cui occorre tenere conto di moltissimi fattori quali tipo di prezzo considerato, la scelta dei prodotti, le confezioni selezionate, il loro regime di rimborsabilità, il mix diverso di consumo nei vari Paesi, la struttura del mercato ed eventuali differenze di protezione brevettuale. E infine come in tutte le indagini le fonti dei dati, in questo caso non solo istituzionali ma anche siti web, e anche i metodi di aggregazione di prodotti con consumi e prezzi molto diversi”, evidenzia il presidente di Farmindustria attribuendo al dato di Medbelle una attendibilità minore di quello derivante dalle analisi Ocse e Istat, “che rilevano come la spesa pubblica totale (farmacia + ospedale) procapite in Italia è stabilmente inferiore del 25/30% alla media dei grandi Paesi europei”.
Scaccabarozzi esclude, quindi, che in Italia i prezzi dei farmaci siano in media più alti che negli altri Paesi europei. “Considerando anche la componente privata - conclude Scaccabarozzi -, la spesa farmaceutica in Italia resta inferiore agli altri grandi Paesi europei (-10/15%). Tali gap non sono giustificati da minori consumi o copertura sanitaria, in Italia paragonabili agli altri Paesi, e quindi indirettamente testimoniano livelli di prezzi complessivamente inferiori. Una conclusione peraltro supportata anche da analisi svolte negli anni passati su campioni molto più ampi e con solide metodologie statistiche, ad esempio dal Cergas Bocconi e dalla stessa AIFA, che nel Rapporto Osmed 2015 ha mostrato come i prezzi in Italia siano in media del 15% inferiori alla media dei Paesi europei”.
Lucia Conti
21 novembre 2019
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