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Cancro. Una nuova arma contro le mutazioni del "gene Myc", causa di molti tumori


Su Science la scoperta della Harvard Medical School su come contrastare la divisione cellulare incontrollata del gene colpevole dell'insorgenza del tumore. Ora si sa come colpirlo quando muta permettendo l'eliminazione delle cellule tumorali. Parla Stephen Elledge, uno dei ricercatori.

09 DIC - L’oncogene Myc, quando funziona bene, controlla che l’informazione genetica venga correttamente tradotta nelle proteine che regolano la nascita e la crescita di nuove cellule. Ma quando il gene muta, e si attiva in maniera incontrollata o risulta perennemente espresso, è capace di innescare una divisione cellulare fuori dalla norma, portando all’insorgenza del tumore. Ma alcuni ricercatori della Harvard Medical School hanno scoperto come rendere il gene mutato il bersaglio perfetto, permettendo l’eliminazione delle cellule tumorali. Lo studio è stato pubblicato su Science.
 
Le cellule che derivano dall’errata attivazione del gene Myc, sono infatti in un certo senso da lui dipendenti. Tanto che se questo viene “spento”, le cellule muoiono. Fino ad oggi gli scienziati avevano provato a sviluppare un farmaco che avesse come bersaglio le proteine controllate da Myc, ma queste sono difficili da intercettare, perché non si legano efficientemente ai composti molecolari dei medicinali, che dunque risultano inefficaci. I ricercatori hanno dunque cercato il modo di disattivare i geni che aiutano Myc a diffondere il cancro. “Questi geni non sono oncogeni, ma codificano per proteine che sono necessarie a Myc per causare il cancro”, ha spiegato Stephen Elledge, ricercatore del Brigham and Women’s Hospital che ha partecipato allo studio. “Per questo rappresentano un bersaglio utile: se anche non siamo in grado di disattivare Myc stesso, possiamo spegnere i suoi collaboratori”.
Per trovare questi geni gli scienziati statunitensi hanno usato un metodo basato su minuscole molecole di Rna che bloccano l’attività di geni specifici, chiamate short-hairpin Rna o shRna. L’idea dei ricercatori era quella di provocare nel Dna un’ulteriore mutazione genetica, incompatibile con quella che attiva incontrollatamente il gene Myc, un meccanismo che in alcuni tipi di cancro al seno funziona per uccidere le cellule tumorali. Per trovare i giusti pezzetti di Rna, i ricercatori hanno dunque analizzato 75.000 shRna, trovando 403 potenziali candidati per il loro scopo.
 
Tra questi gli scienziati ne hanno riconosciuto uno in particolare, che provocava la disattivazione del gene SAE2. Le cellule attivate da Myc che non presentano SAE2, infatti, non riescono a portare a termine correttamente la mitosi. “Lo studio dimostra che i tumori provocati dal gene diventano dipendenti da set di proteine unici, che non sono necessari alla sopravvivenza degli altri tessuti, quelli sani”, ha detto Thomas Westbrook del Baylor College of Medicine.
I ricercatori sono oggi impegnati in ulteriori studi sull’argomento. “Vorremmo scavare più a fondo in questo meccanismo – ha concluso Elledge – in modo da scoprire quali sono nello specifico tutte le proteine da cui Myc dipende. Se le scopriamo e siamo in grado di sviluppare dei farmaci che le scelgano come bersaglio, potremmo essere in grado di spegnere il gene e uccidere selettivamente le cellule tumorali”.
 
Laura Berardi

09 dicembre 2011
© Riproduzione riservata

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