Problemi di vista più frequenti nei bimbi dislessici
di Anne Harding
Uno studio USA ha rilevato, nei bambini, un’associazione tra dislessia e problemi di vista. Il campione esaminato era di piccole dimensioni, ma le conclusioni cui è giunto lo studio potrebbe aprire nuovi scenari di ricerca
26 LUG -
(Reuters Health) - I bambini con dislessia evolutiva (De) potrebbero avere maggiori probabilità di deficit visivi rispetto ai loro coetanei. È quanto emerge da uno studio pubblicato da Jama Ophthalmology, che ha dimostrato come quasi l’80% del gruppo De abbia avuto almeno un problema visivo, rispetto a un terzo registrato nel gruppo di controllo.
“Alcuni bambini con dislessia evolutiva potrebbero avere un deficit della funzionalità visiva che merita un’adeguata valutazione e trattamento –
Aparna Raghuram del Children’s Hospital di Boston, autore principale dello studio – Tuttavia, i risultati non dovrebbero essere interpretati a sostegno degli esercizi per gli occhi per il trattamento della dislessia. Si tratta solo di un primo passo verso l’identificazione della frequenza dei deficit”.
Lo studio. Il team americano ha valutato alcuni parametri oculari in 29 bambini con De e in 33 che costituivano il gruppo di controllo. I test hanno evidenziato problemi di strabismo nel 55% dei bimbi dislessici e nel 9% di quelli del gruppo di controllo, mentre gli score del tracciamento oculare sono risultati alterati rispettivamente nel 62% e nel 15% dei casi. Il 34% dei bambini con De ha avuto problemi di vergenza, contro il 15% del gruppo di controllo. Complessivamente, il 79% dei bambini con dislessia e il 33% del gruppo di controllo ha mostrato un deficit in almeno un dominio visivo.
I commenti. Raghuram, che ha eseguito il test per la vista in tutti i partecipanti allo studio, non era all’oscuro su chi avesse la dislessia e questa consapevolezza potrebbe aver creato dei bias. “La conclusione è che la dislessia è ancora un problema del cervello e non degli occhi e non credo che questo paper cambi ciò che sappiamo a questo proposito – commenta
Scott A. Larsen dell’University of Iowa City, che ha scritto un editoriale di accompagnamento al lavoro – Ci sono molte questioni legati alla progettazione dello studio e il modo in cui è stato condotto nei bambini crea problemi”.“È difficile tracciare conclusioni generalizzabili a milioni di bambini per via dei problemi metodologici – conclude Larsen – Mi auguro che i ricercatori ripetano il lavoro risolvendo alcuni di questi problemi. Forse così ne sapremo di più”.
Fonte: JAMA Ophthalmol 2018
Anne Harding
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
26 luglio 2018
© Riproduzione riservata
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