Aborto. L’interruzione di gravidanza non aumenta il rischio di problemi mentali
di Laura Berardi
Ansia e depressione non sarebbero presenti in percentuali più alte tra le donne che decidono di interrompere una gestazione indesiderata, rispetto a quelle che decidono di portarla a termine. Il problema sarebbe invece il rimanere incinte per errore.
13 DIC - Non sarebbero gli aborti, quanto più le gravidanze indesiderate, ad aumentare il rischio di depressione. A dirlo è il più grande
studio sistematico dei risultati delle ricerche sulla salute mentale a seguito di interruzione volontaria di gravidanza, pubblicato dalla Academy of Medical Royal Colleges (AOMRC) e condotto dal National Collaborating Centre for Mental Health (NCCMH) del Royal College of Psychiatrists.
In sostanza, contro l’opinione diffusa che andare incontro ad un aborto possa aumentare il rischio di depressione o altri problemi psichiatrici, i ricercatori hanno notato che questo non risulti essere maggiore nelle donne che decidono di interrompere una gravidanza indesiderata rispetto a chi sceglie di portarla avanti.
Gli scienziati hanno cercato nella letteratura sull’argomento gli studi interessanti condotti tra il 1990 e il 2011.Hanno così individuato 180 articoli, tra cui sono stati scelti i 44 migliori per qualità scientifica, da includere nell’analisi.
Ciò che è emerso dalla mole di dati è che se di solito la percentuale di donne affette da stati di ansia o depressione è all’incirca il 12% del totale, nelle donne che rimangono incinte per errore il numero triplica, a prescindere dal fatto che la gravidanza venga interrotta o portata a termine. “L’analisi dimostra che l’aborto volontario non è associato a una percentuale più alta di problemi psicologici, non maggiore dunque di quella delle donne che vanno incontro a una gestazione indesiderata”, ha spiegato
Roch Cantwell, responsabile del gruppo di ricerca. “Le donne incinte che non volevano una gravidanza dovrebbero essere dunque rassicurate sul fatto che la loro scelta da questo punto di vista è libera: non avranno maggiori rischi per la loro salute mentale, se decideranno di interromperla”.
Ma i risultati dello studio non riguardano solo questo argomento. L’analisi dei dati evidenzia infatti che il maggiore fattore di rischio per stati di depressione o ansia rispetto alla gestazione siano collegati ad una storia pregressa di problemi mentali. Le donne che hanno già avuto episodi psichiatrici saranno dunque più soggette ad averne dopo l’aborto. Altri motivi di preoccupazione, chiaramente, sono quelli che riguardano eventi stressanti oppure la possibilità che alcune di queste donne siano spinte a prendere provvedimenti che non vorrebbero prendere (ad esempio, sono a maggiore rischio le donne messe sotto pressione dal partner perché decidano di interrompere la gravidanza contro la loro volontà).
“L’area di studio è complessa e controversa”, ha spiegato
Neil Douglas presidente della AOMRC. “Prima di quest’ultima analisi c’erano dati che potevano sembrare in conflitto tra loro, invece ora possiamo assumere i risultati della ricerca come definitivi”, ha detto con soddisfazione.
Un compiacimento condiviso da Tim Kendall, direttore dell’NCCMH.“Lo studio voleva limitare le incertezze delle precedenti ricerche sulla connessione tra aborto e salute mentale”, ha spiegato. Concludendo poi: “Pensiamo che quest’analisi, che comprende dati dei migliori studi da tutto il mondo, possa essere considerato finalmente esaustivo. Solo in questo modo le donne che ne avranno bisogno potranno in futuro trovare il sostegno adatto, soprattutto quelle dei gruppi maggiormente a rischio”.
A leggere lo studio, dunque, viene in mente che la soluzione possa non essere scegliere in maniera definitiva se è meglio interrompere una gravidanza indesiderata o portarla a termine. Quanto più, forse, evitare una gravidanza indesiderata con i giusti mezzi, come la diffusione e l’accesso universale alla contraccezione.
Laura Berardi
13 dicembre 2011
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