Demenza. Test rapidi non sempre affidabili per la classificazione
di Will Boggs
Nella diagnosi di demenza i test rapidi di screening, come il MMSA o il MIS, possono dare falsi positivi o flalsi negativi, per una serie di fattori che ne limitano la performance diagnostica. Lo ha evidenziato uno studio condotto nel Regno Unito
11 DIC -
(Reuters Health) – I test rapidi per le valutazioni cognitive possono portare a una classificazione errata delle demenze, con falsi positivi e falsi negativi. A evidenziarlo è una ricerca pubblicata da Neurology: Clinical Practice e coordinata da
Janice Ranson, dell’University of Exeter Medical School di Exeter, nel Regno Unito. Tra le valutazioni cognitive rapide comunemente utilizzate ci sono il Mini-Mental State Examination (MMSA), il Memory Impairment Screen (MIS) e l’Animal Naming (AN).
Lo studio.
I ricercatori hanno cercato di identificare i fattori predittivi dell’errata classificazione della demenza quando si usano queste valutazioni per lo screening nelle cure primarie. Allo scopo, Ranson e colleghi hanno preso in considerazione 825 partecipanti allo studio Aging, Demographics, and Memory Study (ADAMS), di cui il 35,3% aveva demenza e il 43,3% aveva deficit cognitivo senza demenza (CIND).
Più di un terzo degli individui è stato classificato in modo errato almeno in una valutazione, il 13,4% è stato classificato erroneamente in due o più valutazioni e l’1,7% è stato classificato in modo errato in tutte e tre le valutazioni. La maggior parte dei partecipanti senza demenza che ha avuto una valutazione falsa positiva soddisfaceva i criteri per deficit cognitivo senza demenza.
I risultati
. Per quanto riguarda il MMSA, sono sette le variabili che determinerebbero una classificazione errata su una sola valutazione: fra queste l’etnia afro-americana. Età, deficit visivo, assenza di APOE E4 e depressione possono determinare un fallimento del MIS, mentre iperlipidemia o il declino della memoria informata compromettono l’AN.
“Test rapidi come questi non sono fatti per la diagnosi, ma vengono usati come strumenti di screening nella fase iniziale del percorso di identificazione della demenza, per aiutare i medici a decidere se un paziente può trarre beneficio da una visita specialistica per la valutazione completa della demenza”, dice Ranson. “Siamo rimasti sorpresi dallo schema dei bias, il che significa che i pazienti con determinate caratteristiche vengono regolarmente classificati da alcuni test, mentre altri test sono più precisi per alcuni gruppi di pazienti”.
“La demenza può essere difficile da rilevare con precisione, in particolare in un contesto di assistenza primaria”, conclude Ranson. “ Ma c’è un grande potenziale di miglioramento di questa fase iniziale di identificazione della demenza”.
Fonte: Neurology: Clinical Practice
Will Boggs
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
11 dicembre 2018
© Riproduzione riservata
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