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Giornata mondiale dell’udito. L'Oms punta a prevenzione e intervento precoce: le attività svolte dall'Iss


“Controlla il tuo udito” (Check your hearing) è lo slogan dell’edizione 2019 della Giornata promossa dall’Organizzazione mondiale della sanità per il 3 marzo. Tra le attività dell’Istituto superiore di sanità, spiccano la sorveglianza Passi d'Argento e il monitoramento dello screening audiologico neonatale.

28 FEB - “Controlla il tuo udito” (Check your hearing) è lo slogan dell’edizione 2019 della Giornata mondiale dell’udito promossa dall’Organizzazione mondiale della sanità per il 3 marzo. "L’idea di fondo è richiamare l’attenzione sull’importanza di identificare precocemente un’eventuale perdita dell'udito e intervenire in tempi brevi. Molte sono infatti le persone che vivono con un abbassamento dell'udito non identificato mentre controllarsi è il primo passo per affrontare il problema". È quanto si legge in una nota di EpiCentro, il portale dell'Epidemiologia per la sanità pubblica dell'Istituto superiore di sanità.
 
Due i messaggi chiave che l’Oms propone:
"Tutte le persone dovrebbero controllare di tanto in tanto l'udito, specialmente quelli che sono a più alto rischio, come gli adulti sopra i 50 anni, quelli che lavorano in luoghi rumorosi, quelli che ascoltano musica ad alto volume per lunghi periodi di tempo e quelli che hanno già problemi all'orecchio.
I servizi per l'identificazione e l'intervento precoce su patologie all’orecchio dovrebbero essere resi disponibili attraverso il sistema sanitario".

In Italia, in occasione del World Hearing Day, 'Nonno Ascoltami! - Udito Italia Onlus' con il sostegno del Ministero della Salute organizza e promuove due iniziative. Una per il 28 febbraio, “Check your hearing: tavoli di lavoro” e una per il 1° marzo, “Meeting degli esperti”, un momento di studio con i maggiori esperti del settore, che si confrontano sulle gravi patologie del nostro orecchio, per mettere a punto strategie di sensibilizzazione e prevenzione.
 
L’Istituto superiore di sanità svolge alcune attività sul tema dell’udito.
 
I problemi di udito tra gli anziani, l’impegno di Passi d’Argento
"La sorveglianza di popolazione Passi d’Argento dedicata alla popolazione anziana (ultra 64enne) raccoglie informazioni su salute percepita, fattori di rischio comportamentali e su alcune condizioni peculiari degli anziani - spiega la nota -, volte a descrivere la qualità della vita e i bisogni di questa categoria di persone. Tra i temi indagati ci sono anche i problemi sensoriali di masticazione, vista e udito, che condizionano in modo non trascurabile la qualità di vita dell’anziano, inducendo spesso problematiche connesse all’isolamento e alla depressione.
 
I problemi di udito sono indagati da Passi d’Argento - prosegue la nota - attraverso una semplice domanda che non fa riferimento ad alcuna diagnosi medica ma semplicemente riporta la percezione del singolo di avere un deficit di udito tale da rendere difficoltoso fare quattro chiacchiere con qualcuno: 'Sente bene da poter fare quattro chiacchiere con qualcuno?'. Alla domanda si può rispondere in tre diversi modi possibili 'Sì, abbastanza', 'Sì, solo se indosso l’apparecchio acustico', 'No, non sento bene'. Attraverso queste risposte è possibile avere un’indicazione della prevalenza di anziani con un deficit dell’udito tale da impedire o rendere difficile chiacchierare con qualcuno (ovvero tutti coloro che rispondono di non sentire bene o di sentire bene solo con l’utilizzo di un apparecchio acustico) e descriverne le caratteristiche.
 
Dagli ultimi dati disponibili in Passi d’Argento, riferiti al biennio 2016-2017, fra gli ultra 64enni residenti in Italia complessivamente il 20% riferisce un deficit dell’udito (il 5% supera questa difficoltà facendo ricorso all’apparecchio acustico, mentre il 14% non fa ricorso ad alcun ausilio). Questa quota che non sembra mostrare differenze di genere significative, aumenta all’avanzare dell’età e raggiunge il 45% fra gli ultra 84enni, ma tre quarti di loro non corregge questo difetto in alcun modo. Il gradiente geografico Nord-Sud è significativo e a sfavore delle Regioni meridionali dove è maggiore la prevalenza di deficit uditivi (24% del Sud vs 16% del Nord) e minore il ricorso all’apparecchio acustico.
 
