Antibioticoresistenza. Allarme neonatologi: “Causa il 40% dei decessi neonatali nel mondo”
In occasione della World Antibiotic Awareness Week la Società Italiana di Neonatologia lancia l’allarme sui rischi che coinvolgono soprattutto i neonati suscettibili alle infezioni perché l’immaturità del loro sistema immunitario li rende vulnerabili all’attacco di batteri.
12 NOV - Far fronte alla diffusione dei batteri antibiotico-resistenti è oggi una priorità assoluta che deve coinvolgere tutti: i sanitari, che gli antibiotici li prescrivono ma anche il cittadino comune, che li assume spesso come automedicazione. Anche perché quella dell’antibiotico resistenza è ormai una vera e propria emergenza mondiale.
I batteri antibiotico-resistenti uccidono ogni anno in Europa circa 30mila persone, delle quali un terzo Italiani, con una perdita economica, fra spese sanitarie e perdita di produttività, di circa 1,5 miliardi di euro (CE 2017/C 212/01). Nel prossimo ventennio secondo l’Oms diventeranno la prima causa di morte, superando fra le cause di decesso i tumori.
Dall’ultimo Report Ecdc 2016 emerge che oltre la metà (58.6%) degli isolati di Escherichia coli, il 34.5% di quelli di Klebsiella pneumoniae, il 33.9% di quelli di Pseudomonas aeruginosa e il 13.7% di quelli di Staphylococcus aureus è resistente ad almeno una delle classi di antibiotici a cui prima era sensibile.
L’Italia è al quinto posto in Europa per consumo di antibiotici e le percentuali di antibiotico-resistenza sono fra le alte. Non solo, il nostro Paese è ancora ai primi posti per la quantità di antimicrobici utilizzati negli animali per la produzione di carni per uso alimentare.
Da qui parte l’allarme della Società Italiana di Neonatologia (Sin). I neonati sono biologicamente suscettibili alle infezioni perché l’immaturità del loro sistema immunitario li rende vulnerabili all’attacco di batteri: il 40% dei tre milioni di decessi neonatali ogni anno nel mondo è dovuto a infezioni. Se poi il neonato nasce prima del termine la situazione si complica. I neonati pretermine associano alla immaturità biologica la necessità di procedure e terapie molto invasive, che favoriscono l’ingresso di germi responsabili di infezioni ospedaliere generalizzate, molto gravi. Nelle Terapie Intensive Neonatali, quindi, l’impiego di antibiotici come terapia o come prevenzione è abituale, per salvare la vita del neonato.
I dati di sorveglianza sulle resistenze batteriche fra i neonati sono attualmente limitati a singoli Centri di assistenza, o a singole Regioni, ma la percezione attuale è che batteri Gram Negativi come Klebsiella e Escherichia coli stiano emergendo quali responsabili di un terzo dei casi di infezione generalizzata. Nel 18% dei casi l’infezione è provocata da batteri resistenti, e la mortalità è doppia di quella dovuta a germi non selezionati (circa 20% Vs 10%).
Ma quali sono le soluzioni? La tendenza all’aumento dell’antibiotico-resistenza nel nostro Paese potrà essere invertita solo creando una complicità fra strutture e organizzazioni volte alla cura dei pazienti. Considerata la rilevanza del problema, la Sin come Società Scientifica è al fianco degli Amministratori della Sanità Pubblica nella realizzazione degli obiettivi del Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico-resistenza (Pncar) 2017-2020.
Tra le priorità della Società italiana di neonatologia del prossimo triennio, vi sarà sicuramente quella di fornire ai Neonatologi che operano, sia in Ospedale sia sul territorio, gli strumenti per un utilizzo il più possibile corretto degli antibiotici, sulla base delle più aggiornate evidenze scientifiche fornite dalla letteratura internazionale, attraverso l’attuazione di politiche di stewardship antibiotica. Curare e guarire le malattie infettive rimane prioritario, ma lo è al tempo stesso proteggere le popolazioni più vulnerabili, come quella neonatale, dai danni derivanti dall’emergenza di ceppi batterici sempre più resistenti.
12 novembre 2018
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