Menarini. Lo stabilimento russo di Kaluga ingrana la marcia, +2,7% di fatturato. Le compresse prodotte crescono del 170%
di Ester Maragò
Dal 2018 al 2019 nel sito produttivo del gruppo fiorentino si è passati da 100 a 272 tonnellate di pillole prodotte, con una crescita del packaging del 50%. Circa 40 milioni le confezioni di farmaci orali prodotti nelle principali aree terapeutiche tra cui diabetologia, gastroenterologia, cardiovascolare, urologia, destinati alla distribuzionein Russia e alcuni paesi membri della Commonwealth of Independent States. A Kaluga 4 manager su 6 sono donne
06 SET - Un progetto giovane che affonda le sue radici in un sodalizio antico e porta a casa un segno positivo. Si sta dimostrando vincente l’avventura intrapresa nel mercato russo dal gruppo farmaceutico Menarini che ha fatto dell’internazionalizzazione uno dei suoi punti di forza. A dare il la più di 20 anni fa la Berlin Chemie - fiore all’occhiello delle privatizzazioni industriali della Repubblica Democratica Tedesca dopo la caduta del Muro- che ha consentito la penetrazione dei prodotti farmaceutici dell’Azienda fiorentina nei Paesi dell’Europa dell’Est. Un percorso poi sfociato nella costruzione di un sito produttivo nuovo di zecca a Kaluga, 180 km da Mosca. Il sedicesimo della farmaceutica italiana.
Inaugurato nel 2014 con un investimento di circa 44 mln di euro, il sito di Kaluga nel maggio del 2017 ha dato alla luce la prima confezione di medicinali,e dal 2018 al 2019 ha realizzato un incremento della produzione del 170% passando da 100 a 272 tonnellate di pillole prodotte. E con un ampio spazio di crescita considerando che la sua capacità produttiva può arrivare a 350 tonnellate. Sono stati invece 40 milioni i blister sfornati nel 2018 con un trend in aumento costante che alla fine del 2019 raggiungerà i 64,2 milioni puntanto a conquistare la capacità massima del sito produttivo pari a 120 milioni di blister.
Fatturato raggiunto? Circa 320 milioni di euro nel 2018 per una produzione dedicata esclusivamente al mercato russo, che mira però ad espandersi anche negli altri Paesi dell’unione doganale euroasiatica. E le previsioni per la chiusura dell’anno sono ancora più ottimistiche: si stima una crescita del 2,7% dei ricavi.
Con i suoi 146,5 milioni di abitanti, il mercato russo rappresenta una sfida allettante per tanti settori. Secondo il rapporto della Farnesina, l’Italia è diventata il secondo partner commerciale della Russia in Europa, dietro solo alla Germania. Sono più di 400 aziende italiane che hanno investito in questo immenso territorio. I settori più rilevanti delle nostre esportazioni sono apparecchi meccanici, tessile, arredamento, materie plastiche e, naturalmente, prodotti farmaceutici.
A Kaluga si può parlare di “miracolo economico”. Grazie al contributo cruciale dato dalla Volkswagen che nel 2007 la scelse come base dove realizzare il più grosso singolo investimento tedesco, la cittadina è diventata ora un vero e proprio polo industriale dove operano con successo molti gruppi internazionali e nel quale il settore chimico, in particolare farmaceutico, supportato da diversi centri di ricerca, è in netto sviluppo. Al 2018 sono state registrate nella regione 63 aziende farmaceutiche ed è stato formato un Cluster farmaceutico il cui nucleo è costituito da aziende innovative, orientate allo sviluppo e impiego delle nuove idee e tecnologie.
“Menarini ha sempre creduto nel potenziale di sviluppo del Paese nonostante le crisi che si sono succedute negli anni, l’oscillazione del petrolio e anche l’impatto negativo provocato dai tassi di cambio– ha detto
Attilio Sebastio, Chief Financial Officer della Berlin Chemie – proprio dalla Russia è arrivata una grande spinta al fatturato di Berlin Chemie, metà del quale è Otc. Un fatturato interamente reinvestito nei siti produttivi di Berlino, Dresda e Kaliga”.
Insomma un valore aggiunto per il portafoglio dell’Azienda fiorentina che vanta un fatturato mondiale pari a 3,6 miliardi di euro, di cui circa la metà realizzata proprio dall’Hub Berlin Chemie-Menarini, capofila di ben 31 Paesi, fra cui il mercato russo.
Da dove è nata la scelta di investire proprio a Kaluga?“Le motivazioni sono stati molteplici – ha aggiunto Sebastio – in primis strategiche: in Russia, per competere in alcune aree terapeutiche, devi essere un produttore locale: il prodotto importato è infatti escluso dal rimborso. Ma non solo, questo è un territorio con un sistema di infrastrutture particolarmente sviluppato. È attraversato da autostrade e ferrovie di importanza internazionale che lo collegano alle città ucraine e europee, ed è vicino a Mosca. C’è acqua pulita, un fattore importante per la produzione di farmaci. Inoltre, nella regione di Kaluga è presente personale qualificato con elevate competenze scientifiche, ci sono Università e istituti tecnici, non dimentichiamo che è anche sito aereospaziale. Insomma, è un parco tecnologico che ha invogliato la farmaceutica a investire”.
Di certo la regione sul fronte della politica di investimenti nei confronti degli investitori stranieri ha anche messo sul piatto molte atout vincenti tra agevolazioni fiscali, appoggi amministrativi e organizzativi e snellimento dei percorsi burocratici.
I farmaci prodotti. Nel sito produttivo collocato nel Parco Industriale “Grabzevo” si producono confezioni di farmaci orali nelle principali aree terapeutiche tra cui diabetologia, gastroenterologia, cardiovascolare, urologia.
“Menarini si posiziona all’ottavo posto per fatturato tra le farmaceutiche internazionali in Russia con 112 formulazioni, di cui 12 prodotte a Kaluga – ha precisato – complessivamente rappresenta il 3% del mercato farmaceutico russo. Ma questa percentuale sale all’11% se consideriamo la quota di mercato relativa alla sola produzione Menarini in particolare nell’area gastroenterologica, cardiologica e urologia, ma anche antidolorifici, antinfluenzali e integratori”.
Un digestivo, la pancreatina, guida la classifica dei medicinali più gettonati seguita dagli antidiabetici orali. E ora, ha annunciato Sebastio, il sito di Kaluga si sta preparando a produrre altre sette formulazioni che nel prossimo biennio faranno raggiungere il massimo della capacità produttiva.
Il fiore all’occhiello. Last but not least a caratterizzare il sito produttivo è una forte impronta al femminile: Il 38% dei suoi 133 dipendenti sono donne. E nel gruppo dirigenziale fanno la parte del leone, quattro su sei sono donne, a partire da
Irina Braginskaya, Plant manager dello stabilimento di Kaluga. Due lauree, una in ingegneria l’altra in tecnologie farmaceutiche, Irina Braginskaya è ottimista sul futuro di Menarini Berlin Chemie: “Sono passati solo due anni, ma il recupero degli investimenti iniziali è vicino”.
Ester Maragò
06 settembre 2019
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