Il deficit uditivo è più frequente tra le persone con livello di istruzione più basso e condizioni economiche peggiori, mentre il ricorso all’apparecchio acustico va nel senso opposto ed è più frequente fra le persone più avvantaggiate. Pertanto la prevalenza di problemi nell’udito è più alta fra coloro che riferiscono molte difficoltà economiche (29%) rispetto a coloro che non ne hanno (16%), tuttavia fra primi solo 2 persone su 10 correggono il difetto con un apparecchio acustico, mentre fra le persone senza difficoltà economiche il ricorso all’apparecchio acustico riguarda 3 persone su 10. Analogamente accade con il livello di istruzione: fra le persone con basso livello di istruzione, che hanno al più la licenza elementare, la prevalenza di deficit uditivo è più alta (25%) rispetto a quanto si osserva fra le persone con titolo di studio più alto (14%); tuttavia il ricorso all’ausilio è meno frequente fra le persone meno istruite.
 
Il profilo di salute e la qualità della vita delle persone con un deficit dell’udito, non corretto con alcun ausilio, è certamente più compromesso rispetto al resto della popolazione: fra loro è più alta la prevalenza di sintomi depressivi (27% vs 12% del resto della popolazione), sono più frequenti le cadute (il 14% riferisce una caduta nei 30 giorni precedenti l’intervista vs l’8% del resto della popolazione) ed è maggiore l’isolamento sociale (il 33% riferisce che in una settimana normale non incontra né parla con nessuno). Anche l’analisi multivariata mostra associazioni statisticamente significative fra avere un deficit uditivo non corretto e la depressione, le cadute e l’isolamento sociale, a parità di genere, età e determinanti sociali (risorse economiche e livello di istruzione), come già evidenziato in altri studi.
 
I dati suggeriscono l’importanza di promuovere e garantire l’accesso ai servizi diagnostici audiologici per l’anziano per contenere gli esiti negativi che accompagnano le complicanze legate alla progressiva riduzione della capacità uditiva.
 
Lo screening audiologico neonatale, il ruolo del Centro nazionale malattie rare
Il Centro nazionale malattie rare (Cnmr) è da anni attivamente impegnato nelle attività di prevenzione secondaria nel periodo neonatale e che includono i seguenti programmi:
Screening neonatale esteso, il cui obiettivo è quello di identificare i neonati affetti da alcune malattie metaboliche ereditarie
Lo screening audiologico neonatale, il cui obiettivo è quello di identificare i neonati affetti da ipoacusia (sordità) congenita
Screening oftalmologico, il cui obiettivo è quello di rilevare l’eventuale patologia relativa alla cecità e/o l’ipovisione.

In particolare per quanto riguarda lo screening audiologico neonatale - prosegue EpiCentro -, il Cnmr sta coordinando, per il periodo 2019-2020, il progetto Ccm 'Sordità infantile e patologie oculari congenite. Analisi dell’efficacia ed efficienza dei protocolli di screening uditivo e visivo neonatale'. Questo progetto, svolto in collaborazione con l’Istituto nazionale analisi politiche pubbliche (Inapp), Regioni e società scientifiche, ha come obiettivo generale la conduzione di un’analisi nazionale sulle modalità di realizzazione degli screening neonatali audiologici (incluso anche lo screening oftalmologico) per l’implementazione equa, efficace ed efficiente a livello nazionale di questi programmi.
 
Inoltre, con l’entrata in vigore del Dpcm del 12 gennaio 2017 che aggiorna i Lea, lo screening audiologico neonatale diventa obbligatorio per tutti i nuovi nati nel territorio nazionale. Per attuare questa disposizione è necessaria la costituzione di un sistema nazionale validato, integrato e condiviso di coordinamento e monitoraggio, identificazione, intervento e presa in carico precoce dei bambini con deficit uditivo e visivo. Questo progetto rappresenta un primo passo nella costituzione di tale Sistema, che necessita la costruzione di un processo e un percorso in cui è essenziale creare un team, composto da più professionalità, per fare in modo che l’azione di sanità pubblica si esprima in tutta la sua efficacia. Si tratta quindi di rafforzare sinergie tra i vari portatori di interesse: istituzioni centrali, Regioni, centri clinici, associazioni di pazienti e famiglie, e società scientifiche, per garantire l’equità nell’accesso a tutti i nati in Italia".

28 febbraio 2019
© Riproduzione riservata

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