Infezioni correlate all’assistenza. Poche informazioni ai pazienti
Una persona su quattro non ha ricevuto alcuna informazione sulla prevenzione delle infezioni prima del ricovero o di un esame diagnostico e quasi la metà ha visto prolungarsi il ricovero a causa di infezioni contratte durante i ricoveri ospedalieri. Questi i dati dell’indagine realizzata realizzata da Amici Onlus sul nesso causale tra le infezioni correlate all’assistenza (Ica) e le malattie infiammatorie croniche intestinali e le informazioni ricevute dai pazienti
09 MAG - Non marcia a pieno regime la macchina delle informazioni sulla prevenzione delle infezioni prima del ricovero o di un esame diagnostico. Non tutti i pazienti hanno ricevuto informazioni ad hoc e più della maggioranza ignora le procedure di sicurezza per evitare contaminazioni.
È quanto emerso da
un’indagine realizzata da Amici Onlus, tra novembre ed il gennaio 2019, che ha puntato i riflettori sul nesso causale tra le infezioni correlate all’assistenza (Ica) e le malattie infiammatorie croniche intestinali, andando a indagare sulle conoscenze dei pazienti con malattie croniche intestinali (Mici) su questo argomento.
La ricerca ha coinvolto un campione di 2,452 pazienti intervistati con un’età prevalente dai 30 ai 59 anni, di cui il 54,57% donne ed il 45,43% uomini; il 48,37% con Malattia di Crohn; il 49,23% con Colite Ulcerosa; il 2,41% con Colite Indeterminata.
Le infezioni correlate all’assistenza (Ica) sono un fenomeno sempre più preoccupante, in Europa, così come in Italia. Queste infezioni possono essere contratte negli ospedali e nelle strutture di lungodegenza. Polmonite, infezioni del sito chirurgico e infezioni del sangue si contraggono di solito negli ospedali. Queste ultime sono più gravi di quelle contraibili nelle strutture di lungodegenza, ovvero infezioni respiratorie diverse dalla polmonite, infezioni del tratto urinario e infezioni della pelle e dei tessuti molli*.
I dati che emergono dalla ricerca sono rilevanti; mettono a fuoco in modo chiaro la mancanza di conoscenza riguardo le pratiche di prevenzione delle contaminazioni: 1 persona su 4 non ha ricevuto alcuna informazione sulla prevenzione delle infezioni prima del ricovero o di un esame diagnostico; 6 su 10 non sono a conoscenza di procedure di sicurezza per evitare contaminazioni e ancora, 1 persona su 4 non è sicura riguardo le proprie conoscenze per evitare di infettarsi.
In Europa, ogni anno, ricorda Amici Onlus, quasi 9 milioni di persone contraggono infezioni correlate all’assistenza sanitaria. La media giornaliera europea indica che ogni giorno su 15 pazienti ricoverati ospedale, 1 ha almeno una infezione correlata all’assistenza e, su 24 pazienti ricoverati in strutture di lungodegenza, 1 contrae un’infezione. Ogni anno, in Italia, circa il 5-8% dei pazienti ricoverati contrae un’infezione ospedaliera, ovvero 450-700mila casi dovuti a infezioni urinarie, seguite da infezioni della ferita chirurgica, polmoniti e sepsi. I decessi a causa di un’infezione si stimano in 4.500-7.000*. Più della metà delle Infezioni Correlate all’Assistenza (ICA) sono considerate prevenibili.
“La conoscenza di dati ed informazioni ‘evidence based’ –
spiega Enrica Previtali, Presidente di Amici Onlus – è fondamentale per scegliere opzioni ed adottare comportamenti che producano salute e qualità di vita per i pazienti con Mici. Con questa indagine, abbiamo voluto infatti, investigare tra i nostri associati il grado di conoscenza delle pratiche di prevenzione delle infezioni. Il dato che ne è emerso è allarmante: l’89,66% del campione non è a conoscenza di procedure di sicurezza per evitare contaminazioni. È proprio il caso di dire che la mancanza di conoscenza diventa una ‘ulteriore patologia’ che significativamente mina il livello di salute, abbatte la produttività, riduce la qualità di vita delle persone con Mici”.
Infezioni e ricoveri. Dei 2.452 pazienti intervistati (tutti i dati si riferiscono all’ultimo anno 2018) il 22,68% sono stati ricoverati e di questi, il 16,97% ha contratto un’infezione a seguito di ricovero. Della quota parte del campione ricoverata (22,68%), il 51,76% ha subito un intervento chirurgico. Di questi, il 9,24% sono stati colpiti da un’infezioni proprio a seguito dell’intervento chirurgico. Il 58,61% del campione ha effettuato esami endoscopici di cui il 2,74% con diagnosi di infezione a seguito di esame endoscopico. Il dato più eclatante è il seguente: circa la metà del campione, il 49,68% ha visto prolungare la degenza ospedaliera a causa di infezioni contratte durante un ricovero.
“Con questa indagine siamo riusciti a intercettare l’1% dei pazienti, sul totale dei 250mila stimati, e i dati parlano chiaro – commenta
Salvo Leone, Direttore Generale di Amici Onlus – soprattutto l’ultimo: non ricevere informazioni precise su cosa è necessario fare per prevenire infezioni in caso di ricovero, intervento chirurgico ed esami endoscopici porta al prolungamento dei ricoveri ospedalieri. Ciò significa uno spreco di risorse economiche pubbliche dovute all’inevitabile aumento dei Drg e al ritardato rientro in produttività da parte del paziente con Mici. L’età prevalente del campione, 30 -59 anni, è infatti proprio la fascia della piena
maturità professionale ed anche della produttività economica. A questi, si aggiunge la riduzione della capacità produttiva dei caregivers dovuta al prolungarsi dell’impegno di cura”.
Su questo argomento Amici Onlus è particolarmente impegnata. “Uno dei nostri più recenti studi (Il burden economico delle Mici in Italia) – prosegue Leone – dimostra che, mediamente all’anno, i costi sostenuti da un paziente affetto da Mici ammontano ad 741,98 euro. Considerando inoltre le perdite di produttività generate dall’essere affetto da tale patologia o dall’avere un parente/amico che ne è affetto, i costi raggiungono 2.285,53 euro. Un altro studio (Amici WeCare) conferma che il coinvolgimento attivo del malato nel processo di cura, aumentando e favorendo l’informazione, genera una migliore gestione della malattia, aumenta l’aderenza ai trattamenti, migliora lo stile di vita del malato e porta una diminuzione dei costi sanitari. Persone con alti livelli di engagement risultano avere una spesa sanitaria diretta (farmaci, viste, esami) inferiore del 20% e hanno un tasso di giorni di assenza dal lavoro per le cure più basso del 25%”.
Anche alla luce di questi ulteriori dati, Amici Onlus lancia una campagna di informazione e buone pratiche per combattere le infezioni correlate all’assistenza nelle Mici, chiedendo l’endorsement di decision makers istituzionali, ordini professionali, società scientifiche, infermieri, medici, farmacisti.
09 maggio 2019
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