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Conferenza nazionale della ricerca sanitaria. Un bilancio della due giorni di Cernobbio


A conclusione della seconda Conferenza sulla ricerca sanitaria promossa dal ministero della Salute il 7 e l’8 novembre scorsi abbiamo tracciato un nostro bilancio dell’evento. Passi avanti ma la ricerca indipendente resta al palo e c’è il crollo dei brevetti

09 NOV - Trentaquattro eventi scientifici, oltre 150 interventi dei massimi esperti del mondo scientifico, più di 1.500 partecipanti e centinaia di incontri: questi i numeri che riassumono la seconda edizione della Conferenza nazionale sulla ricerca sanitaria, organizzata a Cernobbio dal Ministero della Salute con ricercatori, istituzioni e imprese. Ma oltre alle cifre e all'interesse suscitato da questo evento, il bilancio sullo stato della ricerca italiana vede ancora molte ombre e poche luci. A parte l'avvio e lo stanziamento per i 297 progetti selezionati con il 'Bando della ricerca finalizzata 2009' del ministero della Salute, le criticità rimangono numerose, come la mancanza di ricerca indipendente, il crollo dei brevetti in ambito sanitario e l'appiattimento dell'innovazione in ambito farmacologico.

Impact factor italiano. Il lavoro degli scienziati italiani in questi ultimi 10 anni, pur con tutte le sue difficoltà, ha prodotto risultati di grande livello. Secondo i dati presentati da Andrea Lenzi del Consiglio universitario nazionale (Cun), oltre 1000 tra i migliori studi scientifici in campo medico a livello mondiale, quelli cioè più citati da riviste e colleghi, portano la firma di almeno un italiano. "Negli ultimi dieci anni – spiega - se prendiamo l'1% dei migliori lavori di ricerca a livello mondiale, 1.000 hanno almeno la firma di un connazionale. Alcuni di questi arrivano ad avere 25 mila citazioni. Il 70% ha alle spalle un autore universitario, il restante 30% arriva da altri settori, istituzioni o enti".

Ricerca, indipendente? Il tema è caro a Silvio Garattini, direttore dell'istituto Mario Negri ed ex-presidente della passata commissione Aifa sulla ricerca. "Dobbiamo aumentare e migliorare la ricerca indipendente in Italia. L'Agenzia italiana del farmaco aveva promosso un progetto 'ad hoc', ma da qualche anno si è arrestato. Speriamo possa ripartire in futuro". Secondo Garattini "si devono coordinare e realizzare tutta una serie di relazione in grado di promuovere la ricerca non solo in Italia. Ma tra il nostro Paese e l'Europa, ad esempio. Non siamo contrari alle collaborazioni con l'industria, ma si deve sempre operare per gli interessi del servizio sanitario nazionale".

E proprio sul fronte regolatorio, il neo direttore, Luca Pani, ha fatto sapere quali saranno i filoni di lavoro nel suo mandato. La sua idea è quella di creare una rete in grado di attrarre i giovani laureati in medicina, scienze biologiche e farmacia, con la passione per la ricerca regolatoria. “Abbiamo bisogno di questa nuova figura professionale - precisa - Ben vengano i giovani ricercatori che possono collaborare e aiutare l'Aifa nei processi di approvazione e 'follow up' dei farmaci. L'Agenzia non ha personale che fa ricerca tutti i giorni". Per il resto ci sarà continuità rispetto al lavoro di Guido Rasi, “e lavoreremo su una valutazione più rapida dei farmaci e rivedremo i profili di rischio. Personalmente mi sta molto a cuore la lotta alla contraffazione. In più bisogna migliorare le fasi I e II della ricerca. E puntare molto sulla farmacovigilanza la nuova legge entrerà in vigore fra 8 mesi e dobbiamo essere pronti.

Le richieste dell'industria. Per rilanciare la ricerca farmaceutica bisogna "rendere strutturale il credito d'imposta per le aziende farmaceutiche, visto che varrà solo per il biennio 2011-2012". La proposta è del presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi. "Cinque anni fa, quando ci furono gli accordi di programma con il Governo per 100 milioni di euro, questa iniezione significò per il settore poter investire un miliardo e 300 milioni". Ma più di tutto, per incentivare l'assunzione di giovani cervelli italiani, servirebbero "regole certe e stabili – conclude - per il sistema farmaceutico, tempi più rapidi per l'approvazione di studi e ricerche e maggiori incentivi per chi lavora nell'innovazione".
297 progetti per 100 milioni. Una delle novità sicuramente positive per la ricerca italiana è stato il Bando 2009 del Ministero della Salute per la ricerca finalizzata, che ha messo in palio 100 milioni di euro. A Cernobbio sono stati presentati i primi dati sui progetti selezionati e lo stato dei lavori.  In totale i progetti inviati sono stati circa 3.200 progetti, ma solo 297 sono arrivati alla fine, di cui una parte per ricercatori under 40, e un'altra per i 'senior,' ovvero sopra i 40, provenienti da tutta Italia e da ogni settore del Sistema sanitario nazionale. "Il tutto grazie ad un innovativo sistema di valutazione – ha spiegato Ennio Tasciotti, presidente della Commissione di consenso 'Bando di ricerca finalizzata 2009' - che ha coinvolto 800 selezionatori o 'reviewer' per la maggior parte stranieri. Siamo arrivati grazie a questa prima scrematura iniziale, finalizzata poi a Roma da un gruppo di 10 esperti italiani con almeno 5 anni di lavoro all'estero, a selezionare 297 progetti. Studi e ricerche che riceveranno fino a 600mila euro ognuno. Per un totale di 100 milioni di euro".  Da pochi giorni il ministero ha firmato i primi finanziamenti e quindi i ricercatori potranno partire. “Abbiamo dato l'ok, in questo modo - precisa Tasciotti - a studi nelle aree oncologiche, neurodegenerative, di 'imaging' clinico e sui disturbi psichiatrici. Un passo avanti rispetto alle vecchie logiche che non hanno permesso in passato a tutti i giovani studiosi di avere uguali possibilità".

Crollo dei brevetti. Nonostante questi segnali positivi, il quadro italiano dell'innovazione non è confortante. Negli ultimi tre anni, con la crisi e il taglio di investimenti e sovvenzioni, soprattutto nel settore sanitario-farmaceutico, c'é stato un calo del 20% circa dei brevetti, come ha spiegato Claudio Germinario, consulente della Società italiana brevetti, uno degli studi privati più importanti a livello nazionale. Ogni anno, delle quasi 200mila domande di brevetto che arrivano all'Ufficio europeo, circa il 3-3,5% sono italiane. "Valori che si rispecchiano anche nell'industria farmaceutica - spiega Germinario - anche perché molti dei centri di ricerca presenti nel nostro paese, come l'Irbm di Angelini a Roma o quello della Glaxo a Verona, sono stati chiusi". Il dato più preoccupante, secondo l'esperto, è che la grande azienda farmaceutica italiana non esiste più, e che la piccola industria vivacchia convertendosi sempre più nella produzione di farmaci generici. Dunque non facendo più innovazione. "Qualche debole segno di ripresa - conclude - si è visto nel 2011, ma in futuro ci troveremo a far fronte con i brevetti cinesi. Basti pensare che ogni anno l'uffici dei brevetti cinese riceve oltre 500mila domande interne. Il tempo delle cause di contraffazione contro i cinesi che copiano il 'genio' occidentale sta per finire".
 
 

09 novembre 2011
